Si scrive per comunicare od informare, ma se manca la chiarezza e la capacità di sintesi, chi legge sarà portato a supporre che l'autore sia in malafede (ad es. spaccia per proprie idee di altri) oppure ne abbia di molto confuse, od anche, che sia tecnicamente incapace di servirsi della scrittura come strumento.
Per avere un'idea di dove volesse andare a parare la giornalista è indispensabile una cultura superiore alla sua abilità espositiva, in modo da poter unire i vari pensieri "disordinati", creandosi (individualmente) quella sintesi che a lei manca.
Se descriviamo qualcosa che conosciamo davvero, interiormente ne abbiamo un'immagine corredata di minimi dettagli e di sfumature anche irrilevanti, insomma la nostra "idea" è completa.
Senza biosgno di ragionamenti raffinati o di particolare intelligenza, percepiamo ad istinto che per ottenere attenzione e per non annoiare il prossimo dobbiamo focalizzare la nostra esposizione sugli aspetti rilevanti del discorso, cioè creare una sintesi. Se non lo facessimo, perderemo l'attenzione di chi ascolta (o legge) e nessuno sarà interessato a capire cosa volevamo dire.
Trovo strano che un giornalista non sia consapevole di questi meccanismi, ma in fondo, non me ne meraviglio più di tanto.
Tra errori grammaticali e di analisi logica, lo sforzo maggiore è ormai a carico di chi legge od ascolta...
Quell'articolo è farraginoso e la giornalista sembra più concentrata a palesare una sua "cultura sociale" che a renderla esplicita e quindi a condividerla con chi legge.
areggio ha scritto:
Articolo particolarmente arruffato e incomprensibile di Barbara Spinelli su Repubblica, ricco di citazioni poco digerite e forse poco chiare all'autrice stessa...
http://www.repubblica.it/economia/2012/04/11/news/cittadino_clandestino-33087901/?ref=HREC1-1
Quel poco che si capisce mi pare strumentale e terroristico, oltre che in fondo (come tutte le speculazioni strumentali) irrispettoso dei suicidi di cui abbiamo ultimamente notizia, che vorrebbe essere l'argomento dell'articolo...