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La Tv cambia davvero?

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Ecco di seguito, testuale, un interessante e recente articolo apparso su ‘Repubblica (Affari & Finanza’) e www.repubblica.it, a firma di Stefano Carli:

«Il 2005 è stato un anno di svolta nel panorama della Tv europea. Mentre il totale delle risorse cresceva del 7,6%, la pubblicità ha registrato appena un più 2,7% e il settore delle «pay» è aumentato di quasi il 20%, come ha rilevato ItMedia Consulting. Per le pay i progressi sono stati generalizzati in tutti i singoli mercati continentali.
In Germania la pay-tv Premiere, dopo anni di incertezze legate anche al collasso dell’impero Kirch, ha chiuso a dicembre il primo bilancio in utile della sua storia. In Spagna Digital Plus ha chiuso l’anno con 7 milioni di profitti su 1,5 miliardi di euro di ricavi e con un 15% di abbonati in più. In Gran Bretagna BskyB ha avuto un anno un po’ più travagliato, costretta a limare i margini di redditività per la forte concorrenza di FreeView, ma il costo pagato le ha consentito di raggiungere e superare quota 8 milioni di abbonati.
Strategia simile per la filiale italiana delle pay-tv satellitari del gruppo Murdoch. Anche Sky ha iniziato a praticare riduzione di prezzi per controbattere l’offensiva del digitale terrestre (che nel frattempo, dallo scorso autunno ha quasi raddoppiato il costo di visione della singola partita di calcio in pay per view). E ha poi iniziato a sottolineare maggiormente il resto dell’offerta con la distribuzione dei nuovi decoder dotati di memoria e della possibilità di registrare programmi, in modo da sganciare progressivamente gli abbonati dalla contemporaneità di trasmissione e visione dei contenuti dei canali pay, realizzando una specie di «near video on demand». Il risultato è stato anche da noi una crescita di abbonati, che sono arrivati a 3,5 milioni a fine 2005 e poi subito a 3,6 milioni a febbraio.
Quale impatto possa avere questa «offensiva pay» sul mercato europeo della pubblicità è uno dei nodi cruciali che i prossimi mesi andranno progressivamente a chiarire. L’erosione dell’audience che l’attacco concentrico di ben quattro piattaforme alternative (satellite, pay per view sul digitale terrestre, Internet Tv e Tv mobile) porta al modello di business attuale è come lo sfondamento di una trincea: una volta aperto il primo varco e creata incertezza tra gli investitori pubblicitari, le cose tendono ad accelerare. Anche perché accelera la stessa tecnologia.
Di fatto la Tv via Internet è ancora allo stato nascente. In Italia in questo momento ci sono, in sostanza, solo i 191 mila abbonati ai canali Fastweb. Ma entro la fine dell’anno si potranno misurare i risultati ottenuti dalla Alice Home Tv di Telecom Italia e anche della tv di Tiscali.
In Spagna Telefonica conta già 200 mila abbonati alla sua IpTv Imagenio. In Francia, tra Free e France Telecom siamo già a quasi mezzo milione di abbonati. Possono sembrare numeri molto piccoli, ma non è così.
Intanto perché sono numeri che conteggiano utenti effettivamente paganti, non quelli che hanno il decoder ma di fatto non lo attivano: per fare un esempio italiano, vanno rapportati non ai 3,6 milioni di set top box del digitale terrestre installati nelle case degli italiani, ma agli 800mila utenti unici che comprano programmi in pay per view.
La seconda ragione per non sottovalutare quei numeri è nel fatto che le grandi telecom europee hanno iniziato a muovere i primi passi sulla IpTv solo negli ultimi mesi del 2005, ad autunno inoltrato. Ben altri risultati sono immaginabili quando avranno finito di innalzare la capacità delle loro reti con i nuovi server Adsl 2+ o, meglio ancora, con i nuovi VDsl, che porteranno la capacità di banda offerta dai vecchi doppini a 50 mega.
Infine la Tv mobile. La 3 di Vincenzo Novari ha acceso la sua rete Dvb-h. La qualità delle immagini è ottima e anche gli scettici sulla possibilità di vedere la Tv in uno schermo grande come mezzo pacchetto di sigarette si sono dovuti ricredere. Le immagini sono davvero notevoli per nitidezza e definizione, il cambio di canale è rapido (non tanto più lento dello zapping su un telecomando satellitare). Insomma, dopo averla vista all’opera non sembra più una follia che possa davvero fare concorrenza alla Tv tradizionale. Si vedrà che cosà potrà succedere con i mondiali di calcio di giugno in Germania. Chi volesse vedere tutte le partite avrebbe due sole alternative: Sky o la 3. Potrebbe trattarsi di un trampolino di lancio definitivo.
A quel punto il mercato della pubblicità inizierebbe davvero a rivedere le sue certezze. Perché il digitale è, anche per la pubblicità, un altro mondo. L’Authority ha costretto Mediaset a non raccogliere la pubblicità sui suoi canali digitali tramite Publitalia ma tramite un’altra sua controllata, Promoservice: in sé vuol dir poco, ma assieme ad altri dettagli, come il fatto che la 3 raccoglie e inserisce la «sua» pubblicità anche all’interno del canale Mediaset che manda sui suoi cellulari, rafforza l’idea che il vecchio mondo si avvia alla fine».
 
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