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Le conseguenze dell'amore

Copperfield

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Chi è Titta Di Girolamo? Da dove viene? Dove sta andando? Nessuno lo sa. L'unica cosa che sappiamo di lui è che è sempre pacato, elegante, ma non sempre cortese con tutti; e che vive da otto anni in un albergo situato in Svizzera.
Esce raramente dall'albergo eppure, come sempre, è di una puntualità quasi disarmante (svizzera, appunto) nel pagare il fitto mensile della sua triste stanza.
Tutti lo rispettano, tutti sono incuriositi da lui, tutti vogliono fargli delle domande, ma la coltre di auterità e - allo stesso tempo - di mistero è impenetrabile.
Titta Di Girolamo, però, pur conducendo una vita completamente scollata dalla realtà, è un uomo come tutti gli altri, e come molti ha un segreto recondito mai rivelato ad alcuno.
(FilmUp)

In questa interessantissima opera, a suo tempo giustamente definita "noir" (andag) si tratta - in realtà - di superare la prima metà, poichè giunti al giro di boa, l'inatteso sviluppo degli eventi crea una grande apertura ad una serie di situazioni che, pur non mutando di ritmo come giustamente osservato da andag, permettono tuttavia alla pellicola di prendere quota attirando l'attenzione di uno spettatore fino a quel momento, con ogni probabilità, piuttosto annoiato.
E benchè il finale manifesti situazioni scontate, al limite del clichè, nel complesso sono rimasto piacevolmente sorpreso. Del resto far ruotare un film su - sostanzialmente - un unico personaggio non è facile, tanto meno per l'interprete, in questo caso bravissimo nel reggere quello che di fatto è un monologo.
Comunque, opera interessante quanto non immediata.

***
 
le conseguenze dell'amore

Decisamente il film italiano meglio riuscito degli ultimi anni. Sorrentino non ha paura di rischiare, e magari, di affrontare la solitudine attraverso una sceneggiaura nella quale il suo protagonista, di fatto non vive più. Lo stile è impensabile per la maggior parte dei registi di casa nostra. Il comportamento Metodico e invisibile di quest'uomo( un eccezzionale e monumentale Toni Servillo), lo fa sembrare più parte della scenografia che della sceneggiatura. Il regista affida la staticità della storia ad una dinamicità inquadrativa. Che infatti sia la M.D.P. a muoversi sui personaggi o siano loro a muoversi all'inerno di essa il dinamismo delle riprese è assicurato. La fotagrafia di Bigazzi e essenziale e notevole come e più di sempre. Una pellicola che ha più di semplici meriti. Un film che vale davvero la pena. un film che sa cosa vuol dire usare la grammatica cinematografica. Un noir dell'anima. Imperdibile.

****
 
Buon film, forse un po' bloccato dalla troppa coscienza di sé.

Voto: ***
 
Ultima modifica:
Beh non direi, anche perché questo non mi sembra affatto un film che vorrebbe giocare solo usando l'aspetto tecnico... :eusa_think: Mi è sembrato troppo freddo e a modo per poter essere davvero coinvolgente: l'alchimia fra i due, troppo letteraria, non funziona bene e in più l'incidente in auto è davvero banale e girato in modo troppo insistente. :icon_confused:
 
mah...io confermo il mio giudizio e lo trovo esemplare, sopratutto per il nostro cinema, incapace di distaccarsi tra cliche televisivi(e non intendo quelli tecnici) o superficialità, affidando spesso personaggi al luogo comune e all'ovvietà. Ad esempio che in ricordati di me la ragazza voglia fare la velina,sè non scontato,è addirittura in ritardo su Neri Parenti (natale in...qualcosa uscito mesi prima). O ancora che Ozpetek voglia raccontare la redenzione di una ricchissima e nobilissima manager(che addirittura chiede l'allontamento dal centro della città dei barboni), a parte il fatto dell'Irrisoria spiegazione della sua improvvisa mutazione, quelllo che sembra il suo tentativo più nobile, il racconto e l'affresco dei nuovi poveri italiani, è superficiale e spaventoso,quasi sembra una Setta malefica e non persone bisognose. Cmq tornando al film credo che sia proprio in quella cosienza di sè, magari un pò presuntuosetta,a renderlo rischiosamente riuscito. sono i dettagli a fargli meritare, come ad esempio l'uso del suono(scena del conteggio delle banconote) l'esercizio virtuoso della ripresa,es: scena dell'ignezione di eroina. Cmq rispetto il giudizio di tutti pur non condividendolo.
 
