
Il "punto di vista" giapponese sulla battaglia di Iwo Jima consente a Clint Eastwood un racconto desaturato da ogni retorica, così come la bellissima fotografia del film è desaturata di colore.
Ma non di passione, perchè i soldati (giapponesi tanto quanto americani) vivono, soffrono, sperano, combattono, hanno paura, commettono errori, indipendentemente dalla nazionalità.
Cupo, notturno, claustrofobico, però non completamente privo di speranza, che può venire non dalla politica o dai nazionalismi, ma da quella scintilla di calore e curiosità per il prossimo che c'è nell'essere umano...
****1/2