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Etica nelle pubblicità

Copperfield

Digital-Forum Platinum Master
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5 Giugno 2003
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Siamo quotidianamente bombardati da spots spesso privi di cervello e - viceversa - infarciti di volgarità.
Però mi chiedo se non si ecceda nel momento in cui si volge a farsa pulcinelliana, tipicamente italiota, quello che viceversa è stato e reserà per anni un vero dramma che ha coinvolto migliaia di famiglie.
Mi riferisco in particolare alla pubblicità dela zucca arancione, zucca che evidentemente deve essere al posto della testa di coloro che l'hanno accettata (lasciamo perdere quelli che l'hanno inventata. E' compito loro vendere qualsiasi cosa).
Perchè...a ben vedere...le banche (quasi tutte) hanno voracemente e scientemente assecondato la vendita di immondizia (nella fattispecie bond argentini, ma potrebbe dirsi altrettanto per qualche privatizzazione) da parte di aziende "maleodoranti" ancor prima di arrivare alla firma del contratto.
Se poi penso che il tutto è avvenuto con il placet di organi di controllo istituzionalmente preposti alla tutela del risparmio, mi chiedo proprio come mi sentirei se fossi uno di quei poveracci che precipita mentre il superman arancione senza infamia e senza lode (ma dalla caparbia publbicità ingannevole) svolazza ancora nel panorama bancario.
Per non parlare di quegli altri che, giocatori di borsa, vengono fatti rimbalzare quasi fossero dei dementi. Ma come, e tutte le IPO spinte ogni giorno su ogni piattaforma online e non, che fine hanno fatto? Quando si quotava in borsa anche la Pizza & Fichi sotto casa che improvvisamente aveva il sito "www.pizza&fichi.com), dai roboanti flottanti? In quel momento i dementi erano comodi, pur di strapparli ai bot e ai libretti di deposito di banche e poste...o no? ING cosa faceva allora? Proponeva il conto corrente, che poi manco di questo si tratta? O piazzava per mezzo di Banca 121 (ex banca del salento) soldoni in fondi senza paracadute?
Si...mi in****o quando vedo queste cose, perchè la ING - che oggi vorrebbe dirti che basta avere un conto ben fatto per guadagnare - ora fornisce (pseudo) tassi interessanti grazie alle grasse commissioni tolte ai clienti per mezzo di promotori finanziari che con ING Sviluppo e ING Internet, hanno fatto perdere il 90% (no...dico...il 90%!!!!!) del patrimonio; sono quelli che con la FOR YOU, poi rilevata da MPS (che si è ritrovata centinaia di cause di rimborso fino all'ultimo centesimo ;)), vendevano prestiti camuffati da polizze previdenziali a dieci anni ad ignare settantenni.
In sintesi: hanno partecipato ai bagordi e ai banchetti orgiastici del risparmio degli italiani nel triennio 98-2001, e ora fanno i samaritani del conto corrente?
Ma non esiste una etica almeno nel mondo delle pubblicità (dopo le recenti vicende del Governatore della Banca d'Italia, ci è stato confermato che in quello bancario non ce n'è).
 
Ultima modifica:
pensa che si discute ancora se nominarlo governatore onorario della banca d'Italia fazio
 
La pubblicità, a meno che non sia di tipo istituzionale, serve per vendere. Alle agenzie pubblicitarie e di comunicazione non spetta certamente il compito di verificare se ciò che devono promuovere sia corrispondente alla realtà ed incondizionatamente conveniente. Non è che siccome qualcuno reputa le merendine poco salubri per i bambini sia poco etico creare e trasmettere uno spot che le promuova, o che il prezzo di un orologio, in quanto sproporzionato al valore intrinseco od alla sua qualità lo renda un furto. I pubblicitari si occupano di promuovere un prodotto sottolineando vantaggi e convenienze, ma non possono certo verificare e certificare se i dati forniti da chi offre quel prodotto siano corrispondenti alla realtà, o peggio, andarne a cercare i difetti e segnalarli al pubblico.
Se vogliamo essere sinceri, se da un lato (banche, promotori, etc.) possono facilmente proporre per loro tornaconto prodotti meno convenienti di quanto appariono e guadagni irreali che diventeranno perdite, dall'altra ci sono persone che, cercando a tutti i costi ciò che non esiste, finiscono per riempire le tasche a chi ha approfitta della loro cupidigia. Un vantaggio che spinge a fidarsi delle parole e non leggere i contratti, che fa trascurare la propria ignoranza e che rende superficiali quanto incauti. Le perdite e perfino i crack finanziari sono parte del gioco e sta alle parti guardare bene ai propri interessi, e cautelarsi. Credo che con questa premessa ogni pubblicità possa essere ascoltata e valutata senza patemi e che molte truffe siano facilmente evitabili. Quelle inevitabili restano truffe vere e proprie, e c'è (quasi sempre) modo di far valere i propri diritti nelle sedi opportune. Sono invece molto meno propenso, anzi ritengo sbagliatissimo, ritenere giusto che debba essere la collettività a sobbarcarsi perdite di banche e speculatori, grandi e piccoli.
 
