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I dialetti regionali. Un thread che unisce, non politico, divertente.

Stato
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Ticéa sempe nònnema...."No nì, prànzate ssì maccarùni che all'Africa se stann'ammorì té fàma"

Diceva sempre mia nonna... ehi ragazzo, mangiati la pasta che all'Africa si muoiono di fame.
 
relop.ing ha scritto:
A vita è comu na' broscia:
na graputa di cosci,
na nfilata di pisci,
na panza chi crisci,
un picciriddu chi nasci,
......e poi tuttu finisci
;)
Bellissima questa! :icon_cool:
Mi ha fatto venire in mente "Ed è subito sera" di Salvatore Quasimodo! :icon_rolleyes:


darkmoon ha scritto:
diamoci una calmata :D
Cu 'ndavi prescia, 'ndavi u s'assetta!

Chi ha fretta, deve sedersi!
E questa invece mi ha fatto pensare al romanesco (ma noto un po' in tutta Italia) " 'A gatta presciolosa fece i micetti ciechi" (non credo serva tradurre...). ;)

Ne aggiungo un altro, sempre Messinese (lo diceva la defunta mamma della mia metà): "Cu s'annamora di capiddi occhi e denti nun s'annamore e nenti", come a dire che l'innamoramento della bellezza esteriore è una qialcosa di effimero (trad.: Chi si innamora di capelli, occhi e denti, non s'innamore di alcunché). :icon_cool:
 
relop.ing ha scritto:
@yellowbluesupporters


Carinissima. Dice una grande verità. ;)
infatti :D tra l'altro qui nella nostra regione sul dtt c'è un canale di commedie dialettali(si chiama Emilia-Romagna In Scena)...quindi se gli altri colleghi del forum vogliono prendere spunto sulle frasi sanno dove sintonizzarsi ;)
 
proverbio milanese...

"Voeuja de laurà saltum ados, laura ti patron che mi no poss".

Voglia di lavorare saltami addosso, lavora tu padrone che io non posso.;)
 
E ora qualche proverbio più "consono" rispetto alle zone della quali sono originario (Veneto)... :D

"Chi ga un amigo el ga qualchedun, chi ga parenti no ga nisun", riferito al fatto che dalle amicizie nasce sempre qualcosa di buono, al contrario che con le parentele (trad.: Chi ha un amico ha qualcuno, chi ha parenti non ha nessuno). Il ché mi riporta alla mente il romanesco "Li parenti so' come le scarpe... Più so' stretti più te fanno male!" (traduzione superflua).

...Ma ecco una sorta di ulteriore corrispettivo Veneto (non precisamente elegante, ma efficace!): "Scarpa, f*ga e bareta non a ga mai da eser streta!" (trad.: Scarpa, f**a e berretto, non devono mai essere stretti).

Concludo con un altro proverbio Veneto che ogni tanto diceva una mia prozia, quando smarriva cose che non ricordava dove aveva riposto... "A sete ani e xe putee, a setanta e xe ncora quee!" (trad.: A sette anni sono bambine, a settanta lo sono di nuovo!). :icon_cool:
 
Ultima modifica:
YODA ha scritto:
"Voeuja de laurà saltum ados, laura ti patron che mi no poss".

Voglia di lavorare saltami addosso, lavora tu padrone che io non posso.;)
In romanesco... "Voja de lavora' sartame addosso, ma famme lavora' meno che posso!" :D
 
Se te resta el coeur me quell d'on fioeu, te saree on grand òmm.

se ti rimarrà il cuore come quello di quando eri un bambino, sarai un grande uomo

:)
 
AG-BRASC ha scritto:
In romanesco... "Voja de lavora' sartame addosso, ma famme lavora' meno che posso!" :D
:D in realtà la versione piiù utilizzata da noi è: voglia di lavorare saltami addosso...che io mi sposto! :lol:

p.s. è utilizzata spesso dagli integralisti per indicare i lavoratori "non nativi"....:badgrin:
 
Luccicantélla càlla càlla
Mitti fuoco alla cavalla
La cavalla de glio rré
Luccicantèlla mmàgni a mé

Lucciola calda calda, metti fuoco alla cavalla, la cavalla del re, lucciola in mano a me.
 
Mi hai ricordato il partenopeo: "Dicett' a lucciola: i' pure facc luce!", per dire che ognuno nel proprio piccolo, può dare un contributo (trad.: Disse la lucciola: illumino anch'io!). :happy3:
 
Una specie di scioglilingua:

Zitu nun t’appi, maritatu t’appi.
Basta chi t’appi e quannu t’appi t’appi.


