Premesso che il film è completamente fuorviante e banalizzante, oltre che ricco di luoghi comuni occidentali riguardo la cultura giapponese, la storia si riduce ad una sorta di romanzetto per educande stile Liala. Il regista è teso a far coinvolgere ed emozionare lo spettatore occidentale, specie quello di genere femminile, con feticci ed icone tutte nostre, vedasi il fazzoletto conservato e gettato al vento dopo anni quando tutto sembra perduto, l’attesa fedele del principe azzurro…. alias direttore generale, a tutti i costi.
La sceneggiatura è alquanto a fisarmonica ed il film fluisce molto irregolarmente per chi non si fa coinvolgere in pieno dalla storiella. A tratti scorre lentissimo mentre in altri momenti è ultra veloce, soprattutto quando si parla di fatti storici e tradizioni, che evidentemente assai poco interessano al regista e che vengono sempre trattati in modo banale e superficiale. Bella invece la fotografia, e buona la recitazione ma se volete capire qualcosa del Giappone e della sua cultura, fate finta di non aver visto questo film.
La sceneggiatura è alquanto a fisarmonica ed il film fluisce molto irregolarmente per chi non si fa coinvolgere in pieno dalla storiella. A tratti scorre lentissimo mentre in altri momenti è ultra veloce, soprattutto quando si parla di fatti storici e tradizioni, che evidentemente assai poco interessano al regista e che vengono sempre trattati in modo banale e superficiale. Bella invece la fotografia, e buona la recitazione ma se volete capire qualcosa del Giappone e della sua cultura, fate finta di non aver visto questo film.