la tua ultima considerazione, che condivido, mi riconduce però ad un'altra, che non condivido e da te citata poco sopra: è evidente che se le "alchimie commerciali" (non chiamiamole truffe...non ancora) non riteniamo sia giusto ricadano prevalentemente sulla collettività, ciò evidentemente sta a significare che i crack finanziari (ma preferirei parlare più in generale) non sono poi parte tanto parte del gioco. Non credo che le molte famiglie rovinate volessero giocare, come credo sia troppo semplicistico ridurre alla cupidigia la ricerca di forme di risparmio più redditizie.
Ad ogni buon conto, non è sulle questioni finanziarie che vorrei soffermarmi. L'ambito nel quale vorrei far confluire la discussione, così come era nelle mie intenzioni al momento dell'apertura del thread, è viceversa quello originato da una semplice considerazione che facevo tra me e me: fatta salva l'ovvia esaltazione dei vantaggi di un prodotto ad opera dei pubblicitari (utopistico e anche decisamente ngenuo pensare diversamente), resta quell'animus di etica, di moralità, che è poi l'argomento che mi sta maggiormente a cuore.
Chiedere ad un pubblicitario di "limitarsi" negli eccessi commerciali è come chiedere ad un oste se il proprio vino è buono: non si avrà (ragionevolmente) mai una risposta oggettiva. Così come non credo, esattamente come te, che siano le agenzie pubblicitarie a farsi carico di controllare la correttezza delle informazioni riportate negli spot.
E purtuttavia esistono dei "baluardi legali" quali la pubbliità ingannevole, o la o la concorrenza sleale, precisi istituti giuridici che presiedono alla tutela del consumatore.
Sicchè mi chiedo se questa mancanza di sensibilità, per tornare al caso specifico, sia avvertita solo da sottoscritto, o sia qualcosa che altir condividono, ma alla quale ci siamo perigliosamente assuefatti.
 
La mia personale opinione è che una famiglia, anche nella più completa ignoranza dei prodotti finanziari, per semplice buon senso non investe mai tutto ciò che possiede nella stessa operazione/titolo/fondo/persona, se lo scopo è solo quello di tutelare i propri risparmi.
Per il resto, alla luce di chiacchiere che vanno in un senso e di fatti che invece seguono la direzione diametralmente opposta, leggasi leggi fatte su misura per tutelare l'imbroglio e l'imbroglione o pro banche (falso in bilancio, fondi di garanzia, etc.), quando non ad personam (che per risolvere cavoli propri scardinano gli ordinamenti) non mi attendo alcuna protezione e garanzia istituzionale (reale) per il consumatore/cittadino ordinario.
Piuttosto, mi augurerei che, iniziando dall'ufficio del promotore finanziario, e soprattutto nell'urna del seggio elettorale, il cittadino iniziasse a credere di meno alle favole e diffidasse di chi gli canta la canzone che vogliono sentire.
 
evitando di scivolare in tematiche dall'animus decisamente più politico (benchè comprenda che lo cose sono legate) e, ripeto, astraendo il discorso dalla fattispecie di carattere "finanziario" dalla quale ho tratto spunto (potremmo parlare di incredibili antirughe applicati su pelli bellissime di ventenni che non ne hanno ancora alcun bisogno) ciò che mi premeva sottolineare era appunto questa nostra apparente assuefazione ad un bombardamento mediatico commerciale totalmente straripante rispetto alla realtà. Sicchè, mi chiedevo e continuo a chiedermi, come sia possibile che questi messaggi di falsità e irrealtà, forieri di valori totalmente sganciati dalla realtà, promotori di modelli di vita, di famiglia e di valori che, nella quotidianità, non sono propri della quasi totalità delle persone, continuino - eppure - ad ammorbare le nostre esistenze.
Sono ben accette tante altre opinioni, ovviamente.
 
