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Crash - Contatto fisico

Copperfield

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5 Giugno 2003
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Una casalinga di Brentwood e il marito procuratore. Un iraniano proprietario di un 24hours shop. Due detective della polizia, amanti occasionali. Il regista nero di un canale televisivo e la moglie. Un fabbro latinoamericano. Due ladri di automobili. Una recluta della polizia. Una coppia coreana di mezza età… Vivono tutti a Los Angeles. E nelle prossime 36 ore per loro sarà inevitabile scontrarsi…

Titolo perfetto per esprimere il continuo scontro etnico e culturale. Il continuo incrociarsi di persone e situazioni, ricorda l'altmaniano America oggi, con incastro finale che propende più per il piglio tarantiniano.
L'aritmica staticità che caratterizza l'opera, tuttavia, tende a generare nello spettatore un generale senso di assopimento, ma questo non toglie comunque troppo alla sostanza complessiva, che si mantiene accettabile.
Non è un'opera memorabile; la Bullock, per quanto venga riportata come primo nome nei titoli iniziali, ha un ruolo tutto sommato marginale. Gli altri si dimenano con successo e una volta terminata la visione, la sensazione è quella di essere ai limiti dell'anonimato.

**
 
Su Los Angeles piovono messaggi dal cielo: un tempo erano delle rane e ora, anche più stranamente, la neve. La metropoli sorta sul deserto della California del Sud è un reticolato di asfalto che divide luoghi segregati e distanti, comunicanti fra loro solo grazie agli spostamenti in auto. Non è una città normale, non è il recipiente multietnico della più raccolta New York: lì ci si può in un qualche modo incontrare, sfiorarsi e mischiarsi più naturalmente perché le comunità si sono ormai discretamente integrate, ma qui rimangono ancora divise proprio come i quartieri che abitano. Quando l'incontro c'è, si manifesta in modo primitivo e brutale esattamente come un tamponamento in freeway. Crash si appoggia su queste immagini per far partire e sorreggere fino alla fine un racconto corale stile Altman, Ray Lawrence (Lantana), Kasdan, Iñárritu (l'esplicazione del titolo dalla voce di un protagonista, qui più appropriata anche perché in apertura, richiama con tutta evidenza 21 Grammi) o, come dal rimando col quale abbiamo iniziato, P.T. Anderson; lo stile segue diligentemente la moda, ma vederci semplicemente un'operazione furba non rende onore ad un film che sviluppa con delle nuove sfumature un discorso solido sulla civiltà moderna e il contrastato, fragile interagire umano in essa. E di fatti Los Angeles non è poi la città non normale che viene descritta: è, semmai, l'evidenza quasi irreale di ciò che succede ovunque e su scala più grande nonostante le diverse apparenze. Parte del merito è aver inserito, in quello che è ormai un format, il possente filo comune della razzialità come squarcio nelle vite brevemente raccontate: ogni contrasto in questa luce, esterno o interno, viene efficacemente affrontato e ribaltato nell'immancabile ottica universalizzante dalla sceneggiatura del debuttante alla regia Paul Haggis (Million Dollar Baby). [TV-ZONE]

Voto: ***
 
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Mah, a me è piaciuta molto questo ritratto della questione razziale in America oggi ( vero il paragone con Altman...), con la registrazione dello stato comatoso del tradizionale melting pot.
Più bello nella prima parte, un quadro disperato e disperante, inopinatamente edulcorato da un finale con la consueta prevalenza dei buoni sentimenti.
Comunque bel film, ben costruito, bella colonna sonora. Grande Matt Dillon, a mio parere.
 
si, concordo. Dillon non mi ha mai entusiasmaato particolarmente. per quanto facesse parte della "prolifica" equipe di futuri fenomeni del cinema anni '80, l'ho sempre trovato legnoso e piuttosto poco espressivo.
Forse la parte, forse il fisico di un quarantenne (e oltre) che inizia ad appesantirsi quel tanto che basta, me lo hanno fatto vivere sotto un occhio diverso. Tant'è...che condivido il tuo giudizio.
 
Un bel film, non scontato ed originale. Realista nel bene e nel male, cinico laddove serve. Ottimi i punti di ripresa e, cosa rara, viene sfruttata in pieno tutta la potenzialità narrativa del mezzo a disposizione. Un po'carente, a mio giudizio, la direzione: più un limite del regista che degli attori.
***
 
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Opera caratterizzata dall'intento del regista, di dipingere un quadro dell'america odierna e al contempo di un umanità dove, le colpe, non sono del singolo ma del collettivo. La tecnica narrativa, avete ben detto, è quella Altmaniana( ripresa però, con più originalità dal superbo P.T Anderson con il suo Magnolia). l'argomento è evidentemente la colpa. Infatti 'La colpa' e ciò che si continuano a passare di scena in scena i personaggi. Che Buoni e cattivi non esistono e che in qualche modo siamo tutti colpevoli anche per gli errori degli altri, è l'obbiettivo tematico di Haggis( più per la sceneggiatura che la regia) e ce lo riesce a rammentare bene. Lodevole l'interpretazione di Dillon e Buona prova anche per il rapper Ludacris. Un film corale, che sfiora la retorica, ma nn la colpisce. già solo per questo significativo e interessante.

Voto

***
 
I segreti di Brokeback Mountain (oscar per la regia) non ce l'ha fatta, e Crash è (giustamente, secondo me) Oscar per il miglior film.
 
