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Interviste esclusive a giornalisti Sport Mediaset

Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.
dki ha scritto:
L'intervista a Pardo è rinviata, non ci sono i presupposti adatti in questo momento. Al massimo lunedi l'intervista di Callegari ;)
ci siamo Nicola?? :icon_bounce: Scusa se ti mettiamo fretta...;)
 
W LECCE & INTER ha scritto:
ci siamo Nicola?? :icon_bounce: Scusa se ti mettiamo fretta...;)
Credo che oggi riuscirò a pubblicarla, ho avuto un piccolo contrattempo. Scusatemi voi! ;)
 
Ecco l'intervista a Massimo Callegari (conduttore e telecronista Premium Calcio):

Come sei arrivato al mondo del giornalismo?
Ho iniziato ancora studente di liceo nel giornale della mia città, “La Nuova Ferrara”. Posso dire di aver fatto tutta la trafila, dalla Seconda Categoria alla Champions League… Scherzi a parte, quello è stato solo l’inizio. La mia ambizione è sempre stata legata al calcio, giocavo nelle giovanili della Spal e quando ho capito che non avrei potuto giocarlo ai massimi livelli, sognavo di poterlo raccontare e vivere comunque da vicino. Le prime trasferte da inviato sono state al seguito della Spal, allora come oggi a galla tra C2 e C1. La svolta però è arrivata con i primi contatti con il mondo della Tv, grazie a Tele+2 ed Eurosport.

Chi ti ha lanciato nel mondo del giornalismo? Chi è stato il tuo "maestro" in questo campo?
Non è stato un giornalista, ma Gian Luca Cestari, il responsabile di una società di produzioni televisive di Ferrara, la Pubbliteam, che da anni ormai produce programmi di sport come “Icarus” per Sky Sport. Conosceva già allora (metà/fine anni ’90) la tv in maniera eccezionale e da lui ho imparato le basi fondamentali di questo lavoro. Mi aveva visto in una tv locale e mi ha contattato per commentare le gare di triathlon che lui seguiva per Tele+2: avevo solo 19 anni, non sapevo nulla di triathlon ma mi sembrava un’ottima opportunità per entrare nel mondo della tv. Ho iniziato a studiare, a informarmi su internet e a leggere riviste italiane e americane. E’ cominciata così la nostra collaborazione: in quegli anni studiavo alla facoltà di Lettere Moderne di Ferrara e lavoravo con lui. Siamo entrati insieme in contatto con Eurosport proprio grazie al triathlon, poi io l’ho commentato alle Olimpiadi 2000 e 2004.

Chi ha creduto più in te in questi ultimi anni?
Prima di tutti e più di tutti, mio padre. Il mio rimpianto più grande, che niente potrà cancellare, è che se ne sia andato l’anno scorso. Con il suo esempio mi ha insegnato i valori dell’umiltà e della determinazione. Mi ha trasmesso sin da piccolo la grande passione per il calcio e per lo sport; mi ha seguito e consigliato in ogni scelta e in ogni momento della mia vita. Avrei voluto condividere con lui tante altre esperienze ed emozioni, fargli conoscere altri grandi personaggi che lavorano con me e che lui ha sempre stimato…

Come sei arrivato a Sportitalia?
Sportitalia è nata dal gruppo – direzione, produzione e redazione - che aveva rilanciato Eurosport Italia dal ’99 al 2003. Le persone che lavoravano a Eurosport sono passate a Sportitalia, prima in “comproprietà”, poi in via esclusiva. Non avevo ancora commentato il calcio su Eurosport, ma Antonio Costanzo, responsabile della redazione di Sportitalia, sapeva della mia passione unica per il calcio e mi diede la possibilità di essere testato sul calcio sudamericano, che alcuni miei colleghi di allora consideravano “di serie B”: il direttore di rete Bruno Bogarelli mi ha promosso e da lì è iniziata l’avventura.

Sportitalia viene considerata da sempre una TV che sforna grandi talenti come te, Caiola, Ciarapica, Bonfardeci, Capella, Ceccarini, Gregorio. Che ne pensi?
Si può esprimere il proprio talento e si impara sul campo a fare di tutto: telecronache, conduzioni, montaggio dei servizi, interviste, scalette dei programmi. Ognuno trova la sua dimensione naturale e sviluppa le sue qualità migliori. E quando arrivi in una realtà più grande e strutturata come Mediaset Premium o Sky, devi “solo” affinare le qualità che hai acquisito. Mi piace citare anche le colonne storiche rimaste a Sportitalia: Valentina Ballarini, Stefano Borghi, Federico Casotti, Ettore Miraglia, Fabio Panchetti e Marcello Piazzano. In rigoroso ordine alfabetico, sennò poi se la prendono…

Quali sono i tuoi obbiettivi per il futuro?
Migliorare costantemente, imparare nuovi aspetti del mio lavoro sul campo e in studio, vivere esperienze sempre più entusiasmanti a livello italiano e internazionale come telecronista.