Credo che la maggioranza delle persone sia assuefatta allo status quo del bombardamento pubblicitario e mediatico, e che questa assuefazione sia, tutto sommato, una difesa abbastanza valida. La stragrande maggioranza delle persone sa, in cuor suo, che molti messaggi sono fuorvianti se non addirittura falsi. Salvo ciclicamente provare, con sano scetticismo misto ad intelligente curiosità, se un nuovo prodotto offre finalmente e realmente i vantaggi decantati. Il più delle volte gli spot vengono visti e sopportati, ma non restano impressi, se non per quello che sono. Bella, per fare un esempio, la pubblicità della Fiat Palio, e tutti ne parlavano a suo tempo, tuttavia non è che sia stato questo grande successone commerciale...
Poi, in casi che spero rari, l'assuefazione di cui sopra non c'è, e viene sostituita da una malsana necessità di credere alle favole, e proprio per questo l'impatto del messaggio può risultare davvero devastante, proprio come il sale che si scioglie e le maledizioni del mago di turno. Un problema che però, a ben vedere, è limitato ad alcuni casi e che, secondo il mio modesto parere, è più legato a problemi della vittima che alla forza del carnefice.
 
è anche vero il contrario però: giù a martellare con le varie tariffe e amenità tecnologiche sui telefonini, e tutti a comprare l'ultimo telefonino che consente chissà quali mirabolanti cacchiate. Penso sia più corretto fare un ditinguo secondo il tipo di prodotto e secondo il tipo di fascia d'età del consumatore destinatario del bombardamento.
Ad ogni modo...ancora una volta mi pare si stia andando in un certo senso fuori tema. A me, torno a ripetere, interessava molto affrontare la questione della eticità di messaggi dichiaratamente falsi e delle tutele che il consumatore può avere per difendersi da essi. Dovendo giudicare da quel che vedo intorno a me, al contrario di te, non mi sento molto tranquillo, perchè non confido in quella funzione protettiva derivante dalla assuefazione. Questa, piuttosto, la vivo come elemento negativo, un inebriante effluvio di ****ate che offuscano l'obiettività e la capacità di discernimento della massa.
Ovviamente con quei distinguo che dicevo sopra. Non si può certo generalizzare.
 
Se vuoi, aggiungo che l'ultimo telefonino è talmente mirabolante che, di solito, ha perso qualche importante funzione a favore di altre aggiunte, funzioni che di norma, sono sostanzialmente inutili, o meno utili di quelle perse, se non per qualche adolescente. La stessa cosa vale per i piani tariffari. Questo però è un giudizio personale e soggettivo, e non ci sono margini per definire il messaggio pubblicitario dichiaratamente falso. Credo che se passano in TV i promo di maghi e cartomanti sia ben difficile attendersi qualcosa da organismi di controllo ed autoregolamentazioni. Così come non è fermando il mago di turno che si risolve il problema, ma educando/istruendo il consumatore in altra sede, a ben vedere ci sono ovunque inviti a non lasciarsi abbindolare da certi messaggi pubblicitari, e dal sale che si scioglie, o dalla paura del malocchio. Il tonto ed il credulone saranno sempre facili prede ma non suscitano la mia compassione. Sarò forse cinico, ma non provo nulla verso che si fa abbindolare da messaggi evidentemente fasulli per soddisfare la propria vanità e cupidigia. Discorso completamente diverso relativamente ai problemi di salute, dove la disperazione porta, comprensibilmente, a "spegnere" il cervello e ad attaccarsi a qualunque speranza pur di tentare qualcosa.
 
