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In Rilievo L'angolo della memoria

R.I.P. Grande Raffa :crybaby2:
Io speravo di vederla trionfante all'Eurovision l'anno prossimo come conduttrice o almeno con un doveroso omaggio alla sua carriera. Resterà un sogno ahimè :(
Una delle italiane più famose in tutto il mondo, mi piace ricordare che un suo spezzone in bianco e nero compare perfino in un episodio di Doctor Who!
 
Rip grande Raffaella ma sarai sempre con noi
 
Ragazzi, mi credete se vi dico che sono sconvolto? Se n'è andato via in un colpo solo un pezzo di storia e di professionalità della TV davvero granitico, oltre che la spensieratezza della nostra infanzia! :(
 
R. I. P.
Mi ero innamorato di lei quando ero piccolino.

Aveva 78 anni.
Grandissima in tutto!

....eh, come dimenticare,negli anni '70, i suoi balletti (rigorosamente in bianco e nero) !
Le "ballerine da salotto" che ci sono adesso, sono tutte delle sciacquette....
 
Ragazzi, mi credete se vi dico che sono sconvolto? Se n'è andato via in un colpo solo un pezzo di storia e di professionalità della TV davvero granitico, oltre che la spensieratezza della nostra infanzia! :(
Sei in buona compagnia.
Tutti conosciamo a memoria i ritornelli di una decina di canzoni e tutti abbiamo visto una gran parte delle sue trasmissioni perché traspariva sempre la professionalità e la serietà della Carrà che faceva venire voglia di continuare a guardare.
....eh, come dimenticare,negli anni '70, i suoi balletti (rigorosamente in bianco e nero) !
Le "ballerine da salotto" che ci sono adesso, sono tutte delle sciacquette....
Ecco, appunto: non me ne viene in mente alcuna che possa minimamente essere raffrontata con Lei. Tutte impostate ma nessuna reale o empatica con il pubblico e con gli ospiti.
 
Ragazzi, mi credete se vi dico che sono sconvolto? Se n'è andato via in un colpo solo un pezzo di storia e di professionalità della TV davvero granitico, oltre che la spensieratezza della nostra infanzia! :(


idem è da venti alle 5 che come mi fosse datto un ****otto in un incontro di boxe
 
Il mio ricordo della Carrà é Mille luci di Antonello Falqui.
R.i.p.
Ho seguito sin da piccolo tutti i tuoi programmi e film western dove ancora non eri Carrà.
 
Il mio ricordo della Carrà é Mille luci di Antonello Falqui.
R.i.p.
Ho seguito sin da piccolo tutti i tuoi programmi e film western dove ancora non eri Carrà.
Ciao Raffaella , ci ha lasciato la donna più amata della TV Conosciuta famosissima in Spagna e paesi sudamericani Raffaella anche nel momento più brutto della su vita non ha voluto fare stare male tutti noi la malattia che aveva era in pochissimi a saperlo e non lo ha voluto divulgare per amore suo verso di noi .Atto immenso di amore verso noi che la abbiamo tanto amata come icona unica della TV della musica dello spettacolo .In me lascerai un ricordo bellissimo che non dimenticherò mai ciao Raffaella r.i.p.ora canta balla recita in cielo .
 
La Signora della televisione, quando una donna conduceva per le sue reali capacità, così come Loretta Goggi. Oggi invece vedi tante showwoman messe lì perché "mogli di", "compagne di". Mancherà la sua professionalità, la migliore.
 
Sei in buona compagnia.
Tutti conosciamo a memoria i ritornelli di una decina di canzoni e tutti abbiamo visto una gran parte delle sue trasmissioni perché traspariva sempre la professionalità e la serietà della Carrà che faceva venire voglia di continuare a guardare.
Ecco, appunto: non me ne viene in mente alcuna che possa minimamente essere raffrontata con Lei. Tutte impostate ma nessuna reale o empatica con il pubblico e con gli ospiti.
NESSUNA. Un'altra che è una grande professionista è Loretta Goggi, ma non ha mai avuto lo stesso carisma e abilità nel condurre. Di certo non le varie Blasi, D'Urso, De Filippi...
 
Se ne va' un altro pezzo della nostra storia non soltanto televisiva.
Questa bella romagnola senza peli sulla lingua fu la prima a
mostrare l'ombelico in tv, sdoganando nell'Italia parrocchiale e bigotta quello che fino a quel momento era un tabu'.
Faceva parte di quella rara categoria di artiste che sapeva fare tutto, professionista al 200%, partita dalla gavetta e' diventato un volto amato da tutti noi, non regge alcun confronto con chi tenta difare tv oggi con risultati spesso miserandi.
 
ben poche possono vantare di aver fatto compagnia agli italiani in praticamente tutte le fasce orarie con programmi completamente diversi e in modi completamente diversi come raffaella. come ha detto anche la defilippi la carrà rimane immortale nella mente di tutti
 
C'è un bellissimo meme su Facebook in cui c'è la Morte che le dice:
"È ora di andare"
Lei: "Sono stata una brava showgirl?".
Morte: "No. (PAUSA) Sei stata la migliore".
 
