Aviaria: In Cina Nuovo Ceppo In Rapida Espansione

ERCOLINO

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31 ottobre 2006 - Un ceppo, finora sconosciuto, del virus dell'influenza aviaria, e' stato individuato in Cina e si sta espandendo nella zona meridionale del Paese, provocando anche infezioni nell'uomo. La scoperta, annunciata sulla rivista dell'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti, PNAS, si deve al gruppo di ricerca internazionale coordinato dal dipartimento di malattie infettive dell'ospedale pediatrico americano St Jude di Memphis, in collaborazione con il dipartimento di Microbiologia dell'universita' di Hong Kong.
La ricerca e' cominciata nei mercati cinesi del pollame, dove dal luglio 2005 al giugno 2006, i microbiologi hanno raccolto periodicamente materiale biologico per controllare la diffusione del virus dell'aviaria. E' cosi' che gli studiosi hanno scoperto un nuovo ceppo del virus H5N1, comparso soltanto lo scorso anno e diffuso cosi' rapidamente che all'inizio di quest'anno era decisamente diventato il ceppo dominante nel Sud della Cina. Lo stesso ceppo del virus si e' diffuso in Hong Kong, Laos, Malaysia e Thailandia, 'generando - scrivono i ricercatori - una nuova ondata epidemica nel Sudest Asiatico.
Il nuovo ceppo, che sembra anche resistere al vaccino per gli animali, sarebbe anche responsabile di recenti infezioni umane provocate in Cina dal virus H5N1, sia in aree urbane che nelle campagne, alcune delle quali non riconducibili a epidemie di aviaria in corso nelle fattorie o nei mercati.
Secondo i ricercatori, coordinati da Yi Guan, i casi che si sono verificati nell'uomo nelle citta' dovrebbero essere considerati con molta attenzione e impongono, da parte delle autorita' sanitarie, la preparazione di piani per la gestione di un'eventuale pandemia.
Gli studiosi sono inoltre convinti che questo particolare ceppo del virus potrebbe avere dato il via alla terza ondata di trasmissione dell'H5N1 e potrebbe potenzialmente espandersi verso l'Eurasia. Senza programmi di sorveglianza piu' numerosi ed estesi, rilevano, sia negli allevamenti di pollame sia fra gli uomini, concludono i ricercatori, potrebbe essere difficile identificare un'eventuale epidemia di H5N1 nell'uomo.
La scoperta suggerisce infatti che le misure sanitarie finora messe in atto per controllare la diffusione del virus potrebbero non funzionare in modo efficiente. 'Lo sviluppo di virus dell'aviaria H5N1 altamente patogeni nel pollame dell'Eurasia, insieme all'aumento di infezioni umane nel 2006, suggerisce - concludono i ricercatori - che il virus non e' stato contenuto in modo efficace e che la minaccia della pandemia persiste'.
Una scoperta 'interessante, ma non sorprendente' e che comunque indica la 'necessita' di aggiornare il vaccino per il pollame', ha osservato il microbiologo Michele La Placa, dell'universita' di Bologna. Nessun allarme, pero': 'i nuovi dati - ha osservato - non modificano il comportamento del virus nei confronti dell'uomo'. L'unica possibilita' di contagio resta quella da animale a uomo e resta legata, ha aggiunto, 'all'esposizione a massicce dosi virali perche' i recettori dei virus aviari presenti nell'uomo sono molto scarsi nelle nostre mucose e localizzati nella parte profonda delle vie respiratorie'. Il virus H5N1, quindi, continua a evolversi grazie alla sua 'iper-mutabilita' e di questa caratteristica, ha rilevato La Placa, bisogna tenere conto, anche aggiornando il virus destinato al pollame. Ma anche questo nuovo ceppo, cosi' come quelli isolati finora, continua a infettare l'uomo solo se avviene un'esposizione massiccia e in condizioni igieniche precarie, caratterizzate dallo stretto contatto degli esseri umani con gli animali infetti.(ANSA)
 
