Giulio Cesare venne soprannominato "La Regina di Bitinia" perché quando era un legato e venne mandato a chiedere aiuto al re di Bitinia e si fece sodomizzare diverse volte da questo.
Se avesse assunto un ruolo attivo nel rapporto omosessuale la storia non avrebbe avuto seguito, per i romani il problema non stava nel sodomizzare, ritenuto atto virile.
Svetonio scrive che le truppe conoscevano le tendenze omosessuali di Cesare e cantavano: "ecco ora trionfa Cesare che sottomise le Gallie, e non trionfa Nicomede, che sottomise Cesare!
Catullo definì Cesare e il suo amante nonché suo ufficiale con il termine "invertiti", ma mai Cesare gli portò rancore.
L'unico che parla di "stupratore di Cesare" è Licinio Calvo, gli altri non lasciano intendere rapporti non consensienti.
Una piccola premessa da fare è che la legge romana autorizzava a sodomizzare l'amante della moglie, il concubino era costretto se il tradito lo desiderava a farsi penetrare, con l'organo sessuale o con un fallo che solitamente era un cetriolo.
Fatta la premessa Cicerone lo definì "Il marito di tutte le mogli e la moglie di tutti i mariti".
Se qualcuno doveva essere stuprato, la storia suggerisce Giulio Cesare.