Roma, 11 maggio 2006 - L'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, ha deliberato che il Presidente del Consiglio non ha violato l'articolo 3 della legge sul conflitto di interessi r elativamente alla norma sui contributi statali destinati all'acquisto di decoder televisivi inserita nella legge Finanziaria 2006.
Il procedimento era stato aperto il 22 dicembre 2005 anche nei confronti delle società Mediaset, RTI e Solari.com, dopo la segnalazione di alcuni parlamentari.
Nel corso dell'istruttoria l'Autorità ha dovuto valutare se la concessione del contributo in esame, derivante da un preciso atto di governo riconducibile direttamente al Presidente del Consiglio, fosse idonea a determinare un privilegio specifico a favore delle predette società sul mercato della TV a pagamento e su quello dei decoder digitali, con danno per l'interesse pubblico.
Il contributo totale di 10 milioni di euro previsto dalla legge finanziaria per il 2006 e oggetto del procedimento, è attualmente circoscritto a due sole regioni della penisola e riservato ai decoder aperti (API): l'eventuale impatto patrimoniale sugli operatori del mercato della TV a pagamento sarebbe verosimilmente contenuto.
Questa analisi risulta ulteriormente rafforzata dalla difficoltà di stabilire una connessione automatica tra il potenziale aumento del numero di decoder indotto dal contributo pubblico previsto dalla legge finanziaria per il 2006 e il possibile incremento degli utenti di servizi televisivi a pagamento, visto che almeno una parte dei nuovi possessori di decoder potrebbe utilizzare l'apparecchio unicamente per la visione gratuita, in tecnica digitale, di programmi televisivi trasmessi in chiaro.
Va inoltre ricordato che l'operatore satellitare Sky ha scelto di utilizzare uno standard trasmissivo che non rientra in quelli aperti che possono accedere all'agevolazione fiscale prevista dalla legge.
Anche ipotizzando una perfetta corrispondenza tra l'incremento del numero di decoder incentivato dal contributo pubblico e l'aumento di utenti di servizi televisivi a pagamento, l'esistenza di un'incidenza specifica e preferenziale sul patrimonio delle società di proprietà del Presidente del Consiglio risulta difficilmente configurabile in considerazione dell'attuale struttura del mercato e della significativa quota (superiore al 90%) detenuta proprio dal principale operatore (Sky) rispetto alla generalità delle imprese, ivi comprese le società Mediaset e RTI, potenzialmente beneficiarie degli effetti derivanti dalle misure di incentivazione statale.
Per quanto riguarda infine la società Solari.com, società attiva tra l'altro nel settore dei decoder e controllata da un familiare del Presidente del Consiglio, considerata la sua quota di mercato inferiore al 5%, l'Autorità non ha ritenuto che il contributo pubblico possa aver determinato un vantaggio specifico e preferenziale per l'azienda medesima.
http://qn.quotidiano.net/art/2006/05/11/5414958
Il procedimento era stato aperto il 22 dicembre 2005 anche nei confronti delle società Mediaset, RTI e Solari.com, dopo la segnalazione di alcuni parlamentari.
Nel corso dell'istruttoria l'Autorità ha dovuto valutare se la concessione del contributo in esame, derivante da un preciso atto di governo riconducibile direttamente al Presidente del Consiglio, fosse idonea a determinare un privilegio specifico a favore delle predette società sul mercato della TV a pagamento e su quello dei decoder digitali, con danno per l'interesse pubblico.
Il contributo totale di 10 milioni di euro previsto dalla legge finanziaria per il 2006 e oggetto del procedimento, è attualmente circoscritto a due sole regioni della penisola e riservato ai decoder aperti (API): l'eventuale impatto patrimoniale sugli operatori del mercato della TV a pagamento sarebbe verosimilmente contenuto.
Questa analisi risulta ulteriormente rafforzata dalla difficoltà di stabilire una connessione automatica tra il potenziale aumento del numero di decoder indotto dal contributo pubblico previsto dalla legge finanziaria per il 2006 e il possibile incremento degli utenti di servizi televisivi a pagamento, visto che almeno una parte dei nuovi possessori di decoder potrebbe utilizzare l'apparecchio unicamente per la visione gratuita, in tecnica digitale, di programmi televisivi trasmessi in chiaro.
Va inoltre ricordato che l'operatore satellitare Sky ha scelto di utilizzare uno standard trasmissivo che non rientra in quelli aperti che possono accedere all'agevolazione fiscale prevista dalla legge.
Anche ipotizzando una perfetta corrispondenza tra l'incremento del numero di decoder incentivato dal contributo pubblico e l'aumento di utenti di servizi televisivi a pagamento, l'esistenza di un'incidenza specifica e preferenziale sul patrimonio delle società di proprietà del Presidente del Consiglio risulta difficilmente configurabile in considerazione dell'attuale struttura del mercato e della significativa quota (superiore al 90%) detenuta proprio dal principale operatore (Sky) rispetto alla generalità delle imprese, ivi comprese le società Mediaset e RTI, potenzialmente beneficiarie degli effetti derivanti dalle misure di incentivazione statale.
Per quanto riguarda infine la società Solari.com, società attiva tra l'altro nel settore dei decoder e controllata da un familiare del Presidente del Consiglio, considerata la sua quota di mercato inferiore al 5%, l'Autorità non ha ritenuto che il contributo pubblico possa aver determinato un vantaggio specifico e preferenziale per l'azienda medesima.
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