È durissima esser figli di papà. Nick Cassavetes, pargolo ormai adultissimo di John Cassavetes e Gena Rowlands, lo sa bene: c'è chi lo chiama mediocre, ma in realtà (a voi decidere se è diverso) è un buon regista col solo difetto di non aver mai rivelato nulla che già non avessimo precedentemente visto. Allo stesso tempo, penso tutti debbano riconoscergli che non ha mai realizzato nulla che avesse la seria apparenza del falso.
Alpha Dog, che parla giustappunto di figli di papà, avrebbe il potenziale per esserlo, col suo corredo di star immerse negli ambienti viziati californiani. Racconta invece una storia vera, tristemente famosa (attualissima durante le riprese del film, terminate nel 2004), alla quale il regista può aggiungere una punta di personale partecipazione: non solo da giovane ha fatto parte di gang, ma sua figlia ha frequentato la stessa scuola di alcuni dei giovani malviventi d'alto borgo.
Il tono si mantiene principalmente distaccato, Larry Clark e la sua vacuità sono lontani. L'"esibizionismo" presente serve lo scopo, forse non particolarmente brillante ma concreto e lucido, di riprodurre e ricostruire frammentariamente (fotografando a volte a mo' di finto docu-drama: tutt'altro che ridicola l'apparizione della Stone ridotta ad ammasso piangente di ciccia) la pochezza della vicenda, tutta generata e vissuta nella mancanza di sostanziali moventi, fra una partita a Playstation, party e festini, irruzioni in villa e quant'altro. Sono uguali in questo i figli viziati che vediamo di continuo ed i genitori che se li lasciano sfuggire per poi riparare con gli avvocati. I dialoghi e le interpretazioni (apprezzabili: Emile Hirsch, Justin Timberlake, Anton Yelchin, Ben Foster, Shaun Hatosy, Sharon Stone e Bruce Willis) si presentano opportunamente asciutti.
**½