Hai mai ricevuto offerte da altre emittenti? Sky ti ha mai cercato? Lasceresti mai Mediaset per Sky?
Ho iniziato giovanissimo e dal 2002 al 2005 ho collaborato anche con Stream e poi con Sky, sempre grazie al famigerato quanto provvidenziale triathlon… Da allora sono stato in contatto in diversi momenti con la realtà di Sky e nel 2005, dopo la splendida trasferta in Brasile per le finali di Coppa Libertadores con Sportitalia, sono stato “avvicinato” in maniera molto seria. Poi però non se ne fece nulla, rimasi a Sportitalia altri due anni e nel frattempo Mediaset Premium mi ha dimostrato sempre una stima e un interesse superiori. Finché ci saranno queste condizioni di reciproca soddisfazione e finché Mediaset riterrà la mia professionalità all’altezza dei suoi parametri e delle sue aspettative, il rapporto proseguirà su ottime basi.

Proprio da Sky in questa estate sono arrivati due nuovi importanti "rinforzi": Marco Foroni e Pierluigi Pardo. Come li avete accolti? Che rapporto hai instaurato con loro?
Conosco Marco da anni, insieme abbiamo giocato tante “partite del giovedì” di calcio a 7. Lo apprezzo molto professionalmente, è un grande conoscitore della macchina televisiva e un modello di polivalenza giornalistica. Non conoscevo di persona Pierluigi ma vederlo in tv svela molto della sua personalità, in “privato” è vivace come lo vedete in onda. Con loro condivido l’ufficio da quest’anno, meglio di così…

Marco Foroni sulla sua pagina Fans Club di Facebook all'ufficialità del suo "trasferimento", dichiarò che a Sky era uno di tanti mentre a Mediaset sarebbe considerato come importante. Cosa ne pensi? Avresti fatto la stessa scelta?
Non mi risulta che Marco fosse semplicemente “uno dei tanti” a Sky, né tantomeno che abbia mai scritto sulla sua pagina Facebook da personaggio pubblico, come del resto non l’ho mai fatto io su quella analoga che mi è stata dedicata. Sono dimostrazioni d’affetto che fanno piacere da parte di persone che non conosciamo direttamente, ma a volte la gente rischia di fraintendere e di attribuirci pensieri e parole che non sono nostri…

A Sportitalia, hai coltivato invece la passione per il calcio sudamericano. Ti manca? Ti piacerebbe ricommentare quel calcio nuovamente?
E’ stata una grande esperienza, peraltro coincisa con il momento di massima fioritura del calcio sudamericano. Ho visto e commentato le prime performance di campioni di oggi come Carlitos Tevez, Robinho, Nilmar, Mascherano, Higuaìn; e quelle di stelle tornate a casa e ancora in grande forma, come Riquelme e Veròn. Sì, ogni tanto soffro un po’ di “saudade” e mi manca la “Bombonera”…

Da quando sei arrivato a Mediaset le tue grandi doti di telecronista sono state praticamente messe da parte, poichè sei diventato conduttore di Serie A Live, prima per gli anticipi e posticipi e da quest'anno per le gare del pomeriggio. Moltissimi utenti rivorrebbero le tue telecronache, che cosi dici loro?
Sono felice e orgoglioso di questi segnali di stima, innanzitutto. E mi sento di dire che in questi anni ho comunque continuato a lavorare e maturare anche come telecronista: sto vivendo emozioni bellissime nel commentare partite di Champions in grandi stadi europei come l’Old Trafford, il Bernabeu, Stamford Bridge, il Camp Nou, Celtic Park... Certo, la continuità è importante per acquisire ritmo e reattività nel racconto di una partita e gli impegni in conduzione di questi anni sono stati un po’ condizionanti in questo senso. Ma è una fase fondamentale di crescita professionale e l’esperienza da conduttore per me è e sarà preziosissima.

