Lady in the Water

luchinho

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Il peggior film di Night Shyamalan. Nonostante Paul Giamatti (anche se sottotono).

Voto: *1/2
 
ladyinthewater.jpg


Lady in the water

Titolo originale: Lady in the water
Nazione: U.S.A.
Anno: 2006
Genere: Drammatico, Thriller
Durata: 110'
Regia: M. Night Shyamalan
Sito ufficiale: www.ladyinthewatermovie.com
Sito italiano: www.ladyinthewater.it

Cast: Paul Giamatti, Bryce Dallas Howard, Andrew Aninsman, Bob Balaban, J. Bloomrosen, John Boyd, Shaun Brewington, Rich Bryant
Produzione: Warner Bros. Pictures Inc., Blinding Edge Pictures, Legendary Pictures
Distribuzione: Warner Bros. Italia
Data di uscita: 29 Settembre 2006 (cinema)

Trama:
Cleveland, é il guardiano di un condominio che aiuta una giovane inquilina che si trova in pericolo. Dopo questo avvenimento scoprirà che la donna nasconde un misterioso segreto.

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Personalmente il film mi e' piaciuto molto e Bryce Dallas Howard e' fantastica .. bella favola ;)

Voto : ***
 
dopo averci girato intorno per un pò, ieri sera ho preso coraggio. Ma, con il senno del poi, avrei preferito dirottare le mie fatiche verso ben altri lidi.
Confermato il "feedback medio" di film noioso e idiota che in queste settimane mi è tornato dalla clientela.
Purtroppo l'ho potuto constatare con i miei occhi: una noia mortale, una stupidità mortale, nessun pathos. Resta solo la tristezza (anche estetica) di quel condominio e il desiderio innaturale di farla finita buttandosi dentro quella stessa piscina.

*
 
Sì, questo film l'han detestato in molti. In effetti si presta, perché è il più "auto-celebrativo" di Shyamalan. Ecchissenefrega, peggio per loro...

****
 
gahan ha scritto:
Sì, questo film l'han detestato in molti. In effetti si presta, perché è il più "auto-celebrativo" di Shyamalan. Ecchissenefrega, peggio per loro...

****
beh, "ecchissenefrega per gli altri" è un po' poco... argomenta un po', metti due righe di spiegazione... icon_wink
Questo forum è già pieno di gente che scrive "bello" oppure "che schifo" e neanche due parole di motivazione, mi sono sempre chiesto quale sia il senso, o l'utilità per gli altri :D
 
Beh, hai anche ragione... Non ho voglia di fare un riassunto. Copio e incollo.

