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Yuri Gagarin e i primi 108 minuti dell’uomo nello spazio vengono celebrati a 50 anni di distanza.
Fu un’impresa che diede lustro all’allora Unione sovietica, e che permise di battere ancora sul tempo gli americani.
Un personaggio che ancora affascina giovani e giovanissimi.
Erano le 5.30 del 12 aprile, in quell’ormai lontano 1961: lo svegliarono, stava dormendo nello stanzino della base allora segretissima di Baikonur, da dove ancora oggi partono le navette Soyuz.
Quando entrò nell’abitacolo della Vostok, chiuso nella sua tuta arancione, aveva 27 anni e non sapeva se ne avrebbe compiuti ancora.
Ma pochi minuti dopo poteva rassicurare tutti: “Vedo la terra circondata da foschia. Mi sento bene. Com‘è bello”, disse nel primo collegamento via radio.
Mentre viaggiava a 27.000 km orari, annotava tutto su un blocchetto: se le cose fossero andate male, quella sarebbe stata la sua eredità.
E invece rimise piede a terra. E volò ancora: fino al 1968, quando morì in un incidente aereo.
Onore all'eroe che aprì la strada verso le stelle, e tra le quali ora riposa.
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