Gf7,concorrenti A Rischio Cancro?

VANNIGRILLI

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21 Gennaio 2007
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Gentili Signori,

VI CHIEDO SCUSA PER IL THREAD FUORI LUOGO,MA HO SCRITTO ALLA REDAZIONE DEL GF7 UNA MAIL PER SEGNALARE IL RISCHIO CHE CORRONO I RAGAZZI RECLUSI NELLA DISCARICA,ECCO IL TESTO......


"....sono un giovane Medico del Policlinico di Foggia,e vorrei condividere con voi una certa preoccupazione per la salute dei 4 concorrenti del GF7 ospitati nella cosiddetta ”DISCARICA”.



Mi sto specializzando in Anatomia ed Istologia Patologica,ed ho notato con una forte preoccupazione la presenza,nella DISCARICA,di Rifiuti potenzialmente Cancerogeni,come i rottami dei frigoriferi e delle Lavatrici,le carcasse dei vecchi Tubi Catodici dei televisori,le centrifughe delle lavatrici,pneumatici in disuso,insomma tutto quello che,è ormai chiaro alla OMS che rappresenti un serio pericolo per la salute dei cittadini,e di seguito vi riporto un breve stralcio da uno studio condotto dalla ASSOCIAZIONE ROMAGNOLA RICERCA TUMORI,sul tema dei rifiuti ad alta pericolosità ambientale:



“Il cancro, una malattia che è sempre esistita, ma che fino agli inizi del secolo scorso era relativamente rara, oggi rappresenta il più grave problema di sanità pubblica, per la sua dimensione epidemiologica, per le cause che lo determinano e per le difficoltà di controllo una volta che la malattia sia diffusa.

Si considera che circa il 60-70% di tutti i tumori siano dovuti ad agenti e situazioni di rischio presenti nell’ambiente di vita generale e di lavoro: ciò vuol dire che se non fossero presenti, o almeno fosse ridotta la loro quantità globale, l’incidenza e la mortalità per tumore sarebbero più bassi. La dimostrazione dello stretto rapporto tra ambiente e cancro, è data da alcuni esempi.

Vi sono tumori particolarmente incidenti in alcune aree geografiche del pianeta rispetto ad altre. Abitanti di aree geografiche a bassa incidenza per uno specifico tipo di tumore, emigrando in altre aree dove lo stesso tumore risulta essere a più alta incidenza, già alla seconda generazione il loro rischio è livellato a quello dei residenti.

Un altro esempio è dato dagli studi sperimentali condotti per valutare la cancerogenicità di agenti chimici e fisici ai quali la popolazione può essere esposta: su oltre 500 composti, studiati nell’ambito del Programma Nazionale di Tossicologia del Governo Americano, oltre il 50% sono risultati cancerogeni. Su circa 100 composti studiati ed elaborati dal Centro di Ricerche sul Cancro della Fondazione Ramazzini, sono risultati cancerogeni il 46%; medesimi risultati vengono confermati dallo IARC di Lione.

Gli agenti cancerogeni possono essere di origine chimica, fisica e biologica e sono presenti nell’aria che respiriamo, nell’acqua, nel cibo, nel suolo. Essi originano dalle attività industriali dell’uomo e da varie matrici naturali. Gli agenti cancerogeni hanno caratteristiche distintive rispetto a quelle di altri agenti tossici: il rischio cancerogeno è tanto maggiore quanto più elevata è l’esposizione; per essi non esiste una soglia talmente bassa da risultare innocua; essi inoltre possono agire a livelli di dose talmente bassi che non consentono di avvertirne la presenza (l’uomo risulta esposto, ma non è in grado di accorgersene); una volta che il processo è giunto a compimento, esso risulta irreversibile; dal momento dell’inizio dell’esposizione al momento della manifestazione della malattia possono intercorrere anni o, addirittura, decenni; l’esposizione simultanea a vari agenti cancerogeni può avere un effetto sinergico.

A fronte della dimensione sociale, economica, politica delle problematiche inerenti i rapporti sviluppo, ambiente e salute, possiamo pensare di avere oggi degli strumenti conoscitivi adeguati ed utili ad orientare le scelte che devono essere alla base del cosiddetto sviluppo compatibile? La risposta è in gran parte positiva: noi oggi possediamo numerosi strumenti scientifici che possono essere usati per predire, anziché constatare a posteriori a distanza di 20-30 anni, gli effetti di scelte di sviluppo orientate prevalentemente, se non esclusivamente, alla massimazione del profitto e dei piccoli interessi di gruppo.

