
Inizia e finisce puntando sul sogno: prima immerso in una commediola innocua, nella quale l'amore/Braschi spunta fuori, come sempre, come una visione celestiale; poi in un percorso che funziona esattamente come La vita è bella, con l'amata in coma nell'ospedale dell'Iraq in guerra identica al figlioletto nel campo di concentramento. La parte centrale non ha assolutamente nulla da dire (alcune scene noiose, sbagliate e a vuoto), tranne le battutine fugaci sullo scacciamosche unica arma di distruzione di massa rinvenuta, o sulla benzina terminata in Iraq: non c'è molto da criticare nella scelta dell'ambientazione (tranne appunto il fatto che non ha nulla da dire; semmai dice solo che oltre ad esser ingenuo poeta Benigni sa anche curare tutt'altro che ingenuamente le campagne pubblicitarie), ma c'è da tener presente che narrativamente e ritmicamente dà una bella botta, in negativo, al film. Meno peggio di quanto mi aspettassi, comunque.
Voto: **