Meglio le telecronache o le conduzioni per te?
Condurre un programma significa prepararlo e organizzarlo nei minimi dettagli ed è molto interessante, l’adrenalina che precede e segue le partite della domenica di campionato è notevole. Le emozioni che si vivono nel corso di una telecronaca, però, rimangono uniche. Si vive e si racconta l’evento, ci si emoziona per emozionare e si è i primi testimoni diretti di quello che accade. Stupendo.

Hai mai avuto esperienze da conduttore prima del tuo passaggio a Mediaset?
Sì, a Sportitalia e anche nei primi anni da giornalista. Anche la conduzione propone tante differenze tra un programma e un altro. Condurre quello su anticipi e posticipi, ad esempio, è totalmente diverso rispetto a “Serie A Live” della domenica per tempi, contenuti, dinamiche con gli ospiti e con gli intervistati...

Cosa ti ha portato a lasciare Sportitalia? Prima di Mediaset ti aveva già cercato qualcuno, in sincerità..?
Dei contatti precedenti con Sky ho già detto, anche alcuni amici in Rai avevano sondato il terreno… Ogni minuto dei tre anni e mezzo vissuti a Sportitalia è stato bello e fondamentale per me, ma dopo la Coppa America 2007, sentivo che la mia esperienza a Sportitalia era arrivata al massimo. La chiamata di Mediaset era un’opportunità irrinunciabile per la mia crescita professionale.

Ti piacerebbe lavorare in un canale sportivo 24 ore su 24? In Radio?
L’All News di sport non mi affascina. Per le news, preferisco consultare internet da pc o iPad e credo che valga per la maggior parte degli appassionati, che nel corso della settimana hanno orari di lavoro tradizionali e quando sono a casa seguono un evento più delle news. Preferisco di gran lunga il racconto dell’evento o l’approfondimento e a Radio 24 posso svilupparlo nelle puntate di “A tempo di Sport” che conduco da qualche anno, durante l’estate o per Mondiali ed Europei. La radio ha una magia tutta sua, che resiste a ogni innovazione tecnologica.

Ti piacerebbe commentare altri sport al di fuori del calcio?
L’ho già fatto per anni a Eurosport, seguendo vari sport ed eventi a livello mondiale di atletica e pallavolo: un’esperienza importantissima per affinare il metodo per la telecronaca sportiva.

Chi è il tuo telecronista preferito?
In tanti hanno inciso nell’evoluzione del ruolo. Bruno Pizzul è stato il miglior “monocommentatore”; Giuseppe Albertini era impeccabile nella sua essenzialità, anche grazie ai suoi momenti di silenzio e alla forza delle immagini, un aspetto che personalmente ho sempre cercato di valorizzare. Agli inizi a Telemontecarlo, Massimo Caputi aveva grande vivacità. Sandro Piccinini ha dato la svolta per ritmo, lessico e capacità di sintesi; e Fabio Caressa ha inciso tanto sulla personalizzazione della telecronaca.

Si nasce o si diventa giornalisti? Che consigli dai ai giovani che sognano di fare il tuo mestiere?
Entrambe le cose. Nel senso che la passione e l’attrazione per questo lavoro si sentono da subito, leggendo un giornale, guardando un evento in tv, commentando una partita alla playstation... Poi però la curiosità per ogni dettaglio è fondamentale e ogni scelta deve essere fatta consapevolmente, dalla scuola all’università, alle prime esperienze nelle radio o nei giornali locali: il mio consiglio è di fare solo ciò di cui si è veramente convinti, senza perdere mai la dimensione o dimenticarsi da dove si arriva.

Quali giornalisti-telecronisti di altre emittenti porteresti a Mediaset?
Non è compito mio fare nomi in questo senso, di certo però posso dire che la squadra di Premium Calcio è ricca di qualità ed esperienza. Nel gruppo di Diretta Premium, Diretta Champions e Diretta Europa League, inoltre, ci sono tanti giovani di qualità e di prospettiva.

Infine, hai mai letto Digital-Forum o Digital-Sat? Fai un saluto ai lettori....
Certo, mi capita spesso di leggerlo, mi fa piacere e mi fa sorridere quando parlate di me e Federico Zancan come “telecronisti del futuro”… Mi interessa molto capire il punto di vista di un pubblico evoluto e non fazioso sul modo di trattare lo sport in tv, oggi internet è un termometro reale di quello che pensano gli appassionati. Continuate così, vi aspetto su Premium Calcio!
 