in questo modo però non si corre il rischio di "abbandonare" i tontoloni alle grinfie dei furbastri? Concordo con il fatto che chi non è tonto non ci casca, ma ancor prima di ciò mi chiedo: perchè non evitare a monte di mandare spot che dicono ****ate? I colgioni non ci cascano, ma non vedo perchè non risparmiarle comunque anche a tutti gli altri. :lol: :lol:
 
Più che etica sobria

Ah però...l'etica nella pubblicità, discorso assai interessante, ma di difficile concretezza. Di fatto, la pubblicità, anche quella più garbata, a mio avviso per definizione è un invasione.E' un qualcosa che io non ho richiesto, che mi viene proposto, senza che io stia cercando una determinata cosa in quel settore. Questo vuol dire perdita di tempo( è irrilevante la quantità) e di energie. Perchè mai, sempre che io nn lo voglia, debbo sforzarmi di comprendere un messaggio che magari e anche criptato se non subliminale in alcuni casi. L'etica e la morale in questo caso stabiliscono,non, cosa sia giusto o cosa sia sbagliato ma, cosa sia vendibile da invendibile. Forse più che etica, dovremmo ricercare nella pubblicità almeno un minimo di rigore e sobrietà. La pubblicità(peggio ancora quella che si assorbe in maniera quasi vegetativa, intendo quella televisiva) non può essere giusta o sbagliato e nella sua indone. La pubblicità deve mostrare e rendere attraente qualcosa che magari non lo è. La pubblicità a dietro degli interessi,materia che, ha sempre fatto a botte con il concetto di Etica.
 
Mi permetto di entrare anche io in questo ( bellissimo! ) thread che non avevo notato prima.
Per capire la funzione della pubblicità, bisogna, a mio parere, riflettere bene sui meccanismi di base che regolano l'economia di mercato ( non mi piace usare il termine "capitalismo", ma, insomma, se preferite.... fate pure ): perchè il meccanismo funzioni, è necessario, fondamentale anzi, che ci sia una crescita continua, una produzione di beni e servizi che aumenti ogni anno ( se per un anno non aumenta, o scende sia pure dello zero virgola qualcosa, è, come tutti sanno, un dramma..). Nei Paesi Occidentali avanzati, però, non esistono più o quasi bisogni primari da soddisfare; anche beni di massa non proprio indispensabili ( televisori, dvd, telefonini, forni a micronde etc. etc. ) sono ormai presenti pressocchè in ogni famiglia.
Il nostro è quello che si definisce " un mercato maturo ", ovverossia che ha raggiunto la saturazione; la logica conseguenza, però, dovrebbe essere anche la stagnazione, la crisi totale del sistema: se tutti hanno il necessario e anche un bel pò di superfluo, NESSUNO o quasi avrebbe SPONTANEAMENTE l'esigenza di comprare nuovi prodotti, di spendere, di consumare... con le conseguenze facilmente immaginabili per l'economia...
Ecco allora che la pubblicità risponde ad un'esigenza imprescindibile dell'economia di mercato: convincere i potenziali clienti a comprare un prodotto o un servizio anche ( e soprattutto... ) nel caso in cui NON NE ABBIANO ASSOLUTAMENTE BISOGNO; anche ( soprattutto...) nel caso in cui non se lo possano permettere ( vedasi il proliferare delle vendite a rate... ); e, infine, anche se l'acquisto in questione ( parlo del caso degli scandali finanziari ) possa portarli alla rovina...
Togliere questa funzione alla pubblicità, imporle l'ETICA, come vorrebbe Copperfield, significherebbe, di fatto, snaturarle completamente il ruolo che ha assunto nell'economia di mercato e, in definitiva, mettere in crisi l'intero sistema...
Oh, ragazzi, sia chiaro: la mia è solo un'analisi obiettiva ( giusta o sbagliata, non sta a me decidere...), non dò alcun giudizio di merito, soprattutto nessun giudizio morale.... Semmai, posso aggiungere che, comunque, il sistema della crescita senza limiti è destinato, per forza di cose, ad entrare in crisi prima o poi per l'esistenza di vincoli esterni ( energia, ambiente... ): ma di questo ne ho abbondantemente parlato in altri topic... :icon_wink:
 
