Film a due anime, che da una parte ho avvertito come sincero e dall'altra progioniero di una scrittura, con conseguente regia, scostante e troppo preoccupata ad esplicare il superfluo non lasciando assaporare il resto in modo naturale. La prima ora funziona: gioca fra Italia ed America, fra il compagno di Sabina e la migliore amica di lei; costruisce il quotidiano e scava nel passato con flashback, per quanto espliciti anch'essi, e pochi dialoghi. Verso la metà strabordano gli argini e la sceneggiatura esplode riproponendosi (i flashback tornano e si moltiplicano, inutilmente e pesantemente) ed aprendo al letterario in un modo che non può che suonare posticcio quasi fino al ridicolo: la confessione di Lo Cascio è lunga, ingessata ed innecessaria, così come la voce fuori campo della Mezzogiorno (un po' troppo esagitata) abbonda per fare avanzare bruscamente e leziosamente il tempo degli eventi. Segnalo anche qualche dimenticanza o errore di calcolo: che fine ha fatto il cane che Emilia e Maria si portano a spasso? Perché il professore Lo Cascio, che vive in Virginia da dieci anni, si sforza di non dir nulla in inglese ed ha una parlata da attore? Il resto naviga fra delle buone prove del cast (tranne Boni, che è troppo merce da
Incantesimo) e trovate sceniche che rimangono però fra altre ingenuità gratuite: Angela Finocchiaro e Stefania Rocca (la prima fedelissima alla sua persona e la seconda, oltre che brava, bellissima) sono la cosa più riuscita di questo film, in una sotto-storia che si fa seguire senza inutili sussulti e anche con ironia; la Comencini si perde totalmente nel televisivo al centro della pellicola e poi torna con qualcosa di sottolineativo che, nonostante le critiche mosse e la stessa auto-censura per la versione cinematografica (le acque che si rompono sul treno in sovrapposizione - non vista in sala, ma presente nel montaggio dell'edizione home video - all'irruzione alla
Shining del fluido nella vecchia casa), sarebbe stato di ben più forte impatto se prima lo spessore non fosse stato attaccato a paroline romanzesche, a stacchi di banale montaggio ed alla fila stesa al sole con relativi occhiali alla
Agata e la tempesta/
Parla con lei. Come si dice in questi casi: peccato.
Voto:
**