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Canone Rai «in diretta» Digitale terrestre neanche «in differita»
Dice Mamma Rai: «Di tutto, di più». Replicano gli abbonati liguri: «Ma non è come pensi. Di tutto, di più è quello che ti toglie, la Rai, non quello che ti dà!». E fanno esplicito riferimento - sempre loro, gli abbonati liguri - al canone annuale, lievitato per il 2011 di oltre 10 per cento a fronte dell’impossibilità di accesso al digitale terrestre. Che mette i teleutenti della Liguria nella condizione di sfigati e discriminati rispetto alla maggioranza degli altri italiani. (...)
I telespettatori liguri rimandati a settembre
(...) Ribadisce il concetto un operatore del settore, Nicola Crasta, presidente dell’Ala, l’associazione che riunisce gli antennisti del territorio da Ventimiglia a La Spezia: «La data del cosiddetto switch off, cioè dell’entrata in vigore del nuovo sistema di trasmissione che manda in pensione l’analogico a favore del digitale in Liguria, è stata ancora una volta posticipata. Se ne riparlerà, a quanto pare (ma neppure questo è certo, al momento) - sottolinea Crasta - nel secondo semestre di quest’anno. Insomma: significa che i cittadini liguri sono considerati di Serie B, però devono pagare come quelli di Serie A». In effetti, non è la prima volta che ’sto benedetto switch off viene rinviato. Era già successo nel corso del 2010, all’epoca in cui i nostri fan locali delle tele-fiction e dei tele-reality si erano premuniti di decoder o addirittura di modernissimo, luccicante «scatolone» con decoder incorporato - roba da far schiattare di bile il vicino di pianerottolo -, pronti a ricevere il nuovo segnale e, soprattutto, a interagire a colpi di tele-comando con quelli che stanno al di là dello schermo. Niente: i sussurri ufficiosi parlavano, allora, di una Liguria non ancora pronta per via di possibili interferenze con la Toscana, colpa dell’orografia del territorio, delle colline dello Spezzino, del più e del meno, del per e del diviso... Se ne doveva riparlare a inizio 2011, «ma la riunione del Cnid-Comitato nazionale Italia digitale, l’organismo che decide sulle scadenze del cambio di regime - spiega ancora Crasta - è stata rimandata fino al 1° marzo. Solo che, l’altro giorno appunto, non si è deciso nulla: altro rinvio, altri dubbi. Soliti problemi di assegnazione delle frequenze agli utenti regionali, non liguri ma nazionali, tanti bla bla bla, nessuna decisione. Salvo promettere che nel secondo semestre dell’anno, forse, eccetera eccetera». Intanto gli abbonati della Liguria sono costretti a fare a meno di una trentina di canali digitali nazionali e una quarantina di canali «free», non a pagamento, mentre i teleutenti delle regioni già servite dal servizio usufruiscono di una cinquantina di canali nazionali e di altrettanti locali «liberi». In compenso, è stato raggiunto l’accordo sulla prossima riunione assolutamente decisiva del «Cnid»: il 17 marzo. Festa dell’Unità d’Italia. Che ci sia all’ordine del giorno un rinvio?