Ultima modifica:
Come noterete Massimo non ha potuto rispondere alle domande riguardanti le scelte aziendali future. Grazie Massimo per l'intervista! ;)
 
dki ha scritto:
commentando una partita alla playstation...

quanto volte mi è successo :D


a parte la battuata, grazie nicola, resti sempre the best, stavolta hai anche preso il mio giornalista preferito ;) continua così
 
Grazie ragazzi, troppo buoni siete! :D
Un giornalista esemplare, secondo il mio punto di vista..;)
 
Bella intervista. ;)

Comunque che ne direste di pubblicare sul portale tutte le interviste che fa Nicola? Sarebbe una bella iniziativa no?
 
bellissima intervista...perccato però che non poteva rispondere su eventuali progetti futuri di mediaset;)
 
dki ha scritto:
Ecco l'intervista a Massimo Callegari (conduttore e telecronista Premium Calcio):

Come sei arrivato al mondo del giornalismo?
Ho iniziato ancora studente di liceo nel giornale della mia città, “La Nuova Ferrara”. Posso dire di aver fatto tutta la trafila, dalla Seconda Categoria alla Champions League… Scherzi a parte, quello è stato solo l’inizio. La mia ambizione è sempre stata legata al calcio, giocavo nelle giovanili della Spal e quando ho capito che non avrei potuto giocarlo ai massimi livelli, sognavo di poterlo raccontare e vivere comunque da vicino. Le prime trasferte da inviato sono state al seguito della Spal, allora come oggi a galla tra C2 e C1. La svolta però è arrivata con i primi contatti con il mondo della Tv, grazie a Tele+2 ed Eurosport.

Chi ti ha lanciato nel mondo del giornalismo? Chi è stato il tuo "maestro" in questo campo?
Non è stato un giornalista, ma Gian Luca Cestari, il responsabile di una società di produzioni televisive di Ferrara, la Pubbliteam, che da anni ormai produce programmi di sport come “Icarus” per Sky Sport. Conosceva già allora (metà/fine anni ’90) la tv in maniera eccezionale e da lui ho imparato le basi fondamentali di questo lavoro. Mi aveva visto in una tv locale e mi ha contattato per commentare le gare di triathlon che lui seguiva per Tele+2: avevo solo 19 anni, non sapevo nulla di triathlon ma mi sembrava un’ottima opportunità per entrare nel mondo della tv. Ho iniziato a studiare, a informarmi su internet e a leggere riviste italiane e americane. E’ cominciata così la nostra collaborazione: in quegli anni studiavo alla facoltà di Lettere Moderne di Ferrara e lavoravo con lui. Siamo entrati insieme in contatto con Eurosport proprio grazie al triathlon, poi io l’ho commentato alle Olimpiadi 2000 e 2004.

Chi ha creduto più in te in questi ultimi anni?
Prima di tutti e più di tutti, mio padre. Il mio rimpianto più grande, che niente potrà cancellare, è che se ne sia andato l’anno scorso. Con il suo esempio mi ha insegnato i valori dell’umiltà e della determinazione. Mi ha trasmesso sin da piccolo la grande passione per il calcio e per lo sport; mi ha seguito e consigliato in ogni scelta e in ogni momento della mia vita. Avrei voluto condividere con lui tante altre esperienze ed emozioni, fargli conoscere altri grandi personaggi che lavorano con me e che lui ha sempre stimato…

Come sei arrivato a Sportitalia?
Sportitalia è nata dal gruppo – direzione, produzione e redazione - che aveva rilanciato Eurosport Italia dal ’99 al 2003. Le persone che lavoravano a Eurosport sono passate a Sportitalia, prima in “comproprietà”, poi in via esclusiva. Non avevo ancora commentato il calcio su Eurosport, ma Antonio Costanzo, responsabile della redazione di Sportitalia, sapeva della mia passione unica per il calcio e mi diede la possibilità di essere testato sul calcio sudamericano, che alcuni miei colleghi di allora consideravano “di serie B”: il direttore di rete Bruno Bogarelli mi ha promosso e da lì è iniziata l’avventura.