Sia per quanto riguarda la valutazione di impatto ambientale, che per quella di impatto sanitario che ne segue, noi possediamo efficaci strumenti ed approcci scientifici che, se adeguatamente applicati, possono essere di fondamentale importanza nell’orientare scelte di sviluppo sostenibile.

Il 15 giugno a Roma, in occasione del seminario di Sanità Pubblica su inquinamento atmosferico, traffico urbano ed effetti sulla salute, l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente (APAT) ha presentato i “numeri” dell’impatto sanitario del PM10 e dell’ozono, condotto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in 13 città italiane: Torino, Genova, Milano, Trieste, Padova, Venezia Mestre, Verona, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Catania, Palermo; con una popolazione di circa 9 milioni di persone pari al 16% della popolazione nazionale.

Tra il 2002 e il 2004 si è registrata una media di 8200 morti l’anno derivanti dagli effetti a lungo termine delle concentrazioni di PM10 (polveri sottili) superiori ai 20 mg/m3 .

Per effetti cronici possiamo dire che oltre i 20 mg/m3 si hanno: 742 casi l’anno di cancro al polmone, 2562 morti l’anno per infarto e 329 casi l’anno per ictus; per l’ozono si stima in queste città 516 morti l’anno.

Nel 2005 molte città italiane avevano raggiunto i 35 giorni di eccedenza dei 50 mg/m3 già a fine marzo e poche avevano rispettato i limiti annuali di 40 mg/m3, fra cui le città di Forlì e Cesena. La provincia ha promosso una politica atta a ridurre l’inquinamento derivato da autotrasporto.

Ricordiamo che il PM è costituito da particolato grossolano PM10 ossia particelle di diametro inferiore a 10 micron che raggiungono le alte vie respiratorie ed i polmoni, e da PM2,5, particelle con diametro inferiore a 2,5 micron, che penetrano negli alveoli, ben più pericolose e trasportate anche a grandi distanze (70 – 100 km) dal punto di emissione.

Gli inceneritori di rifiuti come i cementifici, termoconvettori di biomasse., oltre al particolato PM10 assicurano alte quantità di PM2,5 e di nanoparticelle [diossine, metalli pesanti, nitrofurani, idrocarburi policiclici aromatici (IPA)] che esplicano il loro potere cancerogeno, mutageno, teratogeno ed alterazione del sistema immunitario, nel lungo termine di esposizione, e aumentano l’incidenza delle patologie acute come l’asma.

Molti di questi composti uniscono la loro tossicità alla persistenza (catena alimentare) e sono in grado di indurre alterazioni nelle cellule germinali, con alterazioni del patrimonio genetico della nostra specie e quindi inducono danni trasmissibili con effetti che vanno da quello cancerogeno a quello xeno-endocrino; ad esempio le diossine, per esposizione prolungata, determinano ipotiroidismo, diabete, endometriosi, alterazioni del sistema nervoso centrale, ritardi puberali, disturbi riproduttivi e malformazioni alle nascite, effetti oncogeni: leucemie da 0 a 12 anni e sarcomi

I metalli pesanti emessi possono essere oltre 30, molti sono cancerogeni a basse concentrazioni come il cadmio, altri sono neurotossici come il mercurio che è implicato nell’Alzheimer. Ai metalli pesanti si associa autismo, dislessia, comportamento impulsivo, disturbo da deficit di attenzione e iperattività, difficoltà nell’apprendimento, minor quoziente intellettivo, Parkinson.

Uno studio durato tre anni e condotto su un vasto territorio del Veneto (Venezia, Marghera, Riviera del Brenta) e appena concluso da un gruppo di ricerca coordinato da Paola Zambon (Università di Padova), Paolo Ricci (Asl di Mantova), Massimo Gattolin (settore ambiente Provincia di Venezia) e Alessandro Casula (Università di Milano) conferma gli effetti cancerogeni delle diossine, che si sprigionano dagli inceneritori di rifiuti industriali, ospedalieri e urbani. Questo lavoro, spiegano gli autori, sia per la vastità del territorio preso in considerazione che per il numero della popolazione residente nell'area (400 mila abitanti), si tratta di uno studio più approfondito e inedito anche a livello internazionale. «Questi valori di rischio e queste concentrazioni di diossina - si legge a commento dei dati - mettono in discussione tutti gli inceneritori di grande portata, anche se costruiti con tecnologia più avanzata». Inoltre, «la decisione di costruire un inceneritore non può riguardare soltanto il comune in cui è ubicato, perché, paradossalmente, potrebbe essere proprio il meno interessato dal suo inquinamento». La direzione dei venti, e l'altezza dei camini, seminano morte oltre i confini di qualsiasi comune.

