Cronenberg all'essenziale: in questo progetto, dichiaratamente il suo più commerciale, prende quello che doveva essere un action a rivoltellate e lo trasforma in un film d'autore sui vari strati della natura umana, dell'identità e dell'ineluttabilità del passato e della sua brutalità. I primi cinquanta minuti sono quelli con la carica più evidente, sin dal bellissimo piano sequenza iniziale sui due criminali in partenza (uno dei quali è similissimo al protagonista: già un indizio, ma non nella direzione che sembra più evidente) per staccare immediatamente verso Millbrook ed il bar di Tom Stall. Le sequenze violente giungono dirette e viscerali, con per vette le parallele esplosioni di padre e figlio nell'universo di violenza ed il centrale duello sul prato di casa. Qui il film si divide in due, perde la carica più superficiale di mistero, ma è ancora rigoroso: un disagio elementare, parallelo, leggibile sotto molte prospettive (e chi ama il canadese le ritroverà estasiato, altri storceranno il naso), nel quale Cronenberg rimette tutto sé stesso celandosi perfido dietro un velo sottile. I suoi ragni e le sue mosche sono ancora lì, sul manifesto di questa universale storia di violenza.
Voto: ****
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