Sceneggiò negli anni 50 e 60 un gran numero di film: tra gli altri, Gran Varietà,Accadde al commissariato,Un americano a Roma,Lo scapolo,Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo, Primo amore, Il Conte Max,Totò sulla luna,Il mattatore,Nata di Marzo,Adua e le compagne,Il sorpasso,Fantasmi a Roma,Anni ruggenti, La Parmigiana,La marcia su Roma,Il successo,La visita,Il magnifico cornuto,Il gaucho,Io la conoscevo bene.
Quest'ultimo film è un impietoso quanto acuminato ritratto sulla parabola in negativo di una ragazza (interpretata da una giovane ma già bravissima Stefania Sandrelli) al cospetto delle più logore forme di sfruttamento maschilista (con un finale ellittico difficilmente dimenticabile). Negli affetti,nel lavoro,nel vissuto giornaliero. Antonio Pietrangeli,il regista, è stato uno dei migliori (se non forse il migliore) ritrattista delle donne sullo schermo: e Scola, suo amico e collega, ha firmato con lui altri lavori, come La visita e Adua e le compagne: eleganza di scrittura,sapienza nei dialoghi e attenzione ai silenzi,senza alcuna gratuità e sentimentalismo d'accatto. Nel corpo della scrittura di Scola da sceneggiatore e nel sodalizio con Pietrangeli (regista spesso sottovalutato,ma di grande spessore) si annovera una vera e propria fenomenologia di quella che fu l'Italia del cosiddetto boom,nel quale la solitudine degli esclusi, la condizione dei vinti, l'emarginazione delle prostitute trovano ospitalità e cittadinanza. Insieme a quell'altro grande sceneggiatore che fu Ruggero Maccari, lo scavo senza se e senza ma dell'Italia sul piano economico, dei rapporti umani e dei conflitti - tutt'altro che sottotraccia - emerge e si staglia nelle forme della cosiddetta "commedia all'italiana" che, nei migliori esempi, è solo apparentemente riconducibile a superficiale leggerezza. Dentro c'è di tutto: riso e pianto,satira e dramma,surreale e grottesco. Il sano cinismo e l'ironia secca ed essenziale produssero con Dino Risi,Mario Monicelli,Ettore Scola,Pietro Germi,Antonio Pietrangeli,Nanni Loy,Luigi Comencini,Luigi Zampa,Steno una stagione irripetibile e una capacità di analisi al punto da far considerare anche il meno riuscito film di costoro comunque meritevole di considerazione. Perchè fondamentalmente alla base c'era uno stile e un modo di porsi non strumentale e non furbesco,raramente ammiccante e generalmente contrassegnato da onestà intellettuale: ovviamente sempre considerando le peculiarità e differenze di ognuno di essi,ognuno portatore di un contributo prezioso. Che a volte fu esemplificato nei film compositi, ad episodi brevi: un esempio tra tutti, I mostri al quale Scola collaborò come sceneggiatore, seguito 14 anni dopo da I nuovi mostri (candidato pure all'Oscar). Episodi brevi, a volte brevissimi, fulminanti, con tratti sardonici che, al di là delle tipizzazioni, rappresentavano maschere e il peggio che potesse fuoriuscire da quello che una volta veniva indicato come "cittadino medio".
Il mai troppo rimpianto Ugo Tognazzi diede inusuali pennellate a uno dei primi film da regista di Scola: Il commissario Pepe aveva uno sguardo trasversale,per nulla ordinario e nella denuncia del perbenismo e delle ipocrisie della borghesia e degli altolocati papaveri,dimostrava anche le sue debolezze e il suo essere un anti-eroe.
Molti hanno rimarcato e rimarcheranno le capacità indubbie di Scola nel mettere in piedi film di ampio respiro e corali: tali sono stati il premiatissimo La famiglia così come C'eravamo tanto amati. Anche i personaggi minori sono trattati con rispetto e attenzione: illusioni e disillusioni,speranze e amarezze si intersecano nelle vicende personali dei protagonisti, sempre tenendo d'occhio ambientazione,costumi e sviluppo e/o contorsioni della società italiana (da inizio dello scorso secolo nel primo caso e dalla Resistenza nel secondo). Piccoii e grandi cambiamenti per molte derive e pochi approdi: struttura e piani di lettura vari amalgamati e cesellati con l'arte del mestiere di chi sa dissimulare le potenzialità e i rischi di film a tesi,facendo scorrere il e i racconti con un fluire che recede e piuttosto disvela la e le compromissioni e solo apparentemente si concede a pacificazioni,laddove è piuttosto fuoco sotto la cenere.
A volte Scola si ferma un passo al di qua,senza quel tanto di irredimibile e di eversivo che riuscì, p.es. a Dino Risi (vedi,uno per tutti, In nome del popolo italiano): quando tutto sembra tenersi e sorreggersi in una struttura che partecipa con pietas alle sterzate e virate brusche di chi ha cambiato pelle a 180 o 360 gradi, è proprio il flusso delle situazioni e il modo di porgerle a mettere in stato di coinvolgimento lo spettatore,tanto più quanto gli avvenimenti attraversano la coscienza di chi li ha vissuti più o meno direttamente.
Personalmente ritengo Una giornata particolare,non solo il suo capolavoro,ma uno dei più bei film di sempre: la delicatezza e la finissima psicologia di due figure reiette perchè calpestate si fonde, all'interno del quadro storico in cui è ambientato, con le rivendicazioni della propria dignità e il riconoscimento di sè stessi e dell'altro da sè. Sono persuaso che le nuove generazioni che non hanno mai avuto modo di vederlo,capirebbero molto di più da questo film non solo cosa è stata l'Italia prima della seconda guerra mondiale ma anche come consapevolezza di cosa significa essere messi ai margini,molto più che da tanti libri o lezioni di risulta.
Ecco mi piace ricordare Scola anche per quello che ha fatto rimettendosi in gioco nel corso degli anni, soprattutto sperimentando strade e percorsi a volte inconsueti e a volte in modo sorprendente. Come ne La più bella serata della mia vita, trasposizione di un breve romanzo (La panne) del gigantesco drammaturgo svizzero Friedrich Dürrenmatt; ovvero Brutti,sporchi e cattivi, dove il registro del grottesco è spinto fino a livelli irresistibilmente paradossali e in cui si ride molto (e amaro) e si riflette,ancor più per quel finale che non ha nulla di conciliatorio ma ti colpisce come un fendente;ovvero Passione d'amore,film raramente proposto perchè forse troppo torbido nel ruolo che gioca appunto la passione all'interno di una vicenda molto letteraria; ovvero Mario,Maria e Mario, sfortunato film forse troppo abbarbicato sul passaggio del PC al PDS, sacrificando così i personaggi e possibili variabili sul tema del triangolo (ma Valeria Cavalli fu ugualmente sfolgorante);ovvero Ballando,ballando,mezzo secolo di storia francese raccontata solo a suon di musica.
E' più facile che restino impressi i titoli più famosi e quelli più citati nei coccodrilli; ma mi pace pensare che forse a Scola stesso son rimasti più cari gli esperimenti non riusciti e i film diciamo così imperfetti. Perchè li consideri più vicini,proprio in quanto imperfetti