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La caduta - Gli ultimi giorni di Hitler

gahan

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25 Febbraio 2004
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Ci è difficile comprendere le critiche mosse al film di Hirschbiegel (The Experiment), perché dipingon tutte quello che ci è sembrato - e proprio per quanto gli viene rimproverato - un film estremamente coerente e mai falso o compiaciuto. Con una cifra stilistica che, più che televisiva, è tipica del cinema tedesco, vediamo assieme il bunker della caduta del Führer, dei vertici del suo regime (fra chi non vede il futuro senza nazional-socialismo e chi, come Himmler, pensa già a come saluterà Eisenhower) e delle persone umanamente a lui vicine con fuori la Berlino che sta per arrendersi ai sovietici: è la frenesia di un uomo che trema ed urla resistendo ed arrendendosi al tracollo, ripresa da vicino per quello che probabilmente è stata. Umanizzazione? Sì, perché pretendere che si dipinga il più grande criminale della storia come se non fosse stato umano sarebbe stupido ed insensato. Così come stupido ed insensato sarebbe chiedere che da un film così strutturato debba venir fuori una ideologica condanna dell'uomo e della Storia. Tanto più che da questa umanizzazione esce fuori sì immedesimazione (strettamente filmica, però; e la cosa riesce più in generale in tutta l'opera e non solo sulla figura principale), ma nessuna pietà; questa, semmai, è tutta racchiusa nei bellissimi bambini addormentati eliminati con meticolosa cura da Magda Goebbels: per tutti il medesimo rituale, poi un sospiro e l'inquadratura va sui piedini e la coperta che si alza a coprire i loro volti dopo che la mamma dà l'ultimo bacio sulla fronte. Agghiacciante e silenzioso. Un tocco registico lieve ma intenso, così come quello che registra in successione i vari suicidi a partire da quello dei due neo-sposi, l'incendio ai loro cadaveri; tutto con a testimoniarne l'orrore visivo le sole macchie di sangue nella stanza che la giovane segretaria si ritrova a guardare per uscir subito dopo terrorizzata. Le interpretazioni, delle quali quella di Ganz è la più egocentrica (e non poteva essere altrimenti), son pregevolmente fedeli al registro utilizzato: menzione particolare ai coniugi Goebbels (Ulrich Matthes e Corinna Harfouch) ed allo Speer di Heino Ferch. In apertura e chiusura, quasi per pudicizia verso le presagite critiche, è la vera Traudl Junge a portare in prospettiva il momento storico ed umano che lei stessa ha vissuto: basta questo.

Voto: ****
 
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Come da previsione, il film non ha deluso le aspettative. Due ore e mezza scarse di pellicola raccontano, con taglio decisamente televisivo, gli ultimi giorni di vita di Hitler & Co. nel bunker di Berlino.
Il rapido avvicinarsi della fine viene scandito da una serie di eventi esplosivi, tra i quali occorre ricordare il progressivo scollamento dalla realtà di Hitler (ottimamente interpretato da Ganz) e dei pochi adepti ancora intorno a lui; e mentre i generali più fedeli non hanno la forza di dire "al capo" come stanno realmente le cose, il sottofondo musicale - tema di tutto il film - si fa sempre più incessante e vicino: i cannoni russi che occupano Berlino strada dopo strada.
Ma esiste anche un altro evento davvero toccante, che ovviamente non verrà qui rivelato, anche se basta un libro di storia o un pò di conoscenze scolastiche per individuarlo. E' un ottimo indicatore della profondità raggiunta dall'ideologia nazista in alcune persone.
Nel complesso si tratta di un'opera davvero piacevole, per nulla noioso nonstante si svolga al 90% al chiuso; mantenuta in piedi da un continuo accadere di eventi, e con una alternanza ben costruita tra momenti statici e - quasi - amorevoli, e strappi in avanti derivanti dalle violente lacerazioni delle bombe.
Cosa più importante di tutte, la storia è stata ricostruita sulla base deil diario tenuto dall'ultima segretaria personale di Hitler, dal 1942 al 1945 che accanto a lui ha vissuto tutti gli attimi, fino alla morte.
Buono.

***
 
Assolutamente la miglior pellicola che mi è capitato di vedere negli ultimi tempi, sotto ogni profilo. Eccellente.
****
 
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