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direzioni trasmettitori e potenza

Subito sotto il traliccio, l'emissione ERP non è molta. Al di sotto del cilindro trasmittente (quello in cima) si crea come un "cono" con poca irradiazione.
Per cominciare a risentirne dell'ERP dell'impianto occorre cominciare ad essere coinvolti nel diagramma verticale dell'antenna, che, in un impianto del genere, si comincia a sviluppare a circa 4 Km di distanza.
 
Subito sotto il traliccio, l'emissione ERP non è molta. Al di sotto del cilindro trasmittente (quello in cima) si crea come un "cono" con poca irradiazione.
Per cominciare a risentirne dell'ERP dell'impianto occorre cominciare ad essere coinvolti nel diagramma verticale dell'antenna, che, in un impianto del genere, si comincia a sviluppare a circa 4 Km di distanza.

pensavo che fosse possibile ricevere il sito di montemario in raggio piu' corto, 4km sono veramente una bella distanza, pero' spiegherebbe gli eventuali problemi di saturazione
 
E' ovvio che anche a distanze minori il segnale è sempre presente, ma quando ci si avvicina troppo, ci si ritrova una serie di segnali con fasi diverse che crea problemi alla corretta demodulazione.
Questo perché tutte le fasi di ogni singola antenna che compongono nell'insieme il sistema radiante, vanno in fase ad una certa distanza, quando il lobo verticale comincia a svilupparsi e consolidarsi.
Quando si è troppo vicini o sotto il ripetitore, è come se ci fossero tante antenne che trasmettono ognuna per i fatti suoi e in maniera disordinata, e addirittura l'una annulla l'emissione dell'altra. Man mano che ci si allontana, le emissioni delle antenne cominciano ad allinearsi e ad andare in fase tra loro, sommando tutti i singoli segnali e generando così il guadagno generale dell'antenna.
Lo buttata giù così in maniera spartana, giusto per far capire facilmente il tutto.
 
vorrei anche aggiungere che questi parametri sono calcolati teoricamente in spazio libero (inesistente nella pratica) i segnali invece subiscono sempre quantomeno la riflessione dal terreno, per non parlare della situazione tutta italiana dove si devono fare i calcoli con sfn esasperate, interferenze di tutti i tipi causate dal sovraffollamento dell'etere, e chi piu ne ha piu ne metta; percio é sempre preferibile una misura sul posto e considerare semplicemente i livelli rilevati a scanso di equivoci.
 
Permettimi di dissentire.
Beh, lo spazio libero è una cosa concreta, esistente e calcolabile con precisione.
La riflessione del terreno concerne i "percorsi multipli" del segnale, cioè il fascio diretto e quello riflesso sul terreno che arrivano sull'antenna ricevente. Il fascio riflesso sul terreno percorre una strada più lunga, e in base all'orografia del territorio può arrivare di rimbalzo all'antenna ricevente che, se la differenza di percorso è un multiplo dispari di 1/2 Lambda, può causare l'annullamento del segnale in ricezione.
Questo però interessa soprattutto i ponti radio su frequenze elevate dove, a causa della ridotta lunghezza d'onda, si può incappare su un segnale anche parzialmente sfasato in ricezione rispetto a quello diretto, che causa il cosidetto "fading scintillante".
Nelle frequenze tv è alquanto difficile trovarsi nella condizione di percorsi multipli, occorre essere alquanto scalognati, ed è per questo motivo che la stratificazione dell'antenna ricevente è molto importante. ;)
 
Ultima modifica:
non mi riferivo alla stratificazione che viene giustamente raccomandata, bensi a qualche post fa' dove si voleva sapere l'attenuazione a X distanza da un trasmettitore, per avere una buona ricezione spesso non basta avere un buon campo, bisogna fare anche i conti con un'etere troppo saturo che in parecchie zone d'italia porta a problemi di sfn o a interferenze in generale e soltanto con un misuratore di campo in mano sul posto si possono rivelare.
 
Questo è sicuro e concordo, senza strumenti è un pò difficile risolvere problemi gravosi. ;)
 
e comunque anche in uhf il terreno puo influire negativamente, qui abbiamo ruvigliana che riceve i segnali dal san salvatore a qualche km. di distanza e perfettamente in ottica soltanto che di mezzo c'é il lago che crea una bella riflessione, adesso grazie al dvbt viene facilmente digerita dalla maggior parte dei ricevitori, ma in era analogica creava una fastidiosissima doppia immagine.
 
Immagino, in quei casi occorre installare l'antenna in modo tale che non "veda visivamente" il lago.
 
