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Gruppo Visione Film (20-26 Febbraio): DOGVILLE (2003) di Lars von Trier

alex89

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DOGVILLE
Danimarca/Francia/Svezia/Norvegia, 2003| Genere: Drammatico | Durata: 178min

https://postimage.org/index.php?lang=italian


Trama
Stati Uniti, inizio anni Trenta. Una giovane ed affascinante donna in fuga, Grace, arriva a Dogville, in un piccolo centro di provincia, inseguita da un gruppo di gangsters. Di lì a poco la sua presenza sconvolgerà la tranquilla esistenza della comunità locale. I cittadini incoraggiati da Tom acconsentono, infatti, a nascondere la donna e in cambio lei accetta di lavorare per loro. Ma quando gli inseguitori cominciano a cercarla insistentemente in città, gli abitanti pretendono qualcosa in più. Grace ha però un segreto, e presto Dogville si pentirà di averle girato le spalle.​

Regia
Lars von Trier​

Cast
Nicole Kidman, Stellan Skarsgård, Siobhan Fallon, Chloë Sevigny, Patricia Clarkson, Jeremy Davies, Philip Baker Hall, Paul Bettany, Lauren Bacall, James Caan, Blair Brown, Ben Gazzara, Jimmy Uller, Jean-Marc Barr, Erich Silva, Harriet Andersson, Udo Kier, Bill Raymond​

Premi e Riconoscimenti
2003 - Festival di Cannes
Nomination Palma d'Oro a Lars von Trier
2004 - Premio César
Nomination Miglior film dell'Unione europea a Lars von Trier
2004 - David di Donatello
Miglior film dell'Unione Europea a Lars von Trier
2003 - European Film Awards
Miglior regia a Lars von Trier
Miglior fotografia a Anthony Dod Mantle
Nomination Miglior film a Vibeke Windeløv
Nomination Miglior regia (Premio del Pubblico) a Lars von Trier
Nomination Miglior sceneggiatura a Lars von Trier
2004 - Premio Goya
Nomination Miglior film europeo a Lars von Trier
2004 - Nastro d'argento
Nomination Regista del migliore film straniero a Lars von Trier
2004 - Premio Robert
Miglior sceneggiatura a Lars von Trier
Migliori costumi a Manon Rasmussen
Nomination Miglior film a Vibeke Windeløv e Lars von Trier
Nomination Miglior regia a Lars von Trier
Nomination Miglior attore non protagonista a Stellan Skarsgård
Nomination Miglior fotografia a Anthony Dod Mantle
Nomination Miglior montaggio a Molly Marlene Stensgaard
Nomination Miglior scenografia a Peter Grant
[...]


Approfondimenti​

Disponibile su


Inizio Discussione: Lunedì 27 Febbraio

Voti Espressi:
ANDREMALES: 8.75
ZzZzZzZzZ: 9.5
Andry10k: 7.5
Np293: 8.5
Paolo68: 8
checo: 8
tuttosport23: 6.5
Matteo90: 6.5
NUMERO UNO: 7.5
Heel93: 8
alex89: 7.5

Media Aritmetica:
voti.png
 
Ultima modifica:
Grazie per avermi aspettato :)

Ero curioso di sapere i vostri voti... Ma più o meno immaginavo che vi sarebbe piaciuto...

Sarò stupido io, ignorante in materia, e tutto quello che preferite, ma sinceramente Dogville a me non é piaciuto per niente, o meglio, non era quello che mi aspettavo. Ripeto, sarò limitato io, ma non ne ho capito il senso.

La trama di per sè non é malvagia, anzi, é stimolante e "attuale" (il tema dello straniero, della bassezza dell'animo umano, etc.), ma é il contorno ad essere surreale (sicuramente voluto, non c'è dubbio).

Scenografia da spettacolo teatrale che lascia lo spettatore spiazzato, ci si chiede insistemente il perché di questa scelta stilistica e narrativa.

La regia poi, sembra una "presa diretta", con movimenti di macchina a tratti anche molto irregolari (a me non piace questo modo di riprendere, ma qui si va a gusti).

Interessante la divisione in 9 capitoli della storia, e non male l'espediente narrativo della voce fuori campo, unica vera guida e punto fermo per lo spettatore altrimenti brancolante nel buio per le due ore e passa di visione.