Ieri sera ho guardato la prima puntata di Carramba che sorpresa datata 21 dicembre 1995 su Raiplay (non sapendo che in serata sarebbe andata in onda su Rai Uno)... una trasmissione assai gradevole anche a distanza di 26 anni nella sua semplicità con una Carrà impeccabile. Non voglio passare per il solito nostalgico (anche se lo sono).
 
Era rivoluzionaria nel profondo, attaccata ai suoi ideali di rispetto della vita delle persone.

E proprio con i vertici democristiani della Rai si scontrò su questo, quando andò in onda “Ma che sera“, mitico programma dell’allora Rete 1. Andò in onda per la prima volta il 4 marzo 1978. Due settimane dopo venne rapito Aldo Moro. E Raffaella proprio non ci stava ad andare in onda a cantare “come è bello far l’amore da Trieste in giù” nella sigla iniziale, mentre l’Italia rimaneva col fiato sospeso per il leader democristiano.

A confessarlo fu proprio lei, anni dopo, in un’intervista a L’Espresso: “Il giorno che rapirono Moro telefonai alla Rai e dissi “vi prego non mandate in onda il mio varietà”. E invece andò in onda lo stesso. Rapivano Moro e io cantavo “Com’è bello far l’amore da Trieste in giù”. Mi vergognai così tanto che non tornai più in Italia per molto tempo”.
In effetti in Italia ci tornò solo dopo cinque anni di successi all’estero, col programma Millemilioni.
La cifra umana di Raffaella però si misura anche da un episodio avvenuto negli anni successivi. Nella stagione 1986/1987 venne chiamata a condurre Domenica In. Il 12 ottobre 1986 il presidente di Confindustria, Luigi Lucchini, industriale bergamasco, fu intervistato da Raffaella nel suo programma. Lucchini era diventato presidente due anni prima e aveva subito iniziato a legare gli industriali al PSI craxiano, ben disponibile ad offrire alla categoria quella rivincita di classe che gli industriali si stavano prendendo in tutto il mondo (si pensi all’abolizione dei due punti della scala mobile, che scaricò sui lavoratori il costo della riduzione dell’inflazione, mentre la spesa pubblica esplodeva e conduceva i partiti di governo della Prima Repubblica all’estinzione per corruzione).

Lucchini era un padrone vero e proprio, ma sapeva vendersi in pubblico come innovatore, a tratti di sinistra. Quando andò in tv da Raffaella presentandosi come aperto, moderno e progressista, montò la rabbia dei lavoratori dell’acciaieria Bisider, che Lucchini aveva acquisito dall’IRI a condizioni di favore: da mesi conducevano una durissima battaglia contro le condizioni di lavoro indecenti cui la nuova proprietà li aveva sottoposti. La FIOM Brescia diramò un comunicato di denuncia, pensando che la cosa finisse lì.
Non era così. Il giorno stesso la segreteria di Raffaella chiamò il sindacato bresciano e assicurò il medesimo spazio a un lavoratore della Bisider. La domenica successiva, il 19 ottobre, in televisione si presentò Mario Varianti, operaio siderurgico bresciano, che raccontò tutte le ingiustizie e le terribili condizioni di lavoro in fabbrica, arrivando a commuoversi. Una scena che probabilmente non andrà in onda in questi giorni. Le polemiche politiche furono roventi: cosa si era messa in testa la Carrà, dando voce agli operai? Non lo sapeva che eravamo nei “moderni anni ’80” e che persino Milano da “capitale morale” ora era una “città da bere”? In che mondo viveva la Carrà? La sua risposta la diede in un’intervista al Manifesto: “Viviamo in uno stato democratico dove tutti hanno diritto di replica, specie in un programma televisivo che si dichiara popolare e che non deve limitare il suo pubblico ai grandi protagonisti ed escludere quelli che Manzoni chiamava gli umili“.

Inutile dire che la stagione successiva Raffaella non condusse più Domenica In e nessuno in Rai le offrì nulla, tanto da vedersi costretta ad accettare un contratto biennale con la Fininvest di Berlusconi (prima e unica sua volta sulle reti del Biscione).
Ecco, questo è il motivo per cui Raffaella Carrà resterà per sempre la regina della televisione e dello spettacolo: perché non ha mai tradito le sue radici ed è sempre stata dalla parte degli ultimi.
 
Era rivoluzionaria nel profondo, attaccata ai suoi ideali di rispetto della vita delle persone.

