Elefante In Catene, Condanna Confermata A Circo Ringland

ERCOLINO

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11 ottobre 2006 - “Una sentenza di grande civiltà, la quarta ottenuta dalla LAV in seguito ad azioni legali per maltrattamento di animali usati in spettacoli circensi. In altre tre precedenti vicende che hanno riguardato altri circhi - il Circo Città di Roma, il Circo Folloni e il Circo Italo-tedesco (ex Luana Orfei) - il decreto penale di condanna per maltrattamenti non era stato contestato evitando così il giudizio della Corte di Cassazione”. Con queste parole la LAV commenta il verdetto dei giudici della III Sezione penale della Suprema Corte (sentenza 33975) che hanno dichiarato la colpevolezza di Vladimiro R., proprietario del circo Ringland, in quanto “deteneva in condizioni di incompatibilità con la sua natura, un elefante tenuto legato con catene della lunghezza di 80 centimetri”.
I fatti risalgono ai primi mesi del 2004, quando il Circo Ringland fu denunciato dalla LAV che in più occasioni, prima a Vigevano (Pavia) e poi a Borgomanero (Novara), era riuscita a fotografare una femmina di elefante con le zampe immobilizzate da lacci inferiori a un metro di lunghezza, tanto da impedirgli di sdraiarsi o di effettuare altri movimenti. Malgrado il veterinario ASL di Vigevano avesse prescritto di non legare più il pachiderma, gli attivisti LAV di Borgomanero pochi giorni dopo documentarono nuovamente l'illecito. I volontari della LAV avevano documentato anche le condizioni di un ippopotamo col manto pieno di profonde screpolature dovute a disidratazione cutanea.
Non si conosce ancora l’entità della pena comminata dalla Corte di Cassazione, ma la LAV ricorda che grazie alla testimonianza degli attivisti LAV e del medico veterinario Mendozza dell'ASL di Vigevano, per tale reato il Tribunale di Borgomanero (Novara) nel gennaio 2005 aveva condannato il Circo Ringland al pagamento di 3.000 euro, sulla base del vecchio art.727 c.p. Oggi per la Cassazione la documentazione fotografica è una prova “insuperabile” del reato compiuto da Vladimiro R., condannato anche a versare 1.000 euro alla cassa della ammende.
“Grandissima è la soddisfazione di aver contribuito alla condanna penale, oltre che morale, dello sfruttamento degli animali reclusi nei circhi. In questi casi, infatti, significativa è l'apertura giurisprudenziale e legislativa alla tutela dei diritti degli animali non umani, a maggior ragione quando la condanna arriva direttamente dalla Suprema Corte. Quanto statuito dalla Cassazione dà vigore all'impegno per il riconoscimento e la tutela dei diritti degli animali condotta dalla LAV e dai suoi attivisti da quasi 30 anni”, afferma Annalisa Gasparre, Responsabile LAV Vigevano.
“Alla luce di questa importante sentenza, la LAV diffida tutti i circhi con animali dall’immobilizzare gli elefanti con catene alle zampe perché questa pratica costituisce un reato in quanto crea uno stress aggiuntivo ad animali già privati della naturale libertà, costretti ad addestramenti ed esibizioni contro natura - dichiara il presidente della LAV Gianluca Felicetti - In attesa di una presa di posizione forte da parte del Parlamento, i singoli Comuni possono svincolarsi dalla complicità dello sfruttamento degli animali nei circhi, emanando Regolamenti o Ordinanze con misure restrittive che, di fatto, limitano l'accesso dei circhi sul territorio. Questa è stata la via percorsa dal Comune di Vigevano che, in seguito a questo episodio, ha emanato un Regolamento all'avanguardia e sempre più numerosi sono i Comuni che percorrono questa importante strada di emancipazione e di liberazione di cui precursore è stato il Comune di Modena.”


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