Va detto, come al solito, che il cosiddetto "canone Rai", è solo una mera tassa di possesso di apparecchi atti alla ricezione di segnali radio-tv e il suo gettito in parte serve a finanziare l'intero settore, anche se una buona parte è destinata al concessionario del servizio pubblico per l'espletamento degli obblighi di servizio pubblico concordati. Il problema è di più ampia portata e non concerne solo la RAI, la quale, ricordo in alcuni servizi del TG3 regionale dello scorso Agosto, invitava eventualmente a rivedere l'impianto d'antenna ed anche a cambiare orientamento delle antenne verso siti che offrono per la propria zona, un servizio migliore (come sembra essere il caso di Mola di Bari).
Uno degli errori più grossi nella gestione italiana dello switch-off, è stato quello di propagandare questo passaggio come indolore, in particolare si diceva che non ci sarebbe stato bisogno di intervenire sugli impianti d'antenna perché quelli già in uso, avrebbero garantito un'ottima ricezione dei segnali. E' stata la solita propaganda almeno agli inizi per non far passare la gente alla concorrenza pay satellitare; poi, la cosa è stata mitigata con l'introduzione tardiva del servizio satellitare free "TIVùSAT". Se, invece, già in partenza (e non ora a posteriori, a cose fatte) a livello di trasmissione/ricezione terrestre, si fosse colta l'occasione degli switch-off, per riorganizzare le reti di trasmissione in modo congiunto fra broadcaster cercando di utilizzare siti più "omogenei" e potenze sostanzialmente omogenee e dicendo chiaramente che, a spese e a scapito degli utenti, in taluni casi, in certe zone, era necessario rivedere da cima a fondo, l'impianto d'antenna, sarebbe stato meglio e il tutto avrebbe funzionato meglio, individuando chiaramente le zone interessate dalla necessità di modifiche agli impianti e specificando le tipologie e di interventi modificativi necessari. Purtroppo, stando così le cose, non si può dire tutti in coro: "W il Digitale Terrestre"!!!
CiaO!