Luk_Sburry ha scritto:
Sorrentino non ha paura di rischiare, e magari, di affrontare la solitudine attraverso una sceneggiaura nella quale il suo protagonista, di fatto non vive più.... un film che sa cosa vuol dire usare la grammatica cinematografica. Un noir dell'anima
sono d'accordo... quanto alla scena dell'incidente, mi sembra girata in maniera semplicemente magistrale.
 
no no non è per quello, per carità non scrivere così che poi magari lui ci crede... ;) però il leggerla citata (la scena dell'incidente) mi ha fatto ricordare che, all'epoca della visione, mi aveva colpito per il senso di ineluttabilità, come di tragedia greca, con cui è gitrata... e trovo che l'incidente si inseriva bene in un film che è tutto quanto segnato da un cappa minacciosa di sciagura imminente, come se la grande calma apparente del film nascondesse un destino in agguato, pronto ad esplodere in qualsiasi momento...
 
COPPERFIELD ha scritto:
e poi qualsiasi cosi va bene pur di non dare ragione a gahan :badgrin: :D
Me ne vanto. :D

Comunque è evidente che sia un film insolito ed ammirevole nel nostro panorama; ciononostante a mio modo di vedere è più un tentativo che non qualcosa di pienamente riuscito. :doubt:

In compenso avete tutto il mio appoggio per quanto riguarda Muccino (tutti e due, visto che ci sono) e parzialmente anche per Ozpetek (Cuore sacro mi è sembrato avere un senso, sebbene sia un film ampiamente deludente come a suo tempo mi han deluso i suoi precedenti: è decisamente sopravvalutato). :icon_wink:
 
Luk_Sburry ha scritto:
Decisamente il film italiano meglio riuscito degli ultimi anni.
Riprendo questa affermazione sol perché, andando a rileggere la mia vecchia recensione, mi è tornato in mente quello che secondo me è il film italiano meglio riuscito degli ultimi anni: L'imbalsamatore. :icon_wink:
 
Concordo sul fatto che sia uno dei migliori film italiani degli ultimi anni, ma lo trovo inferiore a questo. Garrone è senz'altro un buon regista e lo ha dimostrato anche con l'inquietante primo amore, ma Sorrentino mi dà l'impressione di avere una sensibilità più acuta o per lo meno più evidente e conscia. Comunque spero che Garrone e Sorrentino, insieme a pochi altri possano risollevare le sorti del nostro cinema sempre più Mediocre e insignificante. Devo però aggiungere che non sono i soli. A mio avviso il problema grosso del cinema italiano degli ultimi anni sta nel fatto che i produttori non sono all'latezza degli autori. In effetti fatta esclusione per due rarità(vedi Procacci e Arcopinto) i restanti che sò Tilde Corsi, Tozzi, solo per citare una premiata ditta, sembrano più interessati al vendibile che alla qualità dell'opera nonostante abbiano dimostarto in passato grandi qualità nel loro mesytiere. E' come se il rincoglionimento abbia fatto vittime illustri o l'interesse di rientro si sia appropiato della ricerca sperimentativa cinematografica e audiovisiva in generale. Io credo fortemente che un regista discreto se è in mano a un buon produttore diventa un Buon regista, ma un buon Regista senza un buon produttore resta un invisibile e affuscabile meteora. Indipendentemente dal suo Valore alto o basso che sia.

''La sperimentazione e la ricerca linguistica sono l'uniche cose per cui secondo me vale la pena di fare cinema'' Diceva l'immenso Orson Wells(o qualcosa di simile cmq questa è la sostanza).

Ahh se più ''gente'' lo ascoltasse...
 
Luk_Sburry ha scritto:
Concordo sul fatto che sia uno dei migliori film italiani degli ultimi anni, ma lo trovo inferiore a questo.
Dissento fortemente, ma vabbe'. :eusa_shifty: Per il resto dell'ultimo post concordo, ovviamente. :sad:
 
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