«In Italia, sono i morti che comandano». Il più grande morto d'Italia (della cultura letteraria italiana, almeno), dopo Dante, è Manzoni. Sono i due che nelle nostre scuole per anni ancora richiedono l'attenzione di ogni nuova generazione di studenti. Il regista Franco Elica (Sergio Castellitto) sta preparando l'ennesima versione de I promessi sposi: segno di una crisi creativa, o forse palla al piede di chi è cresciuto, mentre il romanzo gli veniva imposto a scuola dalle elementari alle superiori, vedendo I promessi sposi di Camerini al cinema dell'oratorio.
Quello che gli viene chiesto adesso, da Bona di Gravina (Donatella Finocchiaro) è: «E se Lucia non si sposasse più con Renzo ma con l'Innominato?». L'innominato, ci viene detto subito, è lo stesso Elica: una ragazza che fa il provino per la parte di Lucia gli fa subito balzare alla mente l'Innominato di Camerini, Carlo Ninchi, e lui è "mosso a compassione". Per scoprire se alla domanda c'è risposta affermativa deve andare in Sicilia, terra profonda di gattopardiano cattolicesimo, e a portarcelo, istintivamente, sono misteriosi eventi (i carabinieri —Stato, Chiesa, Scuola e Famiglia, non manca nessuno dei poteri patriarcali— perquisiscono la casa di produzione, sul momento non si sa per cosa), fra cui l'urgenza di avvicinarsi ad un altro morto, Orazio Smamma (Gianni Cavina), regista come lui che sapremo ha inscenato il decesso (su suggerimento, guarda caso, di un ex-frate) per vincere finalmente i David che non gli hanno mai dato.
Alla fine di questo film tre facce sorridono, in tre posti diversi, l'una all'altra. Non sono riuscito a ricostruire perfettamente la costruzione del finale, ma forse non ha importanza. Bellocchio, più per intuizione che per incastro, con un fare che è sogghigno, rimette a posto le lancette e le lascia correre di nuovo, e a permetterglielo è un corto circuito narrativo. Dev'essere nel matrimonio che in realtà è un funerale, nella definitiva violazione violenta del sacro (teoricamente) "finché morte non vi separi", che i volti possono intendersi con soddisfazione. Lucia e l'Innominato scappano ("Smamma" è chiaro come invito), hanno sconfitto il sistema. Hanno ammazzato i morti.
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