Sportitalia viene considerata da sempre una TV che sforna grandi talenti come te, Caiola, Ciarapica, Bonfardeci, Capella, Ceccarini, Gregorio. Che ne pensi?
Si può esprimere il proprio talento e si impara sul campo a fare di tutto: telecronache, conduzioni, montaggio dei servizi, interviste, scalette dei programmi. Ognuno trova la sua dimensione naturale e sviluppa le sue qualità migliori. E quando arrivi in una realtà più grande e strutturata come Mediaset Premium o Sky, devi “solo” affinare le qualità che hai acquisito. Mi piace citare anche le colonne storiche rimaste a Sportitalia: Valentina Ballarini, Stefano Borghi, Federico Casotti, Ettore Miraglia, Fabio Panchetti e Marcello Piazzano. In rigoroso ordine alfabetico, sennò poi se la prendono…

Quali sono i tuoi obbiettivi per il futuro?
Migliorare costantemente, imparare nuovi aspetti del mio lavoro sul campo e in studio, vivere esperienze sempre più entusiasmanti a livello italiano e internazionale come telecronista.

Hai mai ricevuto offerte da altre emittenti? Sky ti ha mai cercato? Lasceresti mai Mediaset per Sky?
Ho iniziato giovanissimo e dal 2002 al 2005 ho collaborato anche con Stream e poi con Sky, sempre grazie al famigerato quanto provvidenziale triathlon… Da allora sono stato in contatto in diversi momenti con la realtà di Sky e nel 2005, dopo la splendida trasferta in Brasile per le finali di Coppa Libertadores con Sportitalia, sono stato “avvicinato” in maniera molto seria. Poi però non se ne fece nulla, rimasi a Sportitalia altri due anni e nel frattempo Mediaset Premium mi ha dimostrato sempre una stima e un interesse superiori. Finché ci saranno queste condizioni di reciproca soddisfazione e finché Mediaset riterrà la mia professionalità all’altezza dei suoi parametri e delle sue aspettative, il rapporto proseguirà su ottime basi.

Proprio da Sky in questa estate sono arrivati due nuovi importanti "rinforzi": Marco Foroni e Pierluigi Pardo. Come li avete accolti? Che rapporto hai instaurato con loro?
Conosco Marco da anni, insieme abbiamo giocato tante “partite del giovedì” di calcio a 7. Lo apprezzo molto professionalmente, è un grande conoscitore della macchina televisiva e un modello di polivalenza giornalistica. Non conoscevo di persona Pierluigi ma vederlo in tv svela molto della sua personalità, in “privato” è vivace come lo vedete in onda. Con loro condivido l’ufficio da quest’anno, meglio di così…

Marco Foroni sulla sua pagina Fans Club di Facebook all'ufficialità del suo "trasferimento", dichiarò che a Sky era uno di tanti mentre a Mediaset sarebbe considerato come importante. Cosa ne pensi? Avresti fatto la stessa scelta?
Non mi risulta che Marco fosse semplicemente “uno dei tanti” a Sky, né tantomeno che abbia mai scritto sulla sua pagina Facebook da personaggio pubblico, come del resto non l’ho mai fatto io su quella analoga che mi è stata dedicata. Sono dimostrazioni d’affetto che fanno piacere da parte di persone che non conosciamo direttamente, ma a volte la gente rischia di fraintendere e di attribuirci pensieri e parole che non sono nostri…

A Sportitalia, hai coltivato invece la passione per il calcio sudamericano. Ti manca? Ti piacerebbe ricommentare quel calcio nuovamente?
E’ stata una grande esperienza, peraltro coincisa con il momento di massima fioritura del calcio sudamericano. Ho visto e commentato le prime performance di campioni di oggi come Carlitos Tevez, Robinho, Nilmar, Mascherano, Higuaìn; e quelle di stelle tornate a casa e ancora in grande forma, come Riquelme e Veròn. Sì, ogni tanto soffro un po’ di “saudade” e mi manca la “Bombonera”…

Da quando sei arrivato a Mediaset le tue grandi doti di telecronista sono state praticamente messe da parte, poichè sei diventato conduttore di Serie A Live, prima per gli anticipi e posticipi e da quest'anno per le gare del pomeriggio. Moltissimi utenti rivorrebbero le tue telecronache, che cosi dici loro?
Sono felice e orgoglioso di questi segnali di stima, innanzitutto. E mi sento di dire che in questi anni ho comunque continuato a lavorare e maturare anche come telecronista: sto vivendo emozioni bellissime nel commentare partite di Champions in grandi stadi europei come l’Old Trafford, il Bernabeu, Stamford Bridge, il Camp Nou, Celtic Park... Certo, la continuità è importante per acquisire ritmo e reattività nel racconto di una partita e gli impegni in conduzione di questi anni sono stati un po’ condizionanti in questo senso. Ma è una fase fondamentale di crescita professionale e l’esperienza da conduttore per me è e sarà preziosissima.

