gahan ha scritto:
Lars non ha una percezione sbagliata della realtà... semmai è convinto, crede di poter raggiungere una soluzione ai suoi problemi reali attraverso quella bambola.
Infatti, e questo a causa di una percezione sbagliata di cosa sia la realtà. Mi sembra difficile sostenere che vi sia una differenza, se non arrampicandosi sui vetri, appunto
gahan ha scritto:
Qui il film segnala ancora più chiaramente che la malattia, indipendentemente dalle definizioni tecniche esatte (che interessano relativamente), è appunto un pretesto metaforico
che strano, credevo di avere appena letto che non è malato...
Allora, i casi sono due:
o il disturbo mentale è puramente un pretesto, ed allora non possiamo che vedere tutto l'affannarsi (a compiacere Lars) della comunità che come una scusa, un pretesto come dici tu, per fare della commedia su una situazione pazzerella ed imprevedibile (e assolutamente non da prendere sul serio), perchè se togliamo il pretesto non ne rimane nient'altro (ed anche io ero disposto a riconoscergli questa lettura, che mi sembra conceda delle attenuanti al film nel senso che lo rende colpevole soltanto di non essere troppo divertente); anche se l'utilizzo di
questo soggetto come puro pretesto, potrebbe essere un po' discutibile;
oppure dobbiamo vederci una metafora, quindi non un puro pretesto ma una scelta precisa, voluta, ed allora la situazione è più penosa proprio perchè la caratterizzazione di tutta la situazione e del suo sviluppo è cialtrona, consolatoria, ruffiana. E la psicologa un personaggio (tranquillizzante, sedativo) da fumetto che forse, chissà, nella realtà verrebbe radiata dall'ordine.
Ma la realtà non si auto-risolve quasi mai nel taralluccismo di questo film, e verrebbe da aggiungerci "per fortuna".
In poche parole: una lettura interessante ci sarebbe potuta essere se lo spunto di base
non fosse stato (o non fosse stato trattato come) un puro pretesto.
In altre parole: uno spunto come questo non lo puoi prendere come "pretesto metaforico": o lo sviluppi come metafora, e lo tratti (magari anche restando nella commedia) articolandolo e strutturandolo meglio, senza limitarsi al macchiettismo; o ti limiti a trattarlo come pretesto per commedia (come le altre commedie che mi erano venute in mente), ma anche in questo caso era necessario uno sforzo maggiore per sollevarsi al di sopra del prodotto usa e getta.
Personalmente resto di questa idea: hanno voluto fare un prodotto usa e getta, di grande consumo, che bruciasse in una fiammata con un successo immediato ed effimero (esattamente come la altre commedie che avevo citato, clamorosi successi immediati che, adesso, nessuno si ricorda o si sogna di andare a rivedere), e in questo senso credo che i numeri (come il mio naso mi aveva già mi aveva avvertito all'anteprima italiana) abbiano dato ragione alla produzione.