Io ho dato come voto alla trama e alla sceneggiatura: 7.5, mentre a tutto il resto: 5.5

La media fra i due voti é 6.5, ed ecco spiegata la genesi del mio voto...

...ma Lars Von Trier cosa c'avrà mai voluto dire con Dogville?

Sicuramente non ho colto qualche sfumatura, ed il finale non é stato per me chiarificatore: illuminatemi, vi prego! :D
 
Sono a letto per cui non mi dilungheró per il momento.
Ho adorato alla follia il minimalismo di Dogville, del resto non sono un amante degli effetti speciali, dei trucchi o che altro, per cui sono stato relativamente spiazzato all'inizio , fino all'ingresso in scena di Nicole Kidman; poi non ci ho più nemmeno fatto caso.

Vedo voti tutti molto alti, credo sia il più apprezzato finora
 
Grazie per avermi aspettato :)
Scenografia da spettacolo teatrale che lascia lo spettatore spiazzato, ci si chiede insistemente il perché di questa scelta stilistica e narrativa.

a mio modo di vedere così facendo uno si concentra sui personaggi e non sul contorno

Vedo voti tutti molto alti, credo sia il più apprezzato finora

mmm ahx ha preso 8.1

cmq, intimorito dalle 3 ore di visione sono rimasto sorpreso, una volta iniziato scorre via bene, mai noioso per confronto molto molto meno mattone di biutiful.
il finale a sorpresa mi è piaciuto anche se forse come tuttosport non ne ho colto appieno il significato
 
Penso che nessuno di noi abbia appreso appieno il significato. Ma nessuno in generale. Perchè quando decidi di narrare la storia così, in modo più allegorico che concreto, coinvolgendo lo spettatore, lasci che ognuno dia una sua definizione a ciò che vede. Soprattutto con quel finale.
C'è quello esplicito della comunità che viene messa in relazione con il diverso, c'è il tema della xenofobia, dei pregiudizi, dello sfruttamento del più debole, delle invidie, dell'emarginazione, delle differenze tra città e paese ecc.
Ma poi ce ne sono altri che ognuno di noi coglie in modo diverso perchè essendo minimalista, essendo sfumato, vuole che lo spettatore veda ciò che vuole vederci.
Ad esempio a un certo punto, quando Grace è incatenata ed è a letto nella sua stanza, mentre fuori c'è la riunione, entra Tom, si inginocchia ai piedi del letto e incrocia le mani. Quasi stesse pregando. E là spontaneamente mi esce, ma per gioco: e chi è Grace? Gesù, che ti inginocchi a pregare? Dopo qualche scena arriva il padre di Grace, e dal dialogo, dal fatto che il suo arrivo nella comunità l'abbia cambiata per sempre, per come è stata trattata, potrebbe anche.
Perciò è un film che può essere interpretato con tutto e il contrario di tutto.

Comunque a me è piaciuto molto. Non mi aspettavo niente, non sapevo niente e quando mi informai per la votazione lo inquadrai male. Invece parte il film, vedi la struttura appunto minimalista, il colore scuro di fondo, senti il narratore, è proprio come leggere un libro. Ti danno solo un volto ai personaggi, ma devi attivare la tua fantasia come se stessi leggendo. E questa commistione tra letteratura e teatro per fare cinema mi è piaciuta un sacco!
 
si infatti ricorda molto la lettura di un libro o un audiolibro e forse è questa la parte più bella
 
Bah io devo ammettere invece che per alcuni momenti mi sono annoiato a morte... cioè non è che ste tre ore scorrano benissimo, ma lo avrete capito anche dalle mie scelte, io amo il cinem e quindi anche questo cinema molto d'autore però preferisco di gran lunga un bel film di genere che drammoni di questo tipo...

Detto questo naturalmente non si può valutatore un film solo con questa scelta e dogville dimostra che von trier è un regista con i controcavoli, con il suo cinema come dicevate minimalista che ci fa concentrare sui personaggi più che sul resto... bellissime infatti le scene a campo largo sia dall'alto che non, dove vediamo insieme dia personaggi fuori che dentro un'abitazione per esempio e come si comportano...

Un miscuglio si tra cinema teatro e letteratura per una storia assolutamente che condanna la società, probabilmente quella americana, e tutti quelli che ne fanno parte dicendoci, se ce ne fosse bisogno, che anche il cittadino più povero alla fine pensa solo al proprio in questa città immaginaria, che però è molto più vera di quel che si potrebbe pensare...