La funzione della pubblicità dovrebbe essere quella di informare su vantaggi e le caratteristiche di un prodotto od un servizio offerto, che può rispondere o soddisfare esigenze e problemi. Lo strumento mi sembra assolutamente lecito ed utile finchè il messaggio pubblicitario promuove caratteristiche reali del prodotto, assolutamente scorretto quando invece è ingannevole, ovvevro la scia credere ciò che in realtà non è. Riallacciandomi a quanto ho già detto, non è compito di chi crea lo spot verificare la veridicità del prodotto da promuovere, mentre sarebbe auspicabile che l'authority preposta intervenisse. Purtroppo questa authority esiste, ma ha tempi di intervento assolutamente eccessivi, multando e obbligando a sopspendere la pubblicità quando la campagna di fatto è già conclusa (vedasi, ad esempio, i polli Amadori allevati a terra.....). Completamente diverso è il discorso di sindacare a priori se l'aquirente tizio o caio abbiano realmente bisogno di quel prodotto, o peggio ancora, presumendone l'incapacità a decidere opportunamente, censurare un messaggio pubblicitario che potrebbe indurli a spese per loro inutili, od eccessive rispetto alla disponibilità finanziaria. Mi spiace ma questa visone "monarchica" e "paternalista" di qualcuno che decide per noi plebe cosa possiamo o non possiamo vedere, non riesco proprio a digerirla. Fra l'altro, questo, sarebbe un pericolosissimo strumento di potere nelle mani di pochi.
 
Ultima modifica:
tuner ha scritto:
La funzione della pubblicità dovrebbe essere quella di informare su vantaggi e le caratteristiche di un prodotto od un servizio offerto, che può rispondere o soddisfare esigenze e problemi. Lo strumento mi sembra assolutamente lecito ed utile finchè il messaggio pubblicitario promuove caratteristiche reali del prodotto, assolutamente scorretto quando invece è ingannevole, ovvevro la scia credere ciò che in realtà non è. Riallacciandomi a quanto ho già detto, non è compito di chi crea lo spot verificare la veridicità del prodotto da promuovere, mentre sarebbe auspicabile che l'authority preposta intervenisse. Purtroppo questa authority esiste, ma ha tempi di intervento assolutamente eccessivi, multando e obbligando a sopspendere la pubblicità quando la campagna di fatto è già conclusa (vedasi, ad esempio, i polli Amadori allevati a terra.....). Completamente diverso è il discorso di sindacare a priori se l'aquirente tizio o caio abbiano realmente bisogno di quel prodotto, o peggio ancora, presumendone l'incapacità a decidere opportunamente, censurare un messaggio pubblicitario che potrebbe indurli a spese per loro inutili, od eccessive rispetto alla disponibilità finanziaria. Mi spiace ma questa visone "monarchica" e "paternalista" di qualcuno che decide per noi plebe cosa possiamo o non possiamo vedere, non riesco proprio a digerirla. Fra l'altro, questo, sarebbe un pericolosissimo strumento di potere nelle mani di pochi.
Sono sostanzialmente daccordo con te, con l'eccezione della frase che ho evidenziato... Credo sinceramente non sia proprio così... O meglio: forse poteva essere vero 30 - 40 anni fa, ai tempi di Carosello e della publicità spartana che appariva sui quotidiani: al massimo una piacente ragazza con un bel sorriso che proclamava le virtù sbiancanti della pasta del capitano... Oggi ( e tu lo sai meglio di me se, come mi sembra di capire, lavori in questo settore ), il ruolo della pubblicità è primariamente quello di CREARE bisogni da soddisfare, più che soddisfare bisogni già esistenti ( in massima parte già saturati...). Ripeto: non c'è nessun giudizio negativo di tipo moralistico da parte mia, anzi... Non mi sembra, però, neanche corretto nascondere la realtà dei fatti....
 
