Ce n'era il bisogno, dopo The Exorcism of Emily Rose, di un altro film ispirato dalle vicende di Anneliese Michel, ragazza di Baviera morta nel 1976 dopo svariati tentativi di esorcismo. La versione di Hans-Christian Schmid colpisce per la sua onestà. Tutto camera a mano che insegue ed avvolge la protagonista, che nel film si chiama Michaela Klingler ed è interpretata splendidamente da Sandra Hüller, non si serve di nessun effetto speciale né di score originale. Decidendo di partire quasi nel mezzo delle cose (malattia, epilessia, già presente da anni) e di scendere pian piano nel vortice senza mostrarne la fine, non si appropria di nessuna spiegazione ma sceglie momenti sensibili grazie ai quali ricostruire i pezzi. Forse, proprio per questo, la sceneggiatura a volte si fa eccessivamente didascalica (dura solo 1h30', fra l'altro). Tutt'altra cosa rispetto alla pellicola di Scott Derrickson, che dopo aver fatto la scelta coraggiosa di servirsi della forza fisica dell'interpretazione di Jennifer Carpenter virava verso un acritico misticismo santificatorio. Menzione alla fotografia dai colori lividi di Bogumil Godfrejów, nonché al montaggio di Bernd Schlegel e Hansjörg Weißbrich.
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