Grave lutto nel Cinema

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Apprendo con sconcerto della morte di Francesco Rosi, uno dei più grandi registi italiani del dopoguerra.

Per chi non lo avesse mai visto, tra i tanti film che hanno fatto la storia del cinema italiano, suggerisco di recuperare Le mani sulla città (1963), una pellicola monumentale di denuncia sociale che si conclude con una geniale didascalia corrosiva:

"I personaggi e i fatti qui narrati sono immaginari. E' autentica invece la realtà sociale ed ambientale che li produce".

R.I.P.
 
Dal Secolo XIX:

Roma - La morte di Francesco Rosi arriva come un fulmine a ciel sereno a metà mattinata e subito su twitter si inseguono e si accavallano i messaggi di cordoglio e gli attestati di stima per un regista che ha segnato il nostro cinema inventando un genere, quello dell’inchiesta cinematografica. Da “Salvatore Giuliano” a “Le mani sulla città”, da “Uomini contro” al “Caso Mattei”, da “Lucky Luciano” a “Cadaveri eccellenti”, i suoi film hanno segnato un’epoca e contribuito a volte addirittura a riaprire inchieste.

Su twitter in tantissimi ricordano il grande cineasta napoletano che si congedo’ dal cinema nel 1997 col film “La tregua”, tratto da Primo Levi con John Turturro. Tra i primi a piangere il maestro anche il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. La sua città ha perso in pochi giorni due dei suoi figli più grandi, Pino Daniele e Francesco Rosi.

Il sindaco scrive: «È morto Francesco Rosi, uomo di immensa cultura, regista straordinario, orgoglio di Napoli, terra che ha amato e difeso dai soprusi dei poteri». Anche Roberto Saviano dedica un pensiero commosso a Rosi. Postando una sua foto col regista, lo scrittore ricorda che «Nessuno come Francesco Rosi ha saputo raccontare il potere. Uomo coerente fino alla fine».

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