La finale in 3D
Emozioni ma
qualche limite
Al cinema come allo stadio. In
provincia di Milano e Roma va
in scena per la prima volta in
Italia il calcio in 3D. I cori dagli
spalti si mescolano con quelli
nelle sale, esattamente come i
corpi dei giocatori sembrano
miscelarsi a quelli degli
spettatori, che trascinati dalla
loro passione quasi non badano
ai limiti della trasmissione, che
non mancano.
I primi commenti sono positivi,
l’effetto è coinvolgente, i corpi
dei giocatori prendono
spessore, il campo profondità,
c’è maggiore realismo e in
alcune riprese ti fanno sentire
vicino all’azione. Ma con il
passare dei minuti, i nodi
vengono al pettine: le 10
telecamere trasmettono
immagini limitate e
l'impressione è di una certa
monotonia. Le riprese sono
fisse, niente zoom, pochissimi
primi-piani. Nelle azioni veloci
giocatori e pallone paiono
sfocati, quasi tutta la gara è
ripresa dagli spalti, ma sono le
(rare) immagini da bordocampo
le più coinvolgenti. Le carenze
maggiori? Nei replay: le limitate
prospettive di ripresa
impediscono di valutare al
meglio falli e fuorigioco.
Insomma esperimento riuscito
solo in parte, ma il tempo per
riprovarci non manca.
Già dal Mondiale.