Se ho usato il condizionale una ragione dovrà pur esserci...
Se il messaggio è vero e non ingannevole non vedo problemi nella pubblicità, e sta soltanto allo spettatore decidere se usare il proprio cervello oppure no. Se non ti serve un auto come la Smart four four, una pubblicità simpatica ed un lettore DVD credo non te la farà certo diventare utile e desiderata, e non ti impegolerai in un acquisto che va oltre la tua disponibilità accedendo a rate per comprarla.
Il problema è la debolezza della controparte e viene da vent'anni di messaggi che non hanno molto a che vedere con gli spot pubblicitari, o per lo meno non direttamente. La vulnerabilità ai finti bisogni è il risultato che si è ottenuto convincendo le persone, specie quelle più giovani, che si debba essere tutti uguali, e che per esserlo sia un obbligo l'omologazione, e che l'esteriorità dimostri appartenenza. Guai a non essere nel gruppo, è orrendo essere "out". A questo punto, se va di moda una banana verde di plastica sulla testa, perchè nel tale programma TV l'aveva il pupillo di turno della De Filippi, allora guai a non averla, anche se vale 10cent ma costa 100€.
Più che gli spot pubblicitari sarebbero da censurare decine di programmi e personaggi "trash" che imperversano in TV da 20 anni a questa parte.
Chi ha qualche anno in più si ricorderà delle doti giornalistiche eccelse del Sig. Costanzo, che a fine anni 70, come massimo, aveva partorito un quotidiano trash (miseramente fallito), versione giornaliera Novella 2000 ed Eva Express, anzi peggio. La TV libera che diventa TV commerciale e si fa strumento di personaggi che puntano soltanto al profitto, creando allo scopo generazioni di consumatori ad hoc.
Ho estremizzato, perchè la realtà è un po' più variegata, ma era per rendere l'idea.
Non credi che il problema sia questo?
 
tuner ha scritto:
Se ho usato il condizionale una ragione dovrà pur esserci...
Se il messaggio è vero e non ingannevole non vedo problemi nella pubblicità, e sta soltanto allo spettatore decidere se usare il proprio cervello oppure no. Se non ti serve un auto come la Smart four four, una pubblicità simpatica ed un lettore DVD credo non te la farà certo diventare utile e desiderata, e non ti impegolerai in un acquisto che va oltre la tua disponibilità accedendo a rate per comprarla.
Il problema è la debolezza della controparte e viene da vent'anni di messaggi che non hanno molto a che vedere con gli spot pubblicitari, o per lo meno non direttamente. La vulnerabilità ai finti bisogni è il risultato che si è ottenuto convincendo le persone, specie quelle più giovani, che si debba essere tutti uguali, e che per esserlo sia un obbligo l'omologazione, e che l'esteriorità dimostri appartenenza. Guai a non essere nel gruppo, è orrendo essere "out". A questo punto, se va di moda una banana verde di plastica sulla testa, perchè nel tale programma TV l'aveva il pupillo di turno della De Filippi, allora guai a non averla, anche se vale 10cent ma costa 100€.
Più che gli spot pubblicitari sarebbero da censurare decine di programmi e personaggi "trash" che imperversano in TV da 20 anni a questa parte.
Chi ha qualche anno in più si ricorderà delle doti giornalistiche eccelse del Sig. Costanzo, che a fine anni 70, come massimo, aveva partorito un quotidiano trash (miseramente fallito), versione giornaliera Novella 2000 ed Eva Express, anzi peggio. La TV libera che diventa TV commerciale e si fa strumento di personaggi che puntano soltanto al profitto, creando allo scopo generazioni di consumatori ad hoc.
Ho estremizzato, perchè la realtà è un po' più variegata, ma era per rendere l'idea.
Non credi che il problema sia questo?
Il problema E' sicuramente questo... Solo io sono convinto che non ci sia separazione EFFETTIVA tra i programmi trash cui ti riferisci ( non per niente sovvenzionati dalla pubblicità...) e la pubblicità stessa... Il culmine della commistione si ritrova nelle cosiddette "telepromozioni", quando cioè c'è una completa sovrapposizione tra programma trash e messaggio pubblicitario, e nella mente del telespettatore più sprovveduto ( purtroppo una percentuale tutt'altro che irrilevante...) non si opera più alcuna distinzione... No, tuner, io sono convinto che pubblicità ( tranne, certo, qualche eccezione che, come al solito, conferma la regola...) e tv commerciale vadano a braccetto e condividano IN PIENO la responsabilità dei fenomeni che tu stesso hai evidenziato...
 
