Euplio ha scritto:
Leggevo lunedi scorso sull inserto affari e finaza del lunedi del quotidiano la Repubblica un interessate articolo sulle frequenze UHF e cioe quelle che corrispondono alla quarta e quinta banda. In pratica si diceva che dal 1 genaio 2013 e cioe con l entrata in piena funzione del digitale terrestre si liberalizzeranno molte frequenze che sarano assegnate ai cellulari per spostare il 3G dai 2100 Mhz agli 800 mhz a salire per poter coprire meglio e con poche antene il territorio con il 3G. il cosi detto dividendo digitale Mi chiedo ma su queste frequenze non ci saranno le tv digitali Possono coiesistere due tipi di segali diversi
http://www.repubblica.it/supplementi/af/2008/12/08/primopiano/010kapitone.html
Chi si oppone al "dividendo digitale" l’Erario rischia di perdere altri soldi
il caso
LA prossima puntata della guerra italiana sulle tv ha già un nome e una scadenza. Si chiama «dividendo digitale» e scoppierà nel 2012, ossia un attimo dopo lo switch off, lo spegnimento completo e definitivo delle vecchie trasmissioni analogiche sulle frequenze terrestri. L’oggetto del contendere è semplice: con il passaggio al digitale e la moltiplicazione per 6 degli attuali canali, si libereranno molte frequenze. Frequenze preziose, a cui guardano gli operatori della telefonia mobile per far passare la loro banda larga wireless: sono frequenze più efficienti, che richiedono un minor numero di antenne e quindi meno costi di impianti e manutenzione) e penetrano meglio negli edifici (risparmiano così altri ripetitori e ulteriori emissioni elettromagnetiche). Nel Regno Unito hanno già deciso che una parte del dividendo digitale verrà assegnato alle reti mobili Umts: dovranno solo decidere le quote.
In Italia le cose non si mettono bene. Almeno a giudicare da quanto è accaduto nell’unico posto in cui lo switch off sia stato realizzato, ossia la Sardegna, che lo scorso 31 ottobre ha spento le trasmissioni analogiche. Le frequenze recuperate sono state pochissime, e sono state soprattutto frequenze Rai. Questo dipende anche dal fatto che nell’assegnazione delle frequenze del digitale terrestre fatte in sede europea ai tempi in cui era ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, risulta da fonte Ebu, la European Broadcasting Union, l’Italia, a mezzo del ministro Gasparri, avrebbe chiesto un pacchetto di frequenze largamente corrispondenti a quelle di fatto usate da Mediaset.
Il fronte antirestituzione sta già affilando le armi. Girano prime stime, arrivate anche all’AgCom, che dipingono un quadro fosco. Sommando una complicata situazione di caos nelle zone di confine e soprattutto utilizzando come massa di manovra le 500 emittenti private locali, che tanta parte hanno già avuto nella fase di accaparramento selvaggio delle frequenze negli anni Ottanta, risulterebbe che da restituire resterebbe ben poco. Con un danno rilevante per le casse pubbliche e per il debito pubblico. Visto che già non si sono fatte le aste per assegnare le frequenze digitali alle tv, in tal modo sfumerebbero anche quelle per assegnare il dividendo digitale agli operatori della telefonia mobile. Non ne uscirebbero le cifre folli del 2002, i circa 11 miliardi di euro. Ma qualche miliardo almeno certamente sì. (s.car.)