AVIARIA:A NOVEMBRE PICCO MIGRAZIONI,CONTROLLI A TAPPETO

3 novembre 2006 - Tempo di migrazioni e i nuovi arrivi fanno riemergere la questione dell'emergenza aviaria. Novembre e' infatti il mese di picco per gli spostamenti di uccelli acquatici verso l'Italia ma l'Infs rassicura: 'In Italia c' e' una squadra al lavoro tutto l'anno'. Controlli a tappeto dunque e poi periodicamente uno scambio di informazioni e analisi a livello Ue. 'Il compito principale e' quello di intercettare i virus influenzali aviari il prima possibile e di impedirne l'eventuale diffusione' rileva Vittorio Guberti, veterinario dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica. Il rischio e' quello della trasmissione del virus H5N1 dalla fauna selvatica agli allevamenti di animali domestici. Per questo i prelievi avvengono su uccelli abbattuti dai cacciatori, come germani, fischioni e alzavole, oppure su esemplari catturati appositamente, ma la maggior parte dei controlli avviene sugli uccelli domestici di allevamento.
'Il piano di monitoraggio, sia per gli uccelli selvatici sia per quelli domestici, esisteva gia' prima dell'allarme dell'H5N1 e viene concordato con l'Unione europea, che prevede che ciascun Paese faccia la sua parte - spiega Guberti - si tratta di un sistema complesso, che per i soli selvatici coinvolge le Regioni Friuli, Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Marche, Toscana, Umbria, Puglia, Calabria e Sicilia. Per ognuna di queste c'e' infatti un obbligo di prelievo. Per gli uccelli domestici invece sono coinvolte tutte le regioni'.
Le migrazioni in Italia, secondo l'esperto dell' Infs, iniziano alla fine del mese di agosto con un picco a novembre, mentre fra gennaio e febbraio si dovrebbe registrare il massimo delle presenze. Abitudini che, secondo l'esperto, hanno subito lievi modifiche per colpa del caldo anomalo di questo ottobre.
'Uccelli come alzavola e marzaiola migrano in funzione del foto periodo, cioe' l'alternanza giorno-notte - afferma Guberti - mentre altre specie sono piu' condizionate dalla temperatura'.
Secondo l'esperto dell'Infs 'e' difficile fare ogni anno stime precise sugli spostamenti, si tratta di milioni di individui che si muovono'. Sulla dinamica del rischio introduzione dell'aviaria quindi mancano ancora certezze assolute. 'Con gli strumenti conoscitivi attualmente a disposizione - spiega l' esperto dell'Infs - non siamo in grado di fare un'analisi sul rischio introduzione del virus estremamente approfondita, ma i numerosi controlli permettono di far fronte alle minime incertezze scientifiche'. La situazione viene aggiornata costantemente dall'Efsa (European Food Safety Authority), l'Autorita' europea per la sicurezza alimentare con sede a Parma, che ha creato uno specifico gruppo di lavoro composto dai migliori esperti europei del settore.
In Italia lavora tutto l'anno una squadra ad hoc che passa al setaccio il territorio nazionale. Il gruppo di lavoro include l' Infs di Bologna, l'Istituto Zooprofilattico sperimentale delle Venezie, il centro di referenza delle malattie degli animali selvatici di Aosta, il ministero della Salute, mentre a livello locale lavorano i servizi veterinari e gli altri enti competenti in materia sanitaria o ambientale. Anche il Corpo forestale dello Stato si occupa del monitoraggio e della segnalazione di casi fuori dal normale, come una mortalita' di uccelli selvatici elevata o ristretta ad alcune zone. 'Ad oggi, nel ravennate e ferrarese, nell'area del Delta del Po - rassicura il vice questore aggiunto del Corpo forestale, Pierluigi Fedele - non abbiamo rilevato situazioni al di fuori della norma. Grossi movimenti pero' non si sono ancora verificati'.
(ANSA)
 
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