E proprio con i vertici democristiani della Rai si scontrò su questo, quando andò in onda “Ma che sera“, mitico programma dell’allora Rete 1. Andò in onda per la prima volta il 4 marzo 1978. Due settimane dopo venne rapito Aldo Moro. E Raffaella proprio non ci stava ad andare in onda a cantare “come è bello far l’amore da Trieste in giù” nella sigla iniziale, mentre l’Italia rimaneva col fiato sospeso per il leader democristiano.

A confessarlo fu proprio lei, anni dopo, in un’intervista a L’Espresso: “Il giorno che rapirono Moro telefonai alla Rai e dissi “vi prego non mandate in onda il mio varietà”. E invece andò in onda lo stesso. Rapivano Moro e io cantavo “Com’è bello far l’amore da Trieste in giù”. Mi vergognai così tanto che non tornai più in Italia per molto tempo”.
In effetti in Italia ci tornò solo dopo cinque anni di successi all’estero, col programma Millemilioni.
La cifra umana di Raffaella però si misura anche da un episodio avvenuto negli anni successivi. Nella stagione 1986/1987 venne chiamata a condurre Domenica In. Il 12 ottobre 1986 il presidente di Confindustria, Luigi Lucchini, industriale bergamasco, fu intervistato da Raffaella nel suo programma. Lucchini era diventato presidente due anni prima e aveva subito iniziato a legare gli industriali al PSI craxiano, ben disponibile ad offrire alla categoria quella rivincita di classe che gli industriali si stavano prendendo in tutto il mondo (si pensi all’abolizione dei due punti della scala mobile, che scaricò sui lavoratori il costo della riduzione dell’inflazione, mentre la spesa pubblica esplodeva e conduceva i partiti di governo della Prima Repubblica all’estinzione per corruzione).

Lucchini era un padrone vero e proprio, ma sapeva vendersi in pubblico come innovatore, a tratti di sinistra. Quando andò in tv da Raffaella presentandosi come aperto, moderno e progressista, montò la rabbia dei lavoratori dell’acciaieria Bisider, che Lucchini aveva acquisito dall’IRI a condizioni di favore: da mesi conducevano una durissima battaglia contro le condizioni di lavoro indecenti cui la nuova proprietà li aveva sottoposti. La FIOM Brescia diramò un comunicato di denuncia, pensando che la cosa finisse lì.
Non era così. Il giorno stesso la segreteria di Raffaella chiamò il sindacato bresciano e assicurò il medesimo spazio a un lavoratore della Bisider. La domenica successiva, il 19 ottobre, in televisione si presentò Mario Varianti, operaio siderurgico bresciano, che raccontò tutte le ingiustizie e le terribili condizioni di lavoro in fabbrica, arrivando a commuoversi. Una scena che probabilmente non andrà in onda in questi giorni. Le polemiche politiche furono roventi: cosa si era messa in testa la Carrà, dando voce agli operai? Non lo sapeva che eravamo nei “moderni anni ’80” e che persino Milano da “capitale morale” ora era una “città da bere”? In che mondo viveva la Carrà? La sua risposta la diede in un’intervista al Manifesto: “Viviamo in uno stato democratico dove tutti hanno diritto di replica, specie in un programma televisivo che si dichiara popolare e che non deve limitare il suo pubblico ai grandi protagonisti ed escludere quelli che Manzoni chiamava gli umili“.

Inutile dire che la stagione successiva Raffaella non condusse più Domenica In e nessuno in Rai le offrì nulla, tanto da vedersi costretta ad accettare un contratto biennale con la Fininvest di Berlusconi (prima e unica sua volta sulle reti del Biscione).
Ecco, questo è il motivo per cui Raffaella Carrà resterà per sempre la regina della televisione e dello spettacolo: perché non ha mai tradito le sue radici ed è sempre stata dalla parte degli ultimi.
Non conoscevo quest'episodio (non essendo ancora nato, chiaramente), ma fa ben capire l'umanità di questa donna anche dietro le quinte, dote rara da vedere oggi.
 
La Carrà aveva già fatto tv quando nella primavera del 1970 condusse insieme ad altri "Io Agata e tu", un varietà televisivo in 4 puntate. Ma là si mise in luce definitivamente, ottenendo poi la possibilità di affiancare Corrado nella successiva edizione di Canzonissima.
La sigla di Io Agata e tu è poi diventata famosa e qualche tempo fa la prima parte musicale è stata colonna sonora di uno spot
 
Il mio ricordo della Carrà é Mille luci di Antonello Falqui.
R.i.p.
Ho seguito sin da piccolo tutti i tuoi programmi e film western dove ancora non eri Carrà.

Io da quando cantava "Tanti auguri" fine anni 70, anche se è vago ricordo
Più limpido è "Fantastico 3" con la sigla "ballo ballo"
 
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