Il gruppo di ricerca, dopo aver preso in esame l'insorgenza di un particolare tipo di tumore insorto nel periodo 1990-1996, ha dimostrato che nelle aree analizzate il rischio di essere colpiti dalla malattia è almeno tre volte superiore che altrove: «Quindi l'ipotesi diossina-sarcoma a Venezia è ampiamente confermata». Non a caso il territorio provinciale di Venezia, nel periodo 1972-1986, era occupato da 33 inceneritori, a cui si è aggiunto il grande inceneritore di Camin (Padova).

Il tumore in questione è il sarcoma dei tessuti molli, una forma molto rara di tumore riconducibile espressamente all'esposizione a diossine; si tratta di una patologia detta «sentinella», perché segnala l'insorgenza diffusa di tumori più comuni e non esplicitamente riconducibili alla presenza di diossine. Lo studio dimostra anche che la diossina è letale a bassissime concentrazioni che si misurano in «picogrammi», cioé miliardesimi di milligrammo. La mamma che allatta assicura al neonato una quantità di diossina 15.000 volte superiore alla quantità emessa dall’inceneritore.

Sulla base di questi evidenti “pericoli” per la salute pubblica, risulta chiaro che l’incenerimento dei rifiuti, spacciato in Italia come energia rinnovabile “assimilata” dal 1991, come il solare, l’eolico, processi anaerobici di biomasse ecc., ha per 15 anni sottratto risorse per progetti ecocompatibili, ha fatto soldi da capogiro, assicurando alle popolazioni esposte un peggioramento della salute.

Questi dati confermano , purtroppo, quello che sin dai primi anni 90 il comitato scientifico dell’A.R.R.T. evidenziava nei convegni, nelle conferenze e nei dibattiti la necessità urgente di invertire l’alto potere cancerogeno ambientale. Tale denuncie venivano diffuse il meno possibile per evitare un “ingiustificato terrorismo psicologico sui cittadini”. Oggi auspichiamo che l’amministrazione provinciale di Forlì-Cesena blocchi o revochi la delibera che permette il raddoppio dell’incenerimento dei rifiuti ospedalieri della ditta Mengozzi e il potenziamento dell’Inceneritore (da 40.000 a 120.000 tonnellate/anno) dei rifiuti urbani ed industriali della società Hera collocati nella zona di Coriano di Forlì.



Pier Antonio Marongiu - Presidente A.R.R.T.



Ed un altro studio sulla pericolosità dei componenti hardware dei PC





Emergenza ecologica: lo smaltimento dei computer








Chi si chiedesse che fine fanno i computer dismessi rimarrebbe probabilmente stupito dal sapere che, solo nel 1999, ne sono stati gettati 40 milioni... La quantità di rifiuti elettronici prodotti in Italia nel 2002 equivarrebbe ad una collina da 50 mila tonnellate, secondo le stime del Consorzio EcoqualIt e dell'Osservatorio nazionale rifiuti; alla fine del 2002 sul territorio della Penisola dovrebbero essere state dismesse 12 mila tonnellate di monitor, 12.400 di computer (Pc desktop e portatili, tastiere, mouse, modem), 1.240 di server e workstation, 900 di scanner, 2.610 di stampanti, 13.800 di fax, copiatrici e multifunzione, 4.989 fra toner per laser, ink jet e bubble jet. Per un totale di un milione di tonnellate di e-waste italico negli ultimi dieci anni, di cui il 90 per cento finisce in discarica. Il solo incenerimento dei Raee (Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche) nell'Unione Europea, secondo il WWF, emette nell'atmosfera circa 36 tonnellate di mercurio e 16 di cadmio all'anno, senza parlare dell'emissione di diossine e altri agenti altamente nocivi. La spazzatura hi-tech, inoltre, contribuisce per oltre la metà del piombo immesso negli inceneritori.

Ogni cittadino europeo produce in media 20 kg di rifiuti elettronici all'anno e la percentuale è in aumento, compresa fra il 16 e il 28 per cento entro i prossimi cinque anni. I diversi materiali che compongono gli scarti contengono parti altamente pericolose come piombo e cromo, Pcb, ritardanti di fiamma bromurati. L'ultima edizione dell'Award Ecohitech (il premio ambientale dedicato alle imprese elettriche ed elettroniche sui versanti della produzione e dello smaltimento sostenibili), è stata anche l'occasione per sottolineare come l'innovazione tecnologica e l'espansione del mercato accelerino il processo di sostituzione. Negli anni Settanta i computer duravano in media 10 anni. Oggi il ciclo vitale medio di un Pc è di 4,3 anni. Numeri che allarmano le varie organizzazioni per la tutela dell'ambiente, soprattutto in considerazione del fatto che l'Italia non sembra attualmente disporre delle adeguate misure per fronteggiare tale volume di scarti, spesso estremamente pericolosi per l'uomo e l'ecosistema. Misure che, come è facile intuire, vanno da una corretta sensibilizzazione del cittadino fino alla creazione di centri di eccellenza per la separazione dei componenti di un apparecchio elettronico e per il loro riutilizzo.

