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Match Point

Nadal89

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14 Agosto 2005
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Pugliese
Chi ha già guardato il nuovo (ultimo) film di Woody Allen, Match Point??
Cosa ne pensate???Io lo andro' a vederlo presto.
Ciaoooo :icon_wink: :icon_wink:
 
ne ho sentito parlare (chi +, chi -) un gran bene... dovremmo essere sulla falsariga di Crimini & Misfatti.
Ma aspettiamo il buon Gahan....
 
sono indeciso. Un Allen fuori dagli stereotipi mi intriga; la presenza della Johansson mi frena.
Bah. Vi farò sapere.
 
matchpointpubf.jpg


sono un fan irriducibile di Allen, ma questo non credo resterà tra le sue cose migliori...
Come è stato detto, è un Woody Allen fuori dagli stereotipi: non c'è lui, non ci sono le sue battute (anzi, non c'è nemmeno 1 battuta in tutto il film: non è una commedia), non c'è la sua Manhattan.
Quindi non aspettatevi il "classico" Woody Allen, ma piuttosto il Woody Allen dei suoi drammi borghesi.
Ed infatti è una specie di dramma molto borghese sulla consequenzialità, che non sempre si verifica, di colpa e punizione.
Anche se la continua citazione di Dostoevskij e del suo "Delitto e castigo" sembra più che altro un esercizio intellettualistico...

E' un fim sofisticatissimo, diretto con magnifiche eleganza e precisione, forse bello, sicuramente (almeno a tratti) noioso, che si impenna e si riscatta nel bel quarto d'ora finale.
Come è già stato ricordato, Allen aveva fatto qualcosa di molto simile in "Crimini e misfatti", ma quello gli era riuscito decisamente meglio.

** di stima
 
Quando Jonathan Rhys-Meyers e Scarlett Johansson si parlano per la prima volta, al tavolo da ping-pong, avvertiamo come di sobbalzo che questo è un film di Allen: lui sfoggia il suo aspetto intontito come fosse Woody e lei è sfacciata come fosse Diane Keaton. E' un attimo che passa presto, vagamente ironico come in pochi altri momenti, specie sul finire; la preparazione ad esso e quanto segue cancellano questa immagine e anche quell'Allen. Eppure la sua presenza aleggia su questa pellicola curatissima con tutta evidenza, perché a ben vedere questo dramma è Woody senza le sue pazzesche massime sparate a raffica, sostituisce l'Opera al Jazz, Londra a New York. Ormai Allen ha deciso di abbandonare il suo personaggio sullo schermo e probabilmente quello che immaginiamo il suo alter-ego qui non potrebbe esser più diverso da lui: il protagonista Chris è infatti un casuale arrampicatore sociale, di poche parole e di gesti trattenuti, con poche qualità e ben poca stima di sé stesso, sia nella sua sfiorita passione sportiva sia quando gli si offre una carriera in azienda. Non sa di preciso perché ama la moglie (Emily Mortimer, Piccolo dizionario amoroso), definita "dolce"; combina casini in borsa e si fa coprire, pentendosi ma continuando, dal suocero (Brian Cox); è stanco ed infelice della sua nuova vita borghese, non fa che ripeterlo, ma proprio non riesce a separarsene; vorrebbe confessare il tradimento ma rimanda senza idee precise, fino a quando non gliene viene una... Così per tutto il film, immaturo e freddo. Nola è la tentazione che arriva quando già sa di essere sulle rotaie verso la tranquilla agiatezza, con la sua voce profonda e le sue labbra sensuali: apparentemente è una donnina immorale, squattrinata attricetta americana che scala la vetta proprio come lui, disposta alla storia mordi e fuggi. Be', al contrario di lui questa bionda farà deragliare il suo treno verso l'alta borghesia, tornerà e vorrà di più, gli darà quello che la moglie ricerca ossessivamente e trasformerà la sua passione da sessuale a rabbiosa gelosia che domanda risposte adulte. Dall'altra parte c'è un bambinucolo avido. Moralità (o meglio, immoralità) e convenzioni, volontà e casualità in quella che per ambientazione sarebbe potuta essere una commedia di Wilde, per toni quasi Chabrol, ma che prende a modello, come il protagonista nelle sue letture e nelle apparizioni post-actum, Dostoevskij. Scrivendo e dirigendo rigorosamente, Allen cava dai suoi due interpreti il massimo nell'ottica filmica, con intenti spiazzanti ricercati, ben sparsi e controllati: l'indecisione di Rhys-Meyers funziona e la Johansson passa dalla bambolina inespressiva che molti (di certo non noi) le rimproverano di essere ad un cambio di registro potente e convincente. Su tutto, la massima non comica di Allen: la palla sulla rete che finisce sul lato nel quale si perde, la fede gettata senza badare fra le altre cose che rimbalza allo stesso modo dove non doveva. Sconfitta? I lati del campo si scambiano e per il giocatore, quale che sia il merito, demerito o tempra morale, deciderà ancora una volta il caso. Di nuovo, come in Crimini e misfatti, la giustizia non esiste e il crimine paga. Un Allen nell'insieme anche sorprendente, rinnovatosi al meglio. [TV-ZONE]

