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Oggi su il quotidiano il Foglio c'e' questo articolo (da www.ilfoglio.it)
Si rafforza l’ipotesi di un ingresso di Murdoch in Telecom
Carlo De Benedetti preme sull’impero tv di Tronchetti che contrattacca e accusa “editori senza scrupoli” per il caso Bove
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Roma. I colloqui tra la Telecom di Marco Tronchetti Provera e la News Corp di Rupert Murdoch vanno oltre gli accordi sui contenuti di cui si parla da alcune settimane e che ancora due giorni fa sono stati confermati dal capo del gruppo italiano. Murdoch potrebbe entrare nella catena di controllo della Telecom, gravata da 42 miliardi di debito, acquisendo una partecipazione significativa in Olimpia, società che ne detiene il 18 per cento circa. Al momento in Olimpia sono presenti i Benetton, attraverso Edizioni Holding con una quota del 20 per cento, Unicredit e Banca Intesa con il 4,7 per cento a testa, il restante 70 per cento è nelle mani di Pirelli a sua volta retta da un patto di sindacato in cui sono presenti oltre alla Camfin di Tronchetti, Ras, Capitalia, Intesa, Mediobanca, Fonsai, Benetton e Moratti. Secondo ambienti finanziari, Murdoch potrebbe entrare in Olimpia con una quota del 49 per cento, con Pirelli ed Edizioni Holding che si dividerebbero il rimanente 51. L’accordo allo studio da febbraio prevederebbe un patto di cinque anni al termine dei quali entrebbe in vigore un meccanismo di put e call che le parti stanno mettendo a punto.
Perché una simile operazione vada in porto, bisogna che rispetti le regole antitrust, dal momento che Sky, La7 e la rete a banda larga di Telecom (Alice), sarebbero sotto il controllo dello stesso gruppo. In teoria non ci dovrebbero essere problemi per il Sic, sistema integrato delle comunicazioni, calcolato complessivamente in 22 miliardi di euro. Nel caso di Telecom – i cui ricavi nel settore delle cosiddette comunicazioni elettroniche sono superiori al 40 per cento del totale di settore – il tetto antitrust nel Sic è fissato al dieci per cento, e la somma dei fatturati di Sky (1,45 miliardi di euro), La7 più Mtv (140 milioni di euro) e dei contenuti diffusi in banda larga (non rilevanti per il 2005) non supererebbe i 2,2 miliardi.
Il vero problema sorgerebbe a Bruxelles. La storia è questa: quando Stream e Tele+ si fusero, Murdoch comprò l’80 per cento di Stream da Tronchetti e poi acquistò Tele+ dai francesi. L’antitrust europea condizionò il suo assenso al mantenimento di una forma di concorrenza nel settore della tv a pagamento, utilizzando piattaforme diverse dal satellite. Per questo se Telecom e Sky finissero sotto un ombrello comune sarebbe inevitabile cedere Telecom Italia Media, la società che controlla La7, anche perché la nuova conglomerata sarebbe presente in ognuna delle cinque piattaforme su cui si trasmettono contenuti tv: terrestre analogico, terrestre digitale, satellite (dove Sky è monopolista), banda larga (dove Telecom ha il 65 per cento del mercato) e reti mobili, cioè tv sul telefonino. Il punto è: a chi vendere Telecom Italia Media? Sulla carta ci sarebbero tre possibilità. La prima è quella di un’integrazione tra La7 e Rcs, che consentirebbe grandi sinergie. La seconda è quella di un acquisto da parte del gruppo De Agostini, molto liquido dopo la cessione della Toro, guidato da Lorenzo Pelliccioli che già conosce il business. La terza possibilità è che l’asta si concluda con la vittoria di Carlo De Benedetti, il quale vanta un rapporto solido con la maggioranza, ha fatto un investimento politico sul futuro Partito democratico di cui si considera il primo iscritto, ed è riuscito a ricucire almeno in parte il rapporto con Romano Prodi, nonostante abbia detto di preferirgli i più giovani Walter Veltroni e Francesco Rutelli. Contro l’ipotesi CDB milita la durezza dello scontro tra L’Espresso-Repubblica e Telecom. Ancora ieri Tronchetti ha lanciato un’accusa pesantissima al principale giornale del gruppo debenedettiano. Ha detto che la morte di Adamo Bove, dipendente della Telecom, uomo chiave nelle indagini sul Sismi, “si inquadra in una situazione che vede l’azienda al centro, da parecchi mesi, di attacchi esterni portati avanti da editori senza scrupoli”.
Ma il principale problema di un’eventuale sistemazione di La7 sarebbe quello di non alterare eccessivamente gli equilibri nel sistema tv e di non sembrare punitiva degli interessi di Mediaset. L’azienda controllata dalla famiglia Berlusconi già si considererebbe penalizzata dall’ingresso di Murdoch in Telecom, perché l’operazione era stata accarezzata anche dal Cav. e metterebbe insieme i suoi due principali competitori. Così un’ipotesi data in crescita in ambienti finanziari sarebbe quella di affidare La7 a un uomo di garanzia, il finanziere franco-tunisino Tarek Ben Ammar, già nel business tv con SportItalia, legato alla famiglia Berlusconi, ma anche decisivo in un’altra partita chiave per il sistema economico e finanziario, quella che ha per oggetto le Generali.
Considerazione personale : se cosi' fosse, ben ammar si piglia la7 e mtv e quindi e' come se ce le avesse berlusconi e murdock si tiene telecom, tim ecc.