Ancora oggi il 90 per cento dei rifiuti tecnologici finisce in discariche dove i materiali vengono inceneriti e recuperati senza trattamento preventivo. Ciò contribuisce ad elevare la presenza tra i rifiuti di agenti inquinanti, inclusi i metalli pesanti. Vere e proprie bombe ecologiche costituite, oltre che di plastica e metalli, anche di altre componenti difficili da trattare.

I componenti interni del Pc e delle sue periferiche infatti contengono composti pericolosi per la salute, quando vengono dispersi in modo incontrollato nell'ambiente. Arsenico, piombo, cadmio, agenti mutageni e cancerogeni... Questo elenco non si riferisce a un arsenale chimico, ma al contenuto dei nostri personal computer(!).

Una grossa fonte d'inquinamento è rappresentata dal monitor, non importa se a tubo catodico o cristalli liquidi. La faccia interna dello schermo tradizionale è infatti rivestita con un'emulsione a base di fosforo, combinato con tracce di altri elementi chimici nocivi alla salute. La situazione non è migliore nel caso degli schermi piatti Lcd, perché il cristallo liquido racchiuso tra le due sottili lastre di vetro dello schermo è altamente tossico.
Nei monitor a tubo catodico i circuiti elettronici sono un altro potenziale rischio ambientale. Si tratta infatti di circuiti costruiti con tecnologia analogica e con componenti progettati per lavorare ad alte tensioni. Per soddisfare la necessità d'ingombro sempre minore imposta ai modelli di recente produzione, i costruttori hanno dovuto impiegare isolanti realizzati con materiali plastici non ecologici, come le resine con alto tenore di idrocarburi aromatici (che sono cancerogeni). Un'altra parte inquinante è il guscio in materiale plastico. Solo di recente la maggioranza dei costruttori ha iniziato a progettare involucri facilmente separabili dal resto del monitor e realizzati con plastiche riciclabili, marchiate in modo opportuno sulla faccia interna non visibile. I monitor a basso costo di origine orientale e quelli di vecchia concezione usano generalmente delle plastiche di tipo Pvc (Poli Vinil Cloruro) con composizione chimica variabile (dunque scarsamente riciclabili), che sprigionano gas tossici durante la combustione. Lo stesso problema si verifica per la tastiera e il pannello frontale dell'unità centrale, che non vanno smaltiti nei rifiuti urbani proprio per la tossicità dei fumi che sprigionano una volta avviati all'incenerimento.

Se lo smaltimento corretto del monitor pone dei problemi, quello delle schede elettroniche contenute in un PC costituisce una ulteriore difficoltà; il circuito stampato su cui sono disposti i componenti è infatti realizzato con fibre di vetro pressate tra loro e tenute insieme da una resina sintetica. Se il circuito viene triturato senza prendere le dovute precauzioni, le fibre di vetro così liberate possono entrare in sospensione nell'atmosfera e nuocere alle vie respiratorie. State pensando di neutralizzare le schede con l'incenerimento? Anche questa non è una strada semplice. Infatti, quando il circuito stampato è di tipo non propagante fiamma (come quasi tutti quelli moderni) per bruciarlo occorre una vera e propria fornace, con conseguente spreco di energia. Se è di tipo convenzionale, bruciando in modo incontrollato sprigiona una grande quantità di diossine, e un fumo ancora più abbondante e tossico di quello generato dalla combustione della gomma. Altre plastiche molto tossiche e difficili da smaltire sono le resine che incapsulano i chip di silicio.
Un veleno contenuto in gran quantità nelle schede a circuito stampato dei computer è il piombo. Questo metallo, in lega con lo stagno, serve a garantire la continuità elettrica delle connessioni tra i componenti, ma non può essere disperso nell'ambiente a causa della sua natura cancerogena. Tuttavia il piombo è comunque meno dannoso dei metalli contenuti nella batteria al litio o al Nickel Cadmio che alimenta l'orologio della scheda madre, e nella grossa batteria dei computer portatili.