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tuner ha scritto:
Crash è (giustamente, secondo me) Oscar per il miglior film.
Una vergogna: ho appena finito di vedere la registrazione e son rimasto senza parole, al massimo dello sconforto e non solo per Crash, che è un buon film (godibile e con una buona idea ma molto furbo, molto) ma non merita certo questa statuetta in particolare. :doubt:
 
Non direi. L'alternativa, ovvero il film di Ang Lee, sarebbe stata una scelta decisamente peggiore.
 
Non son d'accordo. Io comunque facevo il tifo per Capote; in alternativa avrei visto bene Good Night, and Good Luck, decisamente. :eusa_think:
 
ed io, just for a change, sono d'accordo con gahan. Non ho visto tutti i film candidati, ma non trovavo niente di scandaloso in una candidatura di Brokeback mountain.
Che infatti ha portato a casa (tra gli altri) l'oscar per la miglior regia.
 
Meritatissimo, aggiungo: era la mia scelta. :eusa_shifty:
 
Riprendendo cose già dette in tempi non sospetti, a meno che un film non debba meritare l'oscar perchè l'argomento trattato è di richiamo, anche se poi nella sostanza è solo uno specchietto per le allodole, e si ritenga che debba essere valutato soltanto l'aspetto estetico, nella fattispecie uguale per tutto il film e pedantemente sottolineato per circa 2 ore, quello di Ang Lee è un prodotto carente, sia nella sostanza che nell'originalità.
Al contrario, Crash pecca forse, ma venialmente, nella direzione, ma forse è più una sensazione, a ben vedere, mentre nel complesso il film ha una sua originalità, e, al di la di quelle che possono essere le opinioni personali sulla morale prospettata, non difetta certamente di sostanza.
 
L'unica originalità di Crash, come rimarcavo in tempi non sospetti, è quella di trattare la tematica razziale con la bella metafora dello scontro, amplificata dalla realtà losangelina; per il resto, rispetta per filo e per segno i dettami del genere corale risalente cui appartiene. Dunque è stato da molti giudicato uno specchietto per le allodole, perché sfrutta appunto un argomento di richiamo (come un po' dappertutto, il panorama post 9/11 calza a pennello) vestendolo in modo convenzionale. Io mi pongo nel mezzo e di fatti dico che è un buon film. Brokeback Mountain è un film che ho recepito sentito, pur essendo inquadrato anch'esso negli schemi e comunque tutt'altro che perfetto (l'Oscar per la sceneggiatura è a mio avviso immeritato): pecca venialmente ed anche per questo ha stentato a convincermi appieno, ma è tutt'altro che carente nella sostanza. :icon_rolleyes:
 
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Resteremo allora nelle nostre opinioni.
In sintesi, lungi da me l'idea di spacciare Crash per un capolavoro, lo reputo senza dubbio più meritevole rispetto ai segreti di Brokeback Mountain. Il film di Ang Lee lo considero infatti un puro esercizio di stile, fra l'altro nemmeno di mio gusto, che ha prodotto un film sostanzailmente noioso ed inutile. Tolto il tema scabroso, in realtà non sviluppato ma utile a richiamare pubblico, storia e sceneggiatura non avrebbero lasciato il segno. Vieppiù c'era la regia, nel senso della pesante mano dell'affettato Ang Lee, direzione che nessuno avrebbe premiato, visto che un film del genere, senza il tema scabroso di richiamo, nemmeno sarebbe stato candidato.
 
Le tue opinioni sono davvero difficilmente condivisibili e leggermente... estreme, per usare un termine neutro: non condivido neppure una virgola nonostante ai tempi anch'io avessi avuto delle critiche da muovere e le conservi ancora, di stampo però totalmente diverso. :icon_bounce:
 
sottoscrivo gahan in tutto.
Si può essere di diverse opinioni ed argomentarle, si può odiare o amare un film, ma certe affermazioni tipo che "il tema di BM sia soltanto funzionale a richiamare il pubblico", oppure - come nell'altro thread - che il "tema dell'omosessualità sia stato una scusa per far rumore", o che i personaggi siano "caricature" mi sembrano davvero un po' estreme e pur rispettando le opinioni di tutti, in questo caso difficilmente giustificabili.

Inoltre sto ancora aspettando, dall'altro thread, che tuner mi spieghi quale sarebbe "la mia interpretazione dei fatti errata", perchè ho una mezza idea di cosa intendesse dire, e se quella mezza idea è giusta non sono io quello a cui è sfuggito qualche dettaglio... ;)

L'unica cosa su cui sono d'accordo con tuner è che non si tratta di un capolavoro assoluto, ma questo nessuno l'ha mai detto, e d'altra parte se gli oscar dovessero vincerli solo i capolavori, in molte annate le statuette non verrebbero nemmeno assegnate.
 
Caro Andag, nell'altro thread c'è già tutta la spiegazione ai tuoi perchè. Pertanto, finchè non espliciti la tua mezza idea, cioè cosa tu hai capito di quel che ho detto, per me non c'è bisogno di confermare o smentire nulla. Come del resto ora, ognuno ha ampiamente espresso i propri punti di vista, ed a me questo è ciò che interessa. Aver l'ultima parola, magari per sfinimento della controparte :icon_wink: che si stanca di ripetere cose già dette, la reputo una soddisfazione velleitaria, che non sposta di un mm i fatti.
 
per carità non voglio sfinire nessuno. Ho solo fatto una domanda precisa. Tu dici che la mia "interpretazione dei fatti" è sbagliata, in particolare in risposta ad un post in cui parlavo della morte di Jack Twist (ammesso che tu ti riferissi a quello), e siccome di risposte non ne hai mai date, nè precise nè meno, mi piacerebbe sapere esattamente a cosa ti riferivi.
Mi piacerebbe davvero, perchè può anche essere che davvero mi sia sfuggito qualcosa. Vedi tu.
 
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