Concordo con andag per il film sofisticatissimo, diretto con magnifiche eleganza e precisione; sull'impennata nel bel quarto d'ora finale. Sicuramente bello e, se esercizio intellettualistico, un bell'esercizio che richiede anche la "noia". :icon_wink:

Voto: ****
 
Ultima modifica:
mah direi che siamo nel campo delle opinioni, per cui il mio "forse" vale il tuo "sicuramente sottolineato"... la differenza nella scelta dell'avverbio rivela al massimo un diverso senso delle (o assenza di) proporzioni nel valutare le proprie competenze cinematografiche...

Quello che vorrei precisare è che, per me, un film "bello" deve esserlo non solo esteticamente, ma anche dal punto di vista dell'interesse narrativo, o del contenuto, o comunque lo si voglia chiamare.
Qui, nel periodo che intercorre tra la premessa iniziale della pallina che si ferma sul nastro, fino allo scioglimento finale che ci rivela "da che parte è caduta", non succede praticamente nulla, nulla che non potesse essere raccontato in dieci-quindici minuti, ed il film è completamente fermo nella contemplazione della propria bellezza. Secondo me poteva essere un bel corto- o medio-metraggio.
Senza contare che ci sono alcuni momenti di umorismo involontario (il plateale lancio nel Tamigi, in pieno giorno.. non dico di più, ci siamo capiti) e trattandosi di Allen, mi sembra proprio il colmo...
 
andag ha scritto:
mah direi che siamo nel campo delle opinioni, per cui il mio "forse" vale il tuo "sicuramente sottolineato"... la differenza nella scelta dell'avverbio rivela al massimo un diverso senso delle (o assenza di) proporzioni nel valutare le proprie competenze cinematografiche...
Stavo semplicemente giocando con te, andagghino: spero sia consentito... :icon_wink:

andag ha scritto:
Quello che vorrei precisare è che, per me, un film "bello" deve esserlo non solo esteticamente, ma anche dal punto di vista dell'interesse narrativo, o del contenuto, o comunque lo si voglia chiamare.
Evidentemente qui si verifica in pieno ciò che dicevi prima, perché io l'ho trovato interessante, sensato e, se noioso, dalla noia funzionale e non solo bello esteticamente (addirittura in contemplazione della propria bellezza...) al contrario di te. Quello che tu pensi circa Match Point io lo penso amplificato per The Aviator: sono opinioni, tutto qua. :icon_wink:
 
andag ha scritto:
sicuramente (almeno a tratti) noioso
Ho riletto ora e questo "sicuramente" mi sembra proprio rivelare "al massimo un diverso senso delle (o assenza di) proporzioni nel valutare le proprie competenze cinematografiche..." :lol: :D
 
gahan ha scritto:
Quello che tu pensi circa Match Point io lo penso amplificato per The Aviator: sono opinioni, tutto qua. :icon_wink:
ti conosco come le mie tasche ed immaginavo che avresti tirato in ballo The Aviator, ero preparato... però non vedo come si possano paragonare i due film: quello di Scorsese era un film narrativamente ricco, appassionato, ed anche cinematograficamente molto intenso: rifletteva l'occhio non imparziale ma anzi molto partecipe di Scorsese; il film di Alllen è freddo, gelido quanto elegante, la macchina da presa quasi immobile sui campi e controcampi: riflette l'occhio imparziale di Allen che non vuole dare giudizi ma solo raccontare un dato di fatto.
Sono due grandi regie.
Sono due modi diversi di raccontare, e sono funzionali rispetto alla storia. Il problema del film di Allen, a mio parere, è che la sua storia è troppo esile per reggere 124' di sguardo imparziale, per quanto elegante, su una vicenda di ricchi più o meno annoiati a cui per un'ora e mezza non succede più o meno nulla...
 