Poi che dire, straordinari tutti gli attori s un finale che non lascia speranza a nessuno, ancor più cattivo di tutto il film, e dove solo il cane viene salvato da questa totale condanna del regista... grande regia comunque eh, anche io non adoro questo stile un po' documentaristico ma qui gira in maniera perfetta...
 
credo sia il più apprezzato finora

A livello di "stelle" per adesso il più apprezzato AHX con 8,1 :)


Comunque il 7,5 che ho dato alla sceneggiatura si allinea con i vostri voti. Infatti come ho specificato io ho apprezzato i temi trattati.

Non ho apprezzato il resto, il contorno, il "vestito" che è stato cucito addosso agli attori, però sono contento di averlo visto, sicuramente un film non canonico e che sperimenta nuove forme di cinema. Ma non lo rivedrei, concordo con Andry sulla pesantezza in alcuni punti, soprattutto i primi due capitoli, poi decolla e si lascia seguire bene.
 
Che film particolare! La trama è molto interessante, in quanto c'è molta curiosità riguardo la storia del personaggio di Nicole Kidman, ma c'è curiosità anche nella storia della cittadina di Dogville, e dei suoi abitanti. Come avete già avuto modo di scrivere, questo stile (questa commistione di cinema e teatro) rende a volte abbastanza pesante il trascorrere del tempo, anche perchè lo spettatore è abituato ad essere preso dai paesaggi, dalle costruzioni, e qui non c'era niente di tutto questo. A volte sembrava anche un po' comica la situazione, tipo quando all'inizio alla Kidman viene detto di rifuggiarsi dentro la miniera, e sembra quasi ti vogliano prendere in giro perchè la vedi semplicemente sotto delle pale di legno... :D A teatro ti sembra normale, ma non al cinema.

Ad ogni modo il messaggio del regista mi è sembrato chiaro: un personaggio buono (Grace), che cerca di scappare da delle radici "cattive", viene trasformato suo malgrado dalla società. A parte questo, tanti altri temi, di cui avete già parlato, e che rendono questo film molto interessante.

Onestamente, se non avessi dovuto vederlo per il gruppo visione, dopo un po' l'avrei tolto, per poi rivederlo in un momento in cui mi sentivo più "pronto". E spero di rivederlo in futuro, per cogliere meglio diversi passaggi.
 
ho letto ora su wiki che la Kidman rimase addirittura così turbata dopo le riprese che decise di non lavorare più con von trier... e io direi eccecredo! devo ammettere che anche al livello proprio psicologico il film è terribile, in tutta la vicenda della protagonista, riesce a mettere veramente paura e pressione anche a noi spettatori, immagino alla "povera" kidman...
 
Io sono rimasto molto turbato quando sono iniziati gli stupri a carico di Grace. Mi hanno davvero messo un'angoscia per la ragazza indescrivibile. E nello stesso tempo ripudiavo l'uomo per l'inettitudine che raggiunge quando decide di ascoltare solo gli impulsi sessuali.
 
spero abbiate guardato anche le immagini dei titoli di coda ;)
 
