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In good Company

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2 Settembre 2003
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Uno dei 9 che ho registrato il 4 dic "aggratis" da primafila::icon_bounce:
Il film che non è affatto male. La rivista di sport di cui è Direttore Marketing Dan Foreman (Quayd) viene acquisita da una multinazionale, e Dan viene sostituito da un venticinquenne (Thoper Grace), che diventa quindi il suo nuovo "capo"
La storia è l'occasione per sviluppare vari temi quali il conflitto generazionale, la famiglia "americana", l'attuale contesto lavorativo in cui aleggia un sempr e più permanente senso di precarietà.
La novità rispetto ad altri film USA dello stesso genere è che si va un po' più in profondità ed anche il finale è molto meno scontato del solito.:icon_cool:
Bravo Quayd, molto bravo Thoper Grace e (lasciatemelo dire!) quanto è bella Scarlett Johansson!!! :D

**
 
Piacevolissima commedia dolce-amara sull'insalubre mondo lavorativo dei venditori statunitensi. Chi ha avuto esperienze lavorative in ambienti "commerciali" non impiegherà molto a ritrovare incredibili affinità e trasposizioni nelle riunioni e nelle conventions intaliche. Omologazione e falsi valori gli elementi chiave del film; quelli veri, però affioreranno con il tempo.
Un ottimo Dennis Quaid offusca fortunatamente lla (come quasi sempre) insulsa Johansson, mentre Topher Grace appare spigliato e credibilissimo nella parte del manager pompato ma di scarse capacità (altra nota tristemente emulata anche nei nostri ambienti).
Da vedere.

***
 
Ultima modifica:
"dolce-amara" mi sembra il termine giusto. La forza del film è nelle situazioni (e nella comicità) appena accennate, leggermente surreali.
Le piccole gag sono presentate in maniera allusiva, senza mai pigiare il pedale fino in fondo, i momenti drammatici sono trattati con la stessa delicatezza (ma non con superficialità).
Oltre ai citati protagonisti, bravi i comprimari - su tutti il personaggio di Morty (David Paymer).
Vale la visione.
Su Sky Cinema.
 
Eccola, una fresca produzione sofisticata (ma non troppo), sobria ed intelligente: da una parte i cinici meccanismi della politica aziendale, dall'altra una riflessione su valori e famiglia. Nel mezzo, un piccolo ma interessante scontro d'età ed una storia d'amore. Viene mantenuto un apprezzabile equilibrio, soprattutto con un finale che, sebbene lieto, non butta al vento con smancerie la sostanziale asciuttezza (solo qualche lieve spinta, come nell'intervento di Quaid quando arriva il buon McDowell) mantenuta fino a quel momento. Se devo trovare un difetto, forse direi che la colonna sonora è un po' troppo presente; però è da apprezzare il buon gusto nel non farla dipendere da hit né da un sound generale troppo ammiccante, al contrario di qualche altro film presuntamente intelligente. Se qualcuno pensa che mi riferisco a Elizabethtown di Crowe, ha ragione. Ottimo Quaid.

Voto: ***
 
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