
La sposa turca è un film da festival e non a caso ha vinto a Berlino. Prende il ritornello delle culture divise in stile commedia all'inizio e disfa tutto a partire da poco prima che la sposa voli verso Istanbul, nella Turchia cuore figurativo, elevandolo a distruttivo conflitto interiore. Una metafora dell'adattamento in una pellicola di deriva con ben poche regole, schiantate contro il muro (Gegen die Wand è, appunto, il titolo originale) che porta Cahit all'ospedale e di lì a conoscere Sibel: film ora etnico, ora punk, ora mélo. E' un'indigestione che domina fino a toccare il fondo, magari abusando un po' in didascalia nel dipingere la discesa della protagonista. Alla fine è un'opera chiusa e bilanciata, di intimo dilaniamento e di intima assimilazione.
Voto: ***
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