Dunque, per quelli che sono rimasti spiazzati dalla "camera a mano" tremolante, è bene sapere che LVT è stato l'inventore del "Dogma95", il manifesto che ipotizza un certo tipo di cinema quanto più aderente possibile alla realtà (http://www.cinefile.biz/il-manifesto-di-dogma-95).
Con "Dogma" sono stati realizzati poco meno di una quarantina di film nell'arco tra gli anni 90 e 2000. Dogville non rientra nel "Dogma" -anzi- per molti aspetti ne è in aperta contraddizione, vedi l'ambientazione teatrale, le luci artificiali, etc. Però nè è un diretto discendente, e lo stile della "camera a mano" ce lo rivela. Tutto -qua- è finalizzato all'immersione dello spettatore nella vicenda, cercando di togliere il più possibile gli artifici cinematografici (scenografia, effetti speciali, trucco, anche costumistica se vogliamo: gli attori sembrano vestiti con stracci o indumenti da mercatino dell'usato).
Per affrontare la discussione sul film, secondo me si dovrebbe tener conto di alcune simbologie introdotte da Von Trier nel film: la prima e più evidente di tutte sta nel nome di alcuni personaggi.
"Grace" (Nicole Kidman), la "Grazia". "Tom Edison", (l'inventore della lampadina) - la "luce", l'illuminazione. Mosè, il salvato/sopravvissuto.
In poche righe, potremmo dire che la vicenda narra la parabola di una comunità moralmente guidata dal "leader spirituale" Tom, che invita ad accogliere una giovane donna -la "Grazia"- in una sorta di esperimento socio-culturale: un vantaggio da ambo le parti, poichè Grace potrà così sfuggire dai suoi inseguitori, e la comunità potrà elevarsi moralmente e spiritualmente (la dote cristiana dell'accoglienza).
In realtà le cose non saranno così semplici, poichè "il mondo esterno" (rappresentato dalla polizia e dai gangster) arriverà ad instillare dei dubbi nella comunità sulle reali intenzioni e la sincerità di Grace.
Questi stimoli esterni faranno affiorare la reale natura bestiale (Dogville) della comunità, una comunità sostanzialmente di reietti isolata dal mondo, la cui unica guida (nel senso "illuministico" del termine) è rappresentata da uno scrittore fallito.
Nel capitolo finale si assiste al capovolgersi delle parti: l'accolta, divenuta poi vittima, si trasforma in carnefice. Da questo punto di vista si ha un ribaltamento della morale cristiana, anzi un suo rifiuto.
Anzichè i messaggi cristiani di umanità e accoglienza, e di colpa-perdono, qua se ne descrive il fallimento ed anzi si passa alla vendetta come reazione innata nell'uomo-animale. Nulla può la luce dell'intelletto contro la bestialità (e notare come anche venga criticata un certo tipo di guida spirituale - Tom che ruba a suo padre e fa ricadere la colpa su Grace, divenuta oramai facile capro espiatorio per ogni tipo di peccato nella comunità).

Due sono i messaggi, per me, evidenziati abbastanza chiaramente nel film. Anzi, per la precisione più che messaggi sono ferocissime critiche: una ovviamente verso la morale cristiano/cattolica. Un altra -più sottile ma forse ancora più feroce- verso la società americana. Quella società che a parole si definisce egualitaria come classe e razza, e poi genera mostri (cani, per l'appunto) capaci di ogni bassezza, anche e soprattutto per via delle inevitabili differenze fra gli strati sociali (miseria, povertà, scarsa cultura: notare la critica alle statuine di porcellana definite come kitsch, pacchiane, ma inspiegabilmente divenute oggetto del desiderio). Sono molti i punti in cui la critica all'america è sottile ma decisa allo stesso tempo: nella celebrazione del 4 Luglio, in cui la comunità è riunita a festeggiare quando arriva la polizia ad instillare i primi dubbi, le prime domande su Grace. Oppure nelle sequenze abbaglianti dei titoli di coda, in cui il registro cambia completamente: sono le famose fotografie della "grande depressione", quelle di Dorothea Lange e dei fotografi che immortalarono gli strati sociali dll'america rurale, foto che vennero usate come propaganda per il "new deal" di Roosevelt. Quelle foto -assieme ad una chiassossissima "young american" di David Bowie, che tanto stona con il tema di musica barocca che fa da sottofondo all'intero film- sono un vero pugno nello stomaco come epilogo, e suonano come una beffa per i sostenitori dell'"america first".
Alcuni hanno suggerito che il tutto sia un po' ruffiano, da parte di Von Trier, o -peggio- troppo autocompiaciuto, ma per me, Dogville è un piccolo capolavoro.
 
non sono per lo snaturare il Cinema inteso come Cinema, ancora di più se non leggo tanto ultimamente e a teatro non vado quasi mai, quindi mi sono sentito un po spiazzato e ci ho messo piu' di un'ora a cercare di capire le situazioni che si venivano a creare in quel inusuale modo, poi con il passare dei minuti la mia immaginazione ha cominciato a creare tutto il solito contorno, quello che non si vede, prendendo ispirazione da altri film (ad esempio i luoghi un po alla Ritorno a Cold Mountain dove c'è sempre Nicole Kidman) e quindi l'esperimento mi è iniziato a piacere con l'aiuto di alcuni aspetti positivi come la presenza di Nicole Kidman e la sua ottima interpretazione, di una curiosità che mi portava a scoprire dove si volesse andare a parare e di un finale molto bello (alla Tarantino se mi permettete) che dopo tutto quello che mi sono immaginato ha dato una specie di spiegazione al tutto, non so cosa avrei pensato se ci fosse stato un finale diverso anzi quasi mi aspettavo non ci fosse.