andag ha scritto:
ti conosco come le mie tasche ed immaginavo che avresti tirato in ballo The Aviator, ero preparato...
:D

andag ha scritto:
quello di Scorsese era un film narrativamente ricco, appassionato, ed anche cinematograficamente molto intenso: rifletteva l'occhio non imparziale ma anzi molto partecipe di Scorsese
Vedi le opinioni? Per me The Aviator è di una pesantezza e durata immotivata, superficiale ed insistito per mancanza di altre idee e sensazioni sui tic di DiCaprio, cinematograficamente stanco anche se patinato. Scorsese sarà stato partecipe ma non mi ha fatto partecipare. Problema mio, lo so... :D

andag ha scritto:
Il problema del film di Allen, a mio parere, è che la sua storia è troppo esile per reggere 124' di sguardo imparziale, per quanto elegante, su una vicenda di ricchi più o meno annoiati a cui per un'ora e mezza non succede più o meno nulla...
Ma non è vero, sempre secondo me: anche le due ore sono funzionali ad un film che esplora la freddezza non solo dell'ambiente ma soprattutto del protagonista e porta lo spettatore a formarsi un'opinione intuitiva, nel mio caso di forte antipatia, verso di lui. Intento ricercato e penso raggiunto. Poi ognuno lo legge come vuole. :eusa_think:
 
Ultima modifica:
a questo punto pero` aspettiamo il tuo (di Gahan) paragone con "Crimini e Misfatti" (lo devo rivedere, ricordo che ne rimasi quasi commosso).
Ciauz
 
A me ha lasciato un'impressione tutto sommato negativa nella sua incommensurabile noia,accompagnata da qualche dialogo(fortunamente in numero esiguo)ai limiti della sopportabilità umana quanto a stupidità e da un finale a metà tra il farsesco(il dialogo involontariamente comico dei due detective)e il metafisico(le apparizioni mistico-teatrali delle due donne).

si intravvede nel film un taglio improntato alla tragedia greca,e comunque ai classici ed alla cultura europea,e non solo per la locazione londinese(sin troppo utilizzata l'opera).

"è meglio aver fortuna che talento":la Fortuna è l'unico vero tema del film,attraverso la metafora della pallina da tennis che incontra il "net",il messaggio è che non esistono valori,capacità,non esiste la giustizia quando a comandare è un anello che può cadere al di là o al di quà.messaggio forte,pericoloso,politicamente scorretto.ma qualcuno può smentirlo?
 
Andremales ha scritto:
a questo punto pero` aspettiamo il tuo (di Gahan) paragone con "Crimini e Misfatti" (lo devo rivedere, ricordo che ne rimasi quasi commosso).
Sono legati dagli stessi temi, ma Crimini e misfatti ha ancora l'anima comica, mentre questo la abbandona per toni totalmente ed incessantemente drammatici, tranne il già richiamato umorismo "involontario". Diversi e diversamente belli entrambi. :icon_wink:
 
gahan ha scritto:
...un bell'esercizio che richiede anche la "noia". :icon_wink:
per capire...mi stai scrivendo che per arrivare ad un risultato positivo, a volte è giustificato passare per un elemento negativo? :5eek: E da quando un elemento negativo aggiunge...anzichè togliere, ad un'opera?
E se così non fosse, come potrebbe allora essere definito negativo?:eusa_think:
 
Più che altro sto dicendo che una certa lentezza e apparente assenza di "azione" possono essere parte integrante di un film. La noia non può essere elemento di un film, essendo una sensazione dello spettatore. Nel caso specifico, andag e Sergiozizza son stati sopraffatti dalla noia, io no. :eusa_think:

E, comunque, sì: si può passare per elementi singolarmente stonati per arrivare ad ottimi film. Molte bellissime pellicole non sono perfette, eppure sono bellissime pellicole. Nel qual caso chi giudica certi elementi come negativi dovrebbe rivedere l'aggettivo guardando al quadro d'insieme. Il problema non è mio, però, perché ho saggiamente virgolettato il termine "noia" allontanandolo così dal mio giudizio. Questo film non mi ha annoiato. :icon_wink:
 
COPPERFIELD ha scritto:
per capire...mi stai scrivendo che per arrivare ad un risultato positivo, a volte è giustificato passare per un elemento negativo? :5eek: E da quando un elemento negativo aggiunge...anzichè togliere, ad un'opera?
appunto... senza contare che quei momenti di "umorismo involontario", cui ho accennato e che sono anche stati ricordati da altri, mi sono suonati come una vera e propria buccia di banana considerato che è un film di Allen...
 
Però questo umorismo involontario in senso letterale io proprio non l'ho visto: l'umorismo spunta sì qua e là durante il film, ma fa da contraltare alla "noia" in un modo secondo me spudoratamente cercato e calcolato... :icon_rolleyes:
 
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