John Singleton ha presentato a Venezia questo suo western del Michigan moderno trafitto dalla crisi industriale, che gli ha lasciato enormi giganti nei quali filmare, rimanendo attonito di fronte alle tante domande intellettualoidi dei nostri giornalisti: «Perché usa certe musiche? Quale simbolismo racchiudono?» e lui, dopo essersi ricomposto, «Uso queste musiche perché... sono quelle che i personaggi ascoltano!». Ed il film è come il suo regista: divertito, ricco ma senza gingillarsi o vantarsene. Singleton ha sempre avuto a che fare con la società fusa americana, con la sua violenza ed i suoi conflitti etnici, quasi uno Spike Lee più massiccio a cui piace spararci dentro azione e velocità. Di certo è uno che si lascia andare anche a cose come Shaft e 2 Fast 2 Furious, ma anche in queste mantiene un certo gusto e ritmo godibile nella sua scostanza. Non è poco. Lo strano quartetto alla vendetta della mamma adottiva ha a capo un ferreo Mark Wahlberg, che fa da metronomo.
Voto: ** ½
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