Nonostante il problema abbia enormi ricadute sociali, le iniziative di riciclaggio dei materiali stentano a decollare. L'Unione Europea ha stilato importanti normative per lo smaltimento dei rifiuti e per la raccolta differenziata ma sono ancora pochi i comuni italiani che si sono adeguati alla direttive europee.
Alla luce di quanto sopra dettagliatamente riportato ,spero vorrete considerare il problema con la dovuta attenzione,e RIMUOVERE DALLA DISCARICA DEL GRANDE FRATELLO tutto quello che minaccia la salute dei 4 ragazzi che vi partecipano...."


COSA NE PENSATE?A ME SEMBRA DAVVERO UN EPISODIO GRAVE,CERTO DAL MIO PUNTO DI VISTA MEDICO,MA MI FAREBBE PIACERE RICEVERE DA VOI UNA OPINIONE IN PROPOSITO!

Felice domenica,
Giovanni
 
Se stanno veramente così le cose, dovrebbero muoversi alla svelta per tutelare la salute delle persone che "vivono" all'interno di quella discarica.
 
Non trovo altra soluzione....bisogna chiudere il programma!!!
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infatti anche quell'autobus dove ci saranno saliti cani e porci di tutti i colori e ci dormono......fossi stato io a fancù la visibilità e la notorietà, voglio essere anonimo e stare bene in salute
 
Non ho visto nessuna ediz. del G. F. x cui non posso esprimermi in merito...
Però penso che se i concorrenti hanno accettato, sapevano quel che facevano e se lo hanno fatto, lo hanno fatto sia in nome della notorietà che tale "evento" avrebbe dato loro, sia x il "vile danaro"... :eusa_think:
E' altrettanto ovvio che la "salute" prima di tutto e sarebbe da fare 1 "ramanzina" a chi ha scelto tale discarica. :eusa_wall:
 
Scusate l'ignoranza ( non ho mai visto in vita mia una sola puntata del G.F.... :icon_redface: ): ma possibile che questi ragazzi vivano in una VERA discarica? In mezzo a VERI rifiuti tossici?:5eek: Senza nessuna precauzione?:eusa_think:
Mi pare impossibile... :eusa_think:
Non certo per motivi di sensibilità umana, ma solo perché le Tv hanno fior di legali che avrebbero avvertito i responsabili della trasmissione delle potenzialità devastanti di questa cosa: se qualcuno si dovesse ammalare ( non necessariamente di cancro... ) potrebbe chiedere risarcimenti miliardari...
 
miky80 ha scritto:
infatti anche quell'autobus dove ci saranno saliti cani e porci di tutti i colori e ci dormono......fossi stato io a fancù la visibilità e la notorietà, voglio essere anonimo e stare bene in salute
non sò che è sto gf ,ma che vol dì cani e porci di tutti i colori :eusa_think:capito il grande fardello
 
Ultima modifica:
Una cosa è certa: se se lo beccano al cervello il tumore muore di fame :badgrin: :badgrin: :badgrin:

Scusate la battuta cinica ma quella trasmissione fa nascere in me istinti animaleschi :D :D :D
 
Dopo aver visto le prime 6 edizioni,sto riuscendo nel fioretto di non informarmi su questo programma (non ho ancora visto o sentito nulla).
Basta è un programma superato!
 
banino ha scritto:
Dopo aver visto le prime 6 edizioni,sto riuscendo nel fioretto di non informarmi su questo programma (non ho ancora visto o sentito nulla).
Basta è un programma superato!
E ti ci sono volute 6 :5eek: edizioni per capirlo ???? :eusa_think:

Beh, meglio tardi che mai :D :D :D
 
mah, io dubito di natura... ;)
anche se la superficialità spesso cancella le norme...
più elementari!
ma non credo che il pericolo ia reale!
 
Non saranno mica così sprovveduti da esporsi ed esporre i concorrenti a rischi del genere..:5eek:
Avranno bonificato le carcasse .. (se possibile)
vedremo le reazioni..
E poi se andassero tutti a casa.. non farebbero un soldo di danno (ImHo)
 
KevinDMitnick ha scritto:
Non saranno mica così sprovveduti da esporsi ed esporre i concorrenti a rischi del genere..:5eek:
concordo pienamente!:D

anche se il fatto che la stampa non ne abbia dato risalto, può essere un buon segno (è una panzana già verificata), oppure un brutto segno (meglio tacere).
ma difficile mettere il bavaglio specie a chi non gradisce il padrone del vapore...:icon_twisted: , quindi credo sia un falso allarme.:icon_redface: ;)
 
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