Sono inquinamento chimico, traffico nautico e interazione con alcuni tipi di pesca che mettono generalmente a rischio la sopravvivenza dei cetacei nel Mediterraneo. Le collisioni con le imbarcazioni rappresentano un pericolo particolarmente grave per le balene: secondo le ultime ricerche scientifiche un animale su cinque, tra quelli spiaggiati, muore a seguito di una collisione con imbarcazioni. Tre su 100 dei grandi mammiferi identificati e seguiti dai ricercatori portano segni provocati da incidenti nautici. Oltre l'80% dei casi di collisione si registra proprio nelle zone di maggior concentrazione di questi animali, come il Canale di Sicilia - uno dei luoghi piu' importanti per l'alimentazione e riproduzione - e il Santuario Pelagos, l'area protetta internazionale dell'alto Tirreno.
Su queste cifre si e' concluso a Bizerta (Tunisia) il Meeting Nazioni Unite degli esperti del Mediterraneo meridionale. Nel Mediterraneo si stima vivano circa 3.500 balenotteri comuni. La popolazione dei nostri mari appare, per ora, divisa in due grandi ''famiglie'': la prima frequenta le aree piu' settentrionali, attorno al Santuario dei cetacei del Mar Ligure; la seconda vive a largo delle coste nord africane e mediorientali.
E' su questo secondo gruppo - il piu' grande, secondo alcune stime - che si sta concentrando l'attenzione degli enti di ricerca scientifica e delle istituzioni internazionali: mentre nelle acque del canale di Sicilia, fra Lampedusa e la Tunisia, continua la campagna di ricerca internazionale, a Bizerta, sulla costa tunisina, si e' riunito il primo meeting scientifico degli esperti nord africani e mediorientali, convocato dall'UNEP/MAP (l'agenzia dell'ambiente mediterraneo delle Nazioni Unite) e da ACCOBAMS, la convenzione ONU per la protezione dei cetacei nel Mediterraneo e nel Mar Nero. Dagli esperti della sponda sud del Mediterraneo parte un avvertimento: la popolazione delle balene ''meridionali'' rischia di essere decimata prima ancora che se ne conosca la reale consistenza.
Nel Mediterraneo transita un terzo delle merci mondiali e il 20% del petrolio totale movimentato nel mondo viene trasportato sui nostri mari a bordo di 220.000 grandi imbarcazioni. Sono le navi da trasporto, compresi i traghetti, a provocare la maggior parte degli incidenti in cui perdono la vita le balene. Ha spiegato a Bizerte Giancarlo Lauriano, ricercatore dell'ICRAM: ''A costituire la maggiore minaccia per quanto riguarda le collisioni sono i traghetti piu' moderni e veloci, che marciano a 39/40 nodi. Le balenottere comuni riemergono dopo essersi immerse a caccia di cibo sui fondali piu' profondi, e non li sentono arrivare. Il risultato e' un alto livello di mortalita'''.
Paradossalmente, il rumore che puo' funzionare da avvertimento per evitare gli impatti e' un'altra importante fonte di disturbo ambientale. Un problema reale, per questi animali sociali che affidano alla profondita' delle acque i loro messaggi sonori. Traghetti, imbarcazioni da diporto e sonar militari e civili, hanno saturato l'acqua di suoni ''alieni'' che impediscono la comunicazione sommersa. Uno studio del Cibra, il Centro interdisciplinare di bioacustica dell'Universita' di Pavia, condotto in collaborazione con l'istituto di ricerche marine della Nato a La Spezia e riportato al meeting scientifico di Bizerta, calcola che il livello acustico marino e' raddoppiato nel Mediterraneo negli ultimi 50 anni, con un incremento di circa 16 deciBel. Questo fenomeno influenza non solo la distribuzione delle balene, ma puo' modificare anche le rotte di migrazione abituali.
''Quando conosceremo con certezza le minacce potremo intervenire con maggiore determinazione - ha detto il direttore del centro UNEP/MAP di Tunisi (SPA/RAC, il Centro regionale per le aree di protezione speciale e la biodiversita'), Adelrahmen Gannoun, organizzatore del meeting Onu insieme con Accobams - se e' la pesca a costituire uno dei pericoli piu' alti, potremo chiedere la regolamentazione delle reti. Se e' invece il trasporto a rappresentare un rischio reale per le balene del Mediterraneo meridionale dovremo chiedere un'ottimizazione delle rotte di navi trasporto e passeggeri, in modo che non interferiscano almeno in certi periodi con le popolazioni dei grandi mammiferi del Mediterraneo. E si dovra' pensare a canalizzare con intelligenza il traffico marittimo, a ridurre la velocita', cosi' come a regolamentare l'utilizzo dei sonar militari e commerciali''.
(ASCA)