Da fidanzato non ti ho avuto, da sposato invece si.
L’importante è averti avuto non importa quando.

;)
 
andresa ha scritto:
a beddu....... cè differenza nel dire mi inchino e minchino...:lol:

comunque......... m'inchino al tuo dire........


........binidica, vidi ca iu, aieri, babbiava! L'apostrufu fà la diffirenza.

Bbravu figghiu. T'anchinàri! Pi' rispettu all'età. ;)
 
Quanno glio jàtto nén pò arrivà alla ménèsta, dice ca ne sa té ràncito

Quando il gatto non riesce a rubare la minestra, sostiene che tanto essa è andata a male.. ("dire" si può anche scrivere "tìci", per via della presenza del mio dialetto di molte vocali finali non etimologiche).

Un modi di dire simile a quello della storia della volpe e dell'uva.
 
Carnevàle, buoncompagno, puòzzi ménì tré 'ote agl'iàgnio

Carnevale, buoncompagno, che tu possa venire tre volte all'anno.
 
Chi ffici u zitu quannu vitti a zita?
mpazzì, mpazzì, mpazzì!


Lo ripetevamo in coro ai nostri amici, nei primi giorni di "igrizzaggio" (fidanzamento fra ragazzini).

;)
 
massera ha scritto:
Carnevàle, buoncompagno, puòzzi ménì tré 'ote agl'iàgnio

Carnevale, buoncompagno, che tu possa venire tre volte all'anno.


I Romani (che Dio li abbia sempre in gloria) usavano dire:

Olim in anno licet insanire

(Soltanto una volta all'anno è consentito diventar pazzi - a carnevale appunto).
 
Questo 3D fa proprio per me, ecco una selezione di proverbi bergamaschi:

La bóca l'è mia straca se la sènt mia de aca.
La bocca non è sazia se non sa di vacca (se non si è concluso il pasto con del formaggio).

L'è mèi ü rat in bóca al gat, che ün òm in mà a ün aocàt.
È meglio un topo in bocca ad un gatto, che un uomo in mano ad un avvocato.

L'è grant pò ol campanil ma i ghe pissa töcc adòss.
È alto anche il campanile ma ci urinano addosso tutti.

A dés agn l'è ü s-cèt, a vint agn l'è ü paù, a trènt agn l'è ü leù, a quaranta l'è ü béstiù, a sinquanta l'è ü volpù, a sessanta l'è ü capù, a setanta l'è ü s-cetù, a otanta l'è 'n del balù.
(L'uomo) a 10 anni è un ragazzo, a 20 è un pavone, a 30 è un leone, a 40 è un bestione, a 50 è un volpone, a 60 è un cappone, a 70 è un ragazzone, a 80 è nel pallone.

Chèl che l'sà a l'laùra, chèl che l'sà mìa l'insègna.
Chi sà lavora, chi non sà insegna.

E per finire il mio cavallo di battaglia:

A l' tira piö ü pél de pòta che sènt caài chi tròta.
Tira di più un pelo di fig... di cento cavalli al trotto.

:D :D :D :D :D
 
Un carissimo amico mi ha appena ricordato che oggi a Palermo è u' Fistinu. La festa per la Santa Patrona: Santa Rosalia.

Una delle usanze è quella di mangiare i babbalùci cucinati in bianco, una sorta di lumache (chiocciole per la precisione, da non confondere con i "crastuna", grossi lumaconi).
Adesso mi chiederete cosa c'entri questo con i motti ed i detti regionali. Ve lo spiego.
Le lumache vanno fatte prima "spurgare" per almeno un giorno, liberare cioè i loro intestini da impurità. Dopo vengono cucinate (vive) nell'acqua bollente. A questo punto le lumachine emettono dei rumori che rassomigliano tanto a piccole risa e che indicano il passaggio all'altra vita.

Quando una persona è allegra e non si rende conto di essere in una posizione poco favorevole o addirittura negativa, di lei si dice:
Arridi comu i babbaluci nnu luci (u luci è la brace).
Ride come le lumache sulla brace.
;)
 
Un detto reggiano poco in uso:
"L'America l'ee granda e l'italia l'ee cichina,mo per chi vool pigher la schina l'america l'ee chè"

Tradotto: l'America è grande,l'Italia è piccola ma per quelli che vogliono piegare la schiena l'America è qua.

Ps:Relop,a proposito di America,sei in casa del "nemico"? ;)
 
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