mi fa piacere leggere che una discussione come questa abbia preso piede. Come era prevedibile siamo andati più lontani di quanto avevo in animo quando aprii il thread.
Credo abbiate tutti espresso concetti corretti: la pubblicità crea la convinzione di aver bisogno di un certo prodotto; la pubblicità induce ad emulare modelli di vita inesistenti; la pubblicità tende a creare omologazione; le autorità (quali?) di controllo dovrebbero controllare.
Quest'ultimo punto in realtà era l'unico che mi stava a cuore. Per il resto, condivido in toto.
Trovo moralmente riprovevole che si prenda per il c.u.l.o. una moltituidine di famiglie che tu stesso, poco prima, hai contribuito biecamente ad impoverire.
A me sta a cuore questo. Pubblicità del genere dovrebbero essere cassate anzitempo; non ne faccio un discorso monarchico; ne faccio uno di mera decenza sociale.
 
Credo sia ingiusto e superficiale non fare distinzioni, e sarebbe sbagliato etichettare in un solo modo tutta la pubblicità. L'offerta soddisfa una domanda (vera o presunta) e la pubblicità serve unicamente a far incontrare chi vende e chi compra. Non è quindi vero che lo scopo della pubblicità sia quello di creare bisogni fittizi, perchè è esattamente il contrario, visto che nessuno di noi comprerebbe alcunchè non ritenga necessario. Non si potrebbe neppure spiegare perchè si spendano oceani di denaro in marketing, se non a causa della necessità di chi produce di offrire cose di cui esista effettivamente una richiesta. Poi, la cosiddetta necessità può senza dubbio essere in realtà un falso bisogno od un capriccio, ma se non c'è mercato, cioè richiesta, non è che lo si possa creare soltanto con uno spot pubblicitario. Laddove l'emittenza commerciale è stata regolamentata, da una parte non si sono visti i fenomeni negativi del caso Italia e dall'altra non si è caduti in situazioni estreme di vulnerabilità del consumatore. Trovo assolutamente ridicolo sentir dire che la TV commerciale offre quello che la gente chiede quando invece lo impone, perchè è un po' difficile che il pubblico possa scegliere qualcosa che è come se non esistesse, in quanto non è offerto. E' la forza del mezzo televisivo commerciale che in Italia è spropositata, e risponde ad interessi che da ormai oltre 20 anni confluiscono da una sola parte, e sono in grado di condizionare ai più alti livelli. E' qui che manca l'etica, non nella pubblicità.
 
Io credo che stiamo un pò tutti e tre ( ma gli altri? non sono interessati a questo discorso'... :eusa_think: ) dicendo cose abbastanza simili... L'unico punto che ci distingue sta nel fatto che Tuner tende a distinguere il ruolo della pubblicità da quello della tv commerciale: la prima si porrebbe solo l'obiettivo di soddisfare bisogni, non importa se giusti o sbagliati; semmai sarebbe solo la seconda a creare bisogni "finti".. Per me ( e credo anche per Copperfield ) non c'è distinzione di responsabilità tra le due, visto che la tv commerciale VIVE con la pubblicità e la pubblicità ha estremo bisogno che la tv commerciale crei sempre più bisogni da soddisfare...
Quanto alla possibilità di una regolazione, come auspicato da Copperfield: se rileggi il mio post iniziale scoprirai come la penso.... Sottoporre a controllo la pubblicità è impossibile, anzitutto perchè non potresti mai essere sicuro che il controllo si fondi solo sull'etica e non su interessi particolari ( "chi controlla il controllore" ); e poi ci dobbiamo mettere in testa che questo meccanismo ( infernale?... ) è assolutamente essenziale per il buon proseguimento dell'economia di mercato: limitarla, regolamentarla, significherebbe tout court limitare e regolamentare anche il meccanismo di produzione capitalistico... "Vaste programme", come diceva De Gaulle...
 
