Purtroppo arriviamo a parlarvi di questo bel film solo ora, a distanza di mesi dalla nostra prima distratta visione. Si parte da uno scorcio del finale, con la protagonista che scende con la sua valigia roller la scalinata della corazzata Potemkin in quel di Odessa. Già da questo abbiamo un'idea delle suggestioni della pellicola: questo road movie in giro per l'Est partendo dall'Europa che con esso confina, l'Austria, è fatto di incastri e richiami, stralunato e confuso come Johnny Pichler (Josef Hader) e la bionda Dana/Shirley (Victoria Malektorovych) con la quale scappa, dopo una consegna di denaro messasi male, verso la Slovacchia. Poi un rincorrersi perdendosi e ritrovandosi ciclicamente, con per entrambi il passato che si manifesta: di lui sentiamo a più riprese i racconti fuori campo della sua infanzia, in lei ritroviamo lo sdoppiamento che è lo stesso di un mondo che si trova perso per un trauma. Un adattamento, una fuga che li porterà entrambi ad un traghetto, alla fonte figurativa del trauma stesso ed al contempo al superamento di esso. Film atipico, vago ed ironico, permeato di contrasti, a cominciare da quelli linguistici, e piccole trovate (le pecore che saltano, la ballerina, la bambola); con visione ed intelligenza, la debuttante Andrea Maria Dusl ha scritto e diretto un vero gioiellino.
Voto: *** ½