Un film incentrato principalmente sulla costruzione di un'attesa, a volte anche stancante ma infine appagante per i temi suscitati, distaccato nel riprendere i personaggi incentrando i tempi narrativi sull'osservazione e sull'insistenza di rumori, silenzi e poche musiche inserite in punti strategici. Lo scandalo annunciato quasi morbosamente in locandina è in realtà la parte più innocua dei rapporti interni al film: quel che succede fra Amalia (María Alche) e il dottor Jano (Carlos Belloso) è sfuggente come il primo approccio e non va davvero oltre. Quanto invece emerge sotto la pressione di questo, in una sceneggiatura dai tempi labili, è il tessuto umano fatto di ragazze alle prese con vocazioni e perdizioni, amicizia e tradimenti, e degli adulti. Mamma Helena (Mercedes Morán), l'amica del cuore Josefina (Julieta Zylberberg), lo zio Freddy (Alejandro Urdapilleta), lo stesso Jano: un'ambiguità, riflessa già in partenza nel ruolo della fede come vettore sociale e psicologico, che li caratterizza tutti nonostante le diverse età. Così si chiude col suggerimento di sviluppi legati a questa ambigua falsità, su un trambusto che viene annunciato al dottore. Tutto va a combaciare nel doppio finale aperto, che dà da una parte sulla sala congressi e dall'altra sulle due amiche che nuotano fuori dall'inquadratura.
Voto: ***