Si rafforza l’ipotesi di un ingresso di Murdoch in Telecom
Carlo De Benedetti preme sull’impero tv di Tronchetti che contrattacca e accusa “editori senza scrupoli” per il caso Bove
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Roma. I colloqui tra la Telecom di Marco Tronchetti Provera e la News Corp di Rupert Murdoch vanno oltre gli accordi sui contenuti di cui si parla da alcune settimane e che ancora due giorni fa sono stati confermati dal capo del gruppo italiano. Murdoch potrebbe entrare nella catena di controllo della Telecom, gravata da 42 miliardi di debito, acquisendo una partecipazione significativa in Olimpia, società che ne detiene il 18 per cento circa. Al momento in Olimpia sono presenti i Benetton, attraverso Edizioni Holding con una quota del 20 per cento, Unicredit e Banca Intesa con il 4,7 per cento a testa, il restante 70 per cento è nelle mani di Pirelli a sua volta retta da un patto di sindacato in cui sono presenti oltre alla Camfin di Tronchetti, Ras, Capitalia, Intesa, Mediobanca, Fonsai, Benetton e Moratti. Secondo ambienti finanziari, Murdoch potrebbe entrare in Olimpia con una quota del 49 per cento, con Pirelli ed Edizioni Holding che si dividerebbero il rimanente 51. L’accordo allo studio da febbraio prevederebbe un patto di cinque anni al termine dei quali entrebbe in vigore un meccanismo di put e call che le parti stanno mettendo a punto.
Perché una simile operazione vada in porto, bisogna che rispetti le regole antitrust, dal momento che Sky, La7 e la rete a banda larga di Telecom (Alice), sarebbero sotto il controllo dello stesso gruppo. In teoria non ci dovrebbero essere problemi per il Sic, sistema integrato delle comunicazioni, calcolato complessivamente in 22 miliardi di euro. Nel caso di Telecom – i cui ricavi nel settore delle cosiddette comunicazioni elettroniche sono superiori al 40 per cento del totale di settore – il tetto antitrust nel Sic è fissato al dieci per cento, e la somma dei fatturati di Sky (1,45 miliardi di euro), La7 più Mtv (140 milioni di euro) e dei contenuti diffusi in banda larga (non rilevanti per il 2005) non supererebbe i 2,2 miliardi.
Il vero problema sorgerebbe a Bruxelles. La storia è questa: quando Stream e Tele+ si fusero, Murdoch comprò l’80 per cento di Stream da Tronchetti e poi acquistò Tele+ dai francesi. L’antitrust europea condizionò il suo assenso al mantenimento di una forma di concorrenza nel settore della tv a pagamento, utilizzando piattaforme diverse dal satellite. Per questo se Telecom e Sky finissero sotto un ombrello comune sarebbe inevitabile cedere Telecom Italia Media, la società che controlla La7, anche perché la nuova conglomerata sarebbe presente in ognuna delle cinque piattaforme su cui si trasmettono contenuti tv: terrestre analogico, terrestre digitale, satellite (dove Sky è monopolista), banda larga (dove Telecom ha il 65 per cento del mercato) e reti mobili, cioè tv sul telefonino. Il punto è: a chi vendere Telecom Italia Media? Sulla carta ci sarebbero tre possibilità. La prima è quella di un’integrazione tra La7 e Rcs, che consentirebbe grandi sinergie. La seconda è quella di un acquisto da parte del gruppo De Agostini, molto liquido dopo la cessione della Toro, guidato da Lorenzo Pelliccioli che già conosce il business. La terza possibilità è che l’asta si concluda con la vittoria di Carlo De Benedetti, il quale vanta un rapporto solido con la maggioranza, ha fatto un investimento politico sul futuro Partito democratico di cui si considera il primo iscritto, ed è riuscito a ricucire almeno in parte il rapporto con Romano Prodi, nonostante abbia detto di preferirgli i più giovani Walter Veltroni e Francesco Rutelli. Contro l’ipotesi CDB milita la durezza dello scontro tra L’Espresso-Repubblica e Telecom. Ancora ieri Tronchetti ha lanciato un’accusa pesantissima al principale giornale del gruppo debenedettiano. Ha detto che la morte di Adamo Bove, dipendente della Telecom, uomo chiave nelle indagini sul Sismi, “si inquadra in una situazione che vede l’azienda al centro, da parecchi mesi, di attacchi esterni portati avanti da editori senza scrupoli”.
Ma il principale problema di un’eventuale sistemazione di La7 sarebbe quello di non alterare eccessivamente gli equilibri nel sistema tv e di non sembrare punitiva degli interessi di Mediaset. L’azienda controllata dalla famiglia Berlusconi già si considererebbe penalizzata dall’ingresso di Murdoch in Telecom, perché l’operazione era stata accarezzata anche dal Cav. e metterebbe insieme i suoi due principali competitori. Così un’ipotesi data in crescita in ambienti finanziari sarebbe quella di affidare La7 a un uomo di garanzia, il finanziere franco-tunisino Tarek Ben Ammar, già nel business tv con SportItalia, legato alla famiglia Berlusconi, ma anche decisivo in un’altra partita chiave per il sistema economico e finanziario, quella che ha per oggetto le Generali.
Considerazione personale : se cosi' fosse, ben ammar si piglia la7 e mtv e quindi e' come se ce le avesse berlusconi e murdock si tiene telecom, tim ecc.