Se è vero che "La pubblicità è l'anima del commercio" è anche vero che se non c'è etica nell'una, non la troveremo neppure nell'altro.
Sino a questo momento ho preferito solo leggere con molta attenzione, anche perché mi ritengo tutt'altro che competente nei meccanismi commerciali e finanziari attorno ai quali ruotano molte altre realtà parallele, tra le quali la pubblicità (come dal saggio detto: "Parla solo se hai esperienze dirette…"). E poi forse avete già detto tutto voi… :icon_wink:
Tuttavia mi dispiaceva non dare anche un mio contributo, se non altro in quanto "spettatore medio" e destinatario dei messaggi pubblicitari diretti o indotti dei quali tutti siamo testimoni.
Detto ciò, devo dire che da qualche giorno sto anche facendo caso (a dire il vero lo faccio sempre, ma in questi giorni ho un livello d'attenzione più alto) alle varie pubblicità proposte da volantini pubblicitari (spesso troppi ed indesiderati) che trovo nella cassetta della posta, dalla radio, dai giornali e dalla TV.
Parallelamente sto approfittando del mio intervallo per farmi qualche passeggiata nei vari Centri Commerciali ed Ipermercati che infestano la zona dove lavoro e sto realmente facendo caso alle persone che osservano i vari negozi o che acquistano determinati prodotti.
Parlando dell'etica, a me pare che stiamo messi davvero maluccio e credo che ci troviamo in una strada senza via d'uscita, almeno per il momento. :sad:
Sento di dover dare ragione a turner e a roddy quando ci si riferisce al fatto che buona parte del problema sia da ricercare un po' in tutte le TV, di fatto Emittenti commerciali. Se pensate che quella che "era" la TV pubblica adesso non ha un solo programma che non sia sponsorizzato da qualcuno, presenta ormai da anni gli sponsor persino per il Meteo (e questo sarebbe il meno, ma è pur sempre indicativo), invita a chiamare costosi Call Center o inviare onerosi SMS per farti esprimere un parere su chi far naufragare su un Isola (ma come? Se "ti serve" il mio parere, dovrei essere pagato io, no?). :icon_eek:
In pratica, in una piazza dove oramai davvero non esistono più beni primari da reclamizzare, si crea una sorta di sovrapposizione tra TV e pubblicità, credo, al fine di azzerare lo spessore intellettivo dello spettatore medio (già spesso stressato quanto basta dalla ripetitività, dalla monotonia del quotidiano), vedi abbondantissimo trash, reality, vite in diretta, ecc. con le interruzioni pubblicitarie che a tratti sembrano persino una pausa di sollievo rispetto alla spazzatura trasmessa. Ma poi sarà proprio la pubblicità stessa che provvederà a "coronare" i vari messaggi più o meno subliminali disseminati qua e là nelle varie trasmissioni e pescare (o abbindolare) in modo imparziale nel bacino dei consumatori cotti a puntino, grazie anche ai vari "Tutto intorno a te!" e "Adrianaaa!" (che spesso reclamizzano "TELEFONATE GRATIS"... Nel senso che se PRIMA RICARICHI un centinaio di euro entro la tale data, poi il gestore te li rende, ma solo se li consumerai entro la tale altra data... :badgrin: ).
Ma del resto, in senso più generale, tutto può essere pagato anche grazie ad allettanti RATE a zero interessi che inizierai a pagare dopo un anno o due o tre…
E pure nei centri commerciali dei quali parlavo è uno spettacolo… Avete mai fatto caso ai discorsi delle persone dentro, che so, un negozio di telefonini? O di arredamento? O di Hi Fi? Io ci sto facendo caso. E vanno da "Quella sedia ce l'hanno pure nella casa del Grande Fratello" a "Beh, se costa 999 Euro e se lo posso pagare in 10 rate a partire dal…"! :doubt:
E intanto noi, giù a comprare come forsennati (a rate, con pagamento anche dal 2009) schemi piatti, telefonini UMTS, Playstations, automobili, decoder che poi una Pay TV provvederà prima o poi a costringerti a mettere in cantina, frequentare locali che pare siano esclusivi per il fatto che vi sia stato avvistato qualche "Costantino", eccetera, eccetera. :eusa_wall:
Mi chiedo poi cosa accadrà nel "2009" al momento in cui arriverà il conto. :evil5:
Il "bello" è che temo che la cosa riguarderà tutti, anche coloro che cercano di essere un po' più accorti... :eusa_think:

Concludo con una futilità, che però trovo molto indicativa: una volta in Veneto su una Radio locale ho ascoltato il seguente spot (ancora lo ricordo): "...E stasera non mancate al nostro Club: (era una discoteca) ci verrà a trovare anche Tizia, (non ricordo il nome) LA VELINA BIONDA DI STRISCIA LA NOTIZIA!!!" :5eek:
 
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