Nel suo ultimo film, M. Night Shyamalan si espone a rischi. Decidendo di parlare più esplicitamente di sé stesso e della sua idea di cinema, ha spaventato gli executive della Disney ed è stato costretto a bussare alla porta della Warner. Lady in the Water giunge al culmine di un percorso unitario lungo il quale il regista ha esplorato l'animo umano (e l'umanità) attraverso una serie di interrogativi. Qui combina e riassume, interroga sulla (e spinge alla) necessità di credere: pericolosamente, entra nella sua pellicola e ne approfitta anche per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, andando neanche troppo per il sottile. Per far questo sfrutta un metodo ovvio ma affascinante ed invero irrinunciabile, la fiaba, che continua a catturare le visioni di cineasti (d'obbligo pensare a Burton) e spettatori.
Bryce Dallas Howard (Manderlay) è per la seconda volta il mezzo del cinema di Shyamalan. Ancora una figura femminile, Story, metà sirena e metà ninfa, fa da collegamento fra il reale ed il fantastico, come in The Village collegava due realtà divise da un muro. A trovarla è il protagonista, Cleveland Heep (Paul Giamatti), custode del complesso residenziale The Cove, fuori Philadelphia: nonostante, come detto, Shyamalan decida stavolta di riservarsi un ruolo non di semplice comparsa, è lui a racchiudere i significati esistenziali della pellicola.
Come gli uomini delle precedenti opere, Cleveland vive sotto il peso del proprio passato. Anche lui era un tempo un professionista, un medico, che si è arreso dopo un trauma: di nuovo un nucleo familiare spezzato, un'aggressione violenta, un lutto, una vita che da allora si trascina. E' ancora una volta la fede ad esser chiamata a ripresentarsi attraverso la percezione che il singolo ha di sé stesso, attraverso il modo in cui sceglie di approcciarsi agli altri e alla vita. Story serve principalmente a Cleveland, alter ego di regista e spettatore.
Si ribadisce un altro tema centrale: l'esterno. The Cove è l'ennesimo mondo chiuso, un villaggio (fisico o mentale) chiamato a prender coscienza di ciò che c'è fuori, dopo che per troppo tempo ha smesso (perché se ne è dimenticato o se lo è imposto) di ascoltarlo. La fiaba parla di un connubio spezzato, di fiere spaventose, aquile maestose e scimmie guardiane della legge; come in The Village, c'è un universo umano a suo modo strutturato, con ruoli assegnati e poi ribaltati, che però in questo caso non cova paure ma se ne sbarazza.
Fedele ad un cinema classico o comunque antico, Shyamalan accompagna la ricerca della fede (appassionata ma incerta e non definitiva, figlia di un particolare percorso personale) con la sua solita predilezione per le inquadrature fisse, che indagano personaggi e particolari ambientali per connetterli, velarli e suggerire suspense. Il fuori campo domina la costruzione sintattica: l'inquadratura esclude personaggi ed esseri, sostituiti da voci e suoni, la narrazione fa solo intuire visivamente per affidarsi invece alla parola e all'immaginazione. Le regole del mondo fiabesco vengono spiegate da una vecchietta che parla solo coreano (e la figlia, interpretata da Cindy Cheung, deve quindi tradurre), senza che - tranne per l'introduzione a disegni - ci sia una chiara illustrazione. Come succedeva in Signs, il precedente film cui Lady in the Water più si ispira (vari rimandi: l'acqua, i walkie-talkie, il rastrello/mazza da baseball, l'erba che cela come i campi di grano), alla fine c'è però l'irruzione degli esseri fantastici, di nuovo un tributo all'artigianalità delle pellicole di genere degli anni '50.
La lettura dei segni, metafora per la funzione del racconto, prepara errori di percorso e nuove scoperte: i segni possono esser letti male (e sul loro ribaltamento Shyamalan ha sempre insistito), le persone possono aver ruoli diversi rispetto a quelli logicamente assegnabili. E' un discorso metafilmico e, come sempre, anche umano. Esplicitamente, Shyamalan passa attraverso di esso ad attaccare una critica che del suo cinema, specie negli USA - leggetevi alcune recensioni dei maggiori critici americani, di questo (stroncato con sdegno quasi all'unisono) o di altri, per avere un'idea -, non ha mai capito nulla: uno dei ciechi appartenenti all'ordine sarà bersaglio di spietata (solo poco raffinata, ma comprensibile sfogo) vendetta.
In questa fiaba che quasi tutto racchiude del suo autore, Shyamalan si inserisce personalmente nella catena che collega le azioni ed i destini umani riservandosi il ruolo di annunciatore, di ispirazione e sacrificio/assunzione di responsabilità. Inserisce echi di guerra e la promessa di un futuro presidente messia che vengono lasciati in sospeso ad allargare il discorso oltre le singole storie umane, verso la storia universale. Forse troppo ambizioso, ma apparte ciò Lady in the Water ha il fascino di un mondo, di un'idea arcaica che si allunga sull'uomo moderno e di ogni tempo per descrivere i suoi bisogni profondi come pochi altri al giorno d'oggi sanno fare.

pubblicato su tv-zone
 
mi bastavano tre-quattro righe :D
non avevo pensato che ti saresti parlato addosso :D
troppa grazia, e chi lo legge questo?
 