Meglio le telecronache o le conduzioni per te?
Condurre un programma significa prepararlo e organizzarlo nei minimi dettagli ed è molto interessante, l’adrenalina che precede e segue le partite della domenica di campionato è notevole. Le emozioni che si vivono nel corso di una telecronaca, però, rimangono uniche. Si vive e si racconta l’evento, ci si emoziona per emozionare e si è i primi testimoni diretti di quello che accade. Stupendo.

Hai mai avuto esperienze da conduttore prima del tuo passaggio a Mediaset?
Sì, a Sportitalia e anche nei primi anni da giornalista. Anche la conduzione propone tante differenze tra un programma e un altro. Condurre quello su anticipi e posticipi, ad esempio, è totalmente diverso rispetto a “Serie A Live” della domenica per tempi, contenuti, dinamiche con gli ospiti e con gli intervistati...

Cosa ti ha portato a lasciare Sportitalia? Prima di Mediaset ti aveva già cercato qualcuno, in sincerità..?
Dei contatti precedenti con Sky ho già detto, anche alcuni amici in Rai avevano sondato il terreno… Ogni minuto dei tre anni e mezzo vissuti a Sportitalia è stato bello e fondamentale per me, ma dopo la Coppa America 2007, sentivo che la mia esperienza a Sportitalia era arrivata al massimo. La chiamata di Mediaset era un’opportunità irrinunciabile per la mia crescita professionale.

Ti piacerebbe lavorare in un canale sportivo 24 ore su 24? In Radio?
L’All News di sport non mi affascina. Per le news, preferisco consultare internet da pc o iPad e credo che valga per la maggior parte degli appassionati, che nel corso della settimana hanno orari di lavoro tradizionali e quando sono a casa seguono un evento più delle news. Preferisco di gran lunga il racconto dell’evento o l’approfondimento e a Radio 24 posso svilupparlo nelle puntate di “A tempo di Sport” che conduco da qualche anno, durante l’estate o per Mondiali ed Europei. La radio ha una magia tutta sua, che resiste a ogni innovazione tecnologica.

Ti piacerebbe commentare altri sport al di fuori del calcio?
L’ho già fatto per anni a Eurosport, seguendo vari sport ed eventi a livello mondiale di atletica e pallavolo: un’esperienza importantissima per affinare il metodo per la telecronaca sportiva.

Chi è il tuo telecronista preferito?
In tanti hanno inciso nell’evoluzione del ruolo. Bruno Pizzul è stato il miglior “monocommentatore”; Giuseppe Albertini era impeccabile nella sua essenzialità, anche grazie ai suoi momenti di silenzio e alla forza delle immagini, un aspetto che personalmente ho sempre cercato di valorizzare. Agli inizi a Telemontecarlo, Massimo Caputi aveva grande vivacità. Sandro Piccinini ha dato la svolta per ritmo, lessico e capacità di sintesi; e Fabio Caressa ha inciso tanto sulla personalizzazione della telecronaca.

Si nasce o si diventa giornalisti? Che consigli dai ai giovani che sognano di fare il tuo mestiere?
Entrambe le cose. Nel senso che la passione e l’attrazione per questo lavoro si sentono da subito, leggendo un giornale, guardando un evento in tv, commentando una partita alla playstation... Poi però la curiosità per ogni dettaglio è fondamentale e ogni scelta deve essere fatta consapevolmente, dalla scuola all’università, alle prime esperienze nelle radio o nei giornali locali: il mio consiglio è di fare solo ciò di cui si è veramente convinti, senza perdere mai la dimensione o dimenticarsi da dove si arriva.

Quali giornalisti-telecronisti di altre emittenti porteresti a Mediaset?
Non è compito mio fare nomi in questo senso, di certo però posso dire che la squadra di Premium Calcio è ricca di qualità ed esperienza. Nel gruppo di Diretta Premium, Diretta Champions e Diretta Europa League, inoltre, ci sono tanti giovani di qualità e di prospettiva.

Infine, hai mai letto Digital-Forum o Digital-Sat? Fai un saluto ai lettori....
Certo, mi capita spesso di leggerlo, mi fa piacere e mi fa sorridere quando parlate di me e Federico Zancan come “telecronisti del futuro”… Mi interessa molto capire il punto di vista di un pubblico evoluto e non fazioso sul modo di trattare lo sport in tv, oggi internet è un termometro reale di quello che pensano gli appassionati. Continuate così, vi aspetto su Premium Calcio!
Up :)
 
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