Permettimi di dissentire.
Beh, lo spazio libero è una cosa concreta, esistente e calcolabile con precisione.
La riflessione del terreno concerne i "percorsi multipli" del segnale, cioè il fascio diretto e quello riflesso sul terreno che arrivano sull'antenna ricevente. Il fascio riflesso sul terreno percorre una strada più lunga, e in base all'orografia del territorio può arrivare di rimbalzo all'antenna ricevente che, se la differenza di percorso è un multiplo dispari di 1/2 Lambda, può causare l'annullamento del segnale in ricezione.
Questo però interessa soprattutto i ponti radio su frequenze elevate dove, a causa della ridotta lunghezza d'onda, si può incappare su un segnale anche parzialmente sfasato in ricezione rispetto a quello diretto, che causa il cosidetto "fading scintillante".
Nelle frequenze tv è alquanto difficile trovarsi nella condizione di percorsi multipli, occorre essere alquanto scalognati, ed è per questo motivo che la stratificazione dell'antenna ricevente è molto importante. ;)
Peraltro proprio i "multiple paths", i percorsi multipli, rendono evidente come il nome dato comunemente a un fenomeno esistente e da utilizzare, sia però alquanto infelice: stratificazione.
Fa pensare a una serie regolare di fettine e niente è più lontano dalla realtà, perchè il tutto è molto poco regolare.
Al limite bisognebbe vedere il fenomeno in tre dimensioni, in modo strettamente analogo a quanto accade in archeologia, dove non si parla più di strati, ma di unità stratigrafiche (U.S.) che, oltre ad essere appunto in tre dimensioni, sono definite dal legame fra i componenti (avendo a volte forme anche bizzarre date dai crolli, da smottamenti del terreno...), così si potrebbero definire "zone di ricezione" abbastanza omogenea, nello spazio attorno all'antenna ricevente ;)
 
Onestamente non ho ben capito la risposta, comunque la stratificazione non è un segnale a "fettine", ma risponde ai minimi e massimi di Harray, e qui entrano in gioco la distanza, l'elevazione del ripetitore e della ricezione al livello del mare. E' come se sul piano verticale in ricezione il segnale si presenta in maniera "sinusoidale" come entità, presentando un ventre massimo ed uno minimo, che si ripetono alla stessa distanza.
Quest'ultimo può subire cambiamenti in caso di ostacoli naturali che ne impediscono il suo naturale inviluppo.
 
Onestamente non ho ben capito la risposta, comunque la stratificazione non è un segnale a "fettine", ma risponde ai minimi e massimi di Harray, e qui entrano in gioco la distanza, l'elevazione del ripetitore e della ricezione al livello del mare. E' come se sul piano verticale in ricezione il segnale si presenta in maniera "sinusoidale" come entità, presentando un ventre massimo ed uno minimo, che si ripetono alla stessa distanza.
Quest'ultimo può subire cambiamenti in caso di ostacoli naturali che ne impediscono il suo naturale inviluppo.
Era tutto meno che una risposta... :lol:
Era semmai una proposta, piuttosto esoterica, nel senso di mutuata da un'altra disciplina scientifica, di rappresentazione dei casi reali, quindi con riferimento alla tua ultima frase qui quotata.
E inoltre sulla erroneità dell'idea che molti hanno recepito (o addirittura disegnano) come se ci fossero per aria le famose fettine, che adesso tiro un po' più su o giù l'antenna e mi metto dentro a questo "strato"...
Tornando ai casi reali, per me la imprevedibilità delle superfici riflettenti ha la meglio sulla regolarità di un modello, per quello mi è venuto in mente quell'esercizio di trasposizione di quella metodica che registra situazioni di fatto, per dire che la realtà è che l'antenna, in casi molto gravi, va messa per tentativi "un po' di qua e un po' di là", "un po' su e un po' giù" fino a trovare un risultato accettabile: molto azzardato sarebbe pensare di risolvere muovendosi solo in verticale, anche se è la modalità più immediatamente accessibile...
 
Ultima modifica:
Aggiungo alla discussione una precisazione detta in maniere semplice .

L'attenuazione di un segnale in spazio libero subisce una variazione in scala logaritmica di 6dB per ogni raddoppio di distanza, ma anche per ogni raddoppio di frequenza sono altri 6dB!
Un segnale subisce un attenuazione irrisoria sulle lunghe distanze, esempio tra i 100 e 200km sono solo 6dB , se la frequenza è diversa i valori di attenuazione variano in maniera logaritmica di altri 6 dB per ogni raddoppio di frequenza.
L'attenuazione del segnale in uscita dall'antenna del TX non è immediata ma in un punto è addirittura superiore alla ERP massima, questa distanza varia in funzione della lunghezza d'onda. L'inizio dell'attenuazione invece inizia già dai primi sottomultipli di Lambda.
Quindi se trasmetto un segnale con lunghezza d'onda di 2mt l'attenuazione incomincia già da poche decine di centimetri.
Una volta feci delle prove con due dipoli e un trasmettitore e nella pratica le attenuazioni non coincidono pienamente con le formule , questo è dovuto a vari fattori; intanto le antenne si accoppiano con altri elementi circostanti, variando la forma dei lobi. Anche le riflessioni creano delle differenze di fase che creano dei scompensi di segnale e poi l'Harray del segnale.
Questi calcoli sulle lunghe distanze potrebbero aver un senso e utili per darsi un parametro di teoria su che tipo di antenna installare. Ma di certo non possono essere presi con le pinze!, nel senso che un margine di qualche decibel di errore anche solo per effetto fading, l'Harray e riflessioni varie, bisogna tenerlo in conto.
 
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