Non c'è bisogno, infatti. Come sunto veloce ti va bene "Lady in the Water è una figata come ogni film di Shyamalan"? :D ;)
 
sono un fan di Shyamalan, e quindi come sempre mi sono immerso nel film, nel suo mondo e me lo sono goduto.
Però, però...
Dopo The village (che mi era piaciuto, però forse un po' meno di Signs, il quale mi era piaciuto ma forse un po' meno di Unbreakable...) mi ricordo di aver pensato che il cinema di S., finora favoloso e metteteci pure tutti gli aggettivi che volete, forse rischia un po' il vicolo cieco proprio a causa di quelli che sono i suoi elementi più affascinanti (l'imminenza della paura, più che la paura stessa; le mostruosità dalle connotazioni e dai richiami ancestrali; in generale l'"osceno" come lo intendeva Carmelo Bene, nel senso originario di fuori-scena, lasciato intuire più che esibito).
E con questo film i limiti iniziano davver a venire fuori, perchè le inquietudini cominciano a materializzarsi (più o meno) proprio come immaginiamo si materializzeranno... ed allora il senso stesso di inquietudine va un po' a farsi benedire...

La vicenda concorrente/parallela della fiaba coreana è un po' troppo didascalica, costringe continuamente l'azione a fermarsi e ripartire, forse poteva essere spesa un po' meglio; la pittoresca comunità del condominio introduce elementi un po' troppo da commedia, anche questi mi sembra che finiscano per togliere un po' di tensione. La figura del critico cinematografico è veramente sbagliata, soprattutto nella sua uscita di scena: se S. aveva dei sassolini da togliersi, il posto peggiore per farlo era il suo proprio film...

Forse sbaglio anch'io, perchè mi accorgo che scrivo soltanto dei difetti, di un film che tutto sommato mi è piaciuto (e anche molto rispetto alla media)... però proprio perchè S. mi piace molto, e ci tengo ai suoi film, noto (con apprensione) più le crepe che l'edificio nel suo insieme.
Qualche problemino insomma c'è, secondo me; qualcosa in futuro lo dovrà cambiare. Aspettiamo questo The Happening... :)

***1/2
 
L'ho rivisto qualche settimana fa: questo film ha tutta la forza del cinema di Shyamalan. Punto. Ha una forza enorme. E' il suo film più scoperto, ed è forse normale che qualcosa (esclusivamente scelte narrative, e forse solo quella di far crepare così il critico, non di messa in scena, che è fantastica) sia anche un po' fuori posto. Ma non c'è niente da fare, Shyamalan è penetrante come pochi. Pensare a tutta la mevda che in molti gli han buttato addosso fa davvero in****are.
 
andag ha scritto:
La vicenda concorrente/parallela della fiaba coreana è un po' troppo didascalica, costringe continuamente l'azione a fermarsi e ripartire
Ah, ma secondo te non è voluto e necessario? Cioè, un film che chiaramente vale come metafora della narrazione e dei suoi risvolti in termini di segni impostori non deve continuamente fermarsi e ripartire, riscoprire e rimettere in scena il suo vero significato? E poi vabbe', per me The Village è il suo film migliore, diobon.
 
se tu avessi letto bene ciò che ho scritto, non ho affatto scritto che non sia necessaria, ma che forse poteva essere spesa un pochino meglio.
E ci sono altre piccole cose che non quadrano così bene, e che sommate ad un vago senso di Shyamalan deja vu purtroppo sottraggono un po' di quella forza davvero enorme che avrebbe potuto avere. Punto.
Mi sembra peraltro che i nostri voti siano molto simili: è un bel film ma non da cinque stelle.
Non ho assolutamente idea di cosa e come abbiano scritto su Shyamalan, sinceramente leggo poco di quello che scrivono in giro e cerco di non farmi intossicare dalle stupidaggini della critica. Se hanno scritto che il film è brutto o non riuscito, hanno scritto delle cavolate. Però ti dico: qualcosa Shyamalan dovrà cambiare nel suo approccio, il rischio di ripetersi e di tendere verso il manierismo c'è e sta diventando un po' troppo forte.
 
Ah sì beh, parzialmente ti do ragione su questo film, e anche sul fatto che Shyamalan dovrà trovare le risorse per non svilire il suo cinema in futuro. Fermo restando che più di tanto un autore non è che possa cambiare approccio, e per fortuna in questo caso. Però ecco, credo che da questo film non ci si potesse seriamente attendere altro. Nel senso che è un film decisamente a carte scoperte, è Shyamalan che riflette su sé stesso. Da questo punto di vista è un po' diverso dagli altri. Però se mi dici che questo discorso ha iniziato a ronzarti in testa da The Village, che ripeto è un film infinitamente eccelso sotto ogni possibile aspetto, non son d'accordo.
 
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