La vita segreta delle parole

gahan

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Il film di Isabel Coixet riesce perfettamente a far parlare per accumulazione le cose vicine e presenti per descrivere le lontane ed assenti; si sofferma con un certo pudore sulle ferite fisiche dei due protagonisti per puntare a quelle dell'anima. Tutto, dallo sguardo all'ambientazione, crea un'atmosfera seriamente toccante, che ha il momento più bello, il suo climax nel racconto degli orrori di Hanna. E' prodotto da Almodóvar: oltre al fatto che vediamo Javier Cámara e Leonor Watling, la cura fisica dell'infermiera verso il suo malato ha lo stesso incedere lento ed amorevole visto in Parla con lei. Mi è piaciuta anche l'eco della voce fuori campo, un tassello del passato che viene lasciato totalmente alla nostra sensazione. Ma appunto per questo il finale di questo film mi è piaciuto meno, e rischierebbe di rovinare tutto: toglie segretezza alle parole, come alla ricerca affannosa di un lieto fine chiarificatore. Se a Tim Robbins fosse stato impartito di non esplicare quel calore dilaniante che lo spettatore ha già sentito penso che avrei avuto un'impressione migliore della sua prova, che in effetti non mi ha convinto molto. Al contrario, la bellissima Sarah Polley (Il mistero dell'acqua, Non bussare alla mia porta) è assolutamente commovente: penso la sua sarà fra le migliori performance di quest'anno. La colonna sonora è ottima, ma quando spunta fuori "Hope There's Someone" di Antony and the Johnson's è qualcosa di più: una voce che sembra fatta apposta per lasciare inermi di fronte alla bellezza struggente. Di cosa? Di tutto. La stessa identica cosa che è in grado di fare in Wild Side. Grandi momenti; peccato per il finale, davvero.

Voto: ***
 
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