Comunque dura troppo, e' quasi documentaristico. una sorta di commistione di varie forme di intrattenimento, quindi per questo non desiderando una seconda visione ho in fondo ammirato la follia e la bravura del regista nel costruire un qualcosa di cosi complesso con il minimo degli strumenti che caratterizzano l'arte cinematografica, sfruttando a pieno il peso degli interpreti :)
 
@Andre
Bella - e direi centrata - analisi. Interessante :)
 
comunque sono una persona cattiva, alla fine ho goduto come un riccio e in un istante le 3 ore non si sono fatte piu' sentire :D
 
@Andremales, direi che hai perfettamente dato risposta ad ogni mia domanda/dubbio. Complimenti per l'analisi al vetriolo.

Rimane un film sui generis.
 
Con tutto il bene, ma la versione da poco più di due ore mi è bastata. :D

PS. Complimenti ad ANDREMALES per la solita completa analisi! ;)
 
non sono per lo snaturare il Cinema inteso come Cinema, ancora di più se non leggo tanto ultimamente e a teatro non vado quasi mai, quindi mi sono sentito un po spiazzato e ci ho messo piu' di un'ora a cercare di capire le situazioni che si venivano a creare in quel inusuale modo, poi con il passare dei minuti la mia immaginazione ha cominciato a creare tutto il solito contorno, quello che non si vede, prendendo ispirazione da altri film (ad esempio i luoghi un po alla Ritorno a Cold Mountain dove c'è sempre Nicole Kidman) e quindi l'esperimento mi è iniziato a piacere con l'aiuto di alcuni aspetti positivi come la presenza di Nicole Kidman e la sua ottima interpretazione, di una curiosità che mi portava a scoprire dove si volesse andare a parare e di un finale molto bello (alla Tarantino se mi permettete) che dopo tutto quello che mi sono immaginato ha dato una specie di spiegazione al tutto, non so cosa avrei pensato se ci fosse stato un finale diverso anzi quasi mi aspettavo non ci fosse.

Comunque dura troppo, e' quasi documentaristico. una sorta di commistione di varie forme di intrattenimento, quindi per questo non desiderando una seconda visione ho in fondo ammirato la follia e la bravura del regista nel costruire un qualcosa di cosi complesso con il minimo degli strumenti che caratterizzano l'arte cinematografica, sfruttando a pieno il peso degli interpreti :)

sì ovviamente il tutto è teso a ripulire da ogni "orpello" per soffermarsi sui personaggi, sulla loro interpretazione e sulla trama. Ma -attenzione- oltre ai personaggi c'è un elemento che è assolutamente fondamentale per lo svolgersi del film, è una sorta di "personaggio aggiuntivo": è la voce fuori campo, che effettua la narrazione vera e propria. Provate a toglierla, e non rimarrà quasi nulla del film.
Sorprendente vero ?
Devo dire che questo film mi ha dato da rimuginare non poco, e a parte gli appunti scritti durante la visione e qualche appunto qua e là, mi ha stimolato a fare un po' di ricerche. Sono partito proprio dai titoli finali, le foto della grande depressione americana, che -da simil-fotografo amatoriale quale sono :D (una mezza pippa in pratica :D ) avevo subito riconosciuto e mi avevano incuriosito moltissimo, messe poi in mezzo a tutto quel chiassoso finale allegro del brano di Bowie. Una stonatura evidentissima, che mi ha spinto a scavare un po'. Ho letto qualche critica qua e là -gli americani effettivamente si dividono tra inferociti e innamorati del film (magari in tempi così Trumpiani i primi saranno in netto aumento :D ).
Poi la ricerca sui personaggi, su un eventuale significato, e quei nomi così evocativi, non potevano esser messi lì per caso. Fate caso a Mosè, il cane. Mosè, il salvato, come da tradizione biblica. Che sull'ultimo si rivela, diventa visibile. Gli uomini-cani spariscono, eliminati dalle conseguenze della propria bestialità/cattiveria, e il vero animale compare.
E poi, per gli amanti delle simmetrie, delle similitudini e delle casualità: questo è il terzo film su tre che vediamo, che si chiude esattamente in maniera "ciclica" con un riferimento alla scena iniziale: Mosè che abbaia.
 
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