lucamax ha scritto:
gig60 ha scritto:
ehhhh ...
"tutti vogliono tornare alla natura .... ma nessuno è disposto a ritornarci a piedi....."
....purtroppo
La vostra "ironia" mi fa capire che abbiamo due concezioni del termine "sviluppo sostenibile" radicalmente opposte.
Per me uno sviluppo eco-sostenibile non significa affatto il ritorno alla pastorizia e al medioevo, ma, al contrario, un forte sviluppo verso l'ammodernamento tecnologico.
Faccio un esempio per farmi capire: il nuovo modello di sviluppo che io auspico prevederebbe che sia obbligatorio vendere esclusivamente lavatrici e lavastoviglie AA+ ( e, possibilmente, incentivare la creazione di modelli AAAAAAAAA++++
), non che le massaie debbano ricominciare a lavare i panni col sapone di marsiglia.
Prevederebbe che i comuni, per esempio, possano dare concessioni edilizie solo a progetti che prevedano un impatto energetico e ambientale il più basso possibile: prevederebbe che vengano azzerate le imposte sulla casa per quegli appartamenti che abbiano l'isolamento termico, che abbiano i pannelli solari... E il corrispondente aumento per quelli che, entro un ragionevole periodo di tempo, non si adeguano.
Prevederebbe che si adotti su scala mondiale il "Green Building Code"
http://www.documents.dgs.ca.gov/bsc/prpsd_stds/combined_green_et_7_08.pdf
adottato in California ( non in un Paese bolscevico ) da un Governatore, come Arnold Schwarzenegger che non è esattamente un rivoluzionario verde
http://paroleverdi.blogosfere.it/2008/07/la-california-adotta-il-green-building-code.html
Prevederebbe, per restare in argomento, la vendita e, in prospettiva, l'uso esclusivo di aerei che consumino poco e inquinino anche meno: e pazienza se in un primo tempo il mio biglieto dovesse costare di più. E' solo una fase: se diventa obbligatorio produrre SOLO oggetti eco-compatibili, in breve tempo le economie di scala farebbero scendere i prezzi: pensate a quanto costava un telefonino 10 anni fa e quanto costa adesso. Bene: si tratta di indirizzare l'industria a smettere di produrre inutili e costosi gadget che, tutto sommato, a poco servono, per obbligarle a produrre, invece, oggetti utili e sempre più eco-compatibili.
In una parola: significa porre AL PRIMO POSTO in tutte le scelte economiche la salvaguardia dell'ambiente, del nostro pianeta che non è nostro, che non dobbiamo concepire come se l'avessimo ricevuto in eredità dai nostri genitori, ma, al contrario, in prestito dai nostri figli.
Tra l'altro, imporre limiti di questo tipo, avrebbe delle ricadute positive proprio dal punto di vista economico in senso classico: da un lato riducendo i consumi energetici e dall'altro fornendo un importante aiuto indiretto alle nostre industrie ( nostre nel senso di occidentali ) che riuscirebbero a lavorare molto meglio se il terreno della competizione venisse forzatamente spostato dal "prezzo più basso" dove non abbiamo scampo, a quello della "maggiore qualità" e maggiore contenuto tecnologico dove, invece, potremmo più agevolmente competere nei confronti dei produttori dei mercati emergenti.
In soldoni il modello che io auspicherei ( detto per inciso: quello che è anche insito, in parte almeno, nel protocollo di Kyoto irresponsabilmente rimesso in discussione proprio in questi giorni ) permetterebbe: riduzione dell'inquinamento, dell'effetto serra, dei consumi energetici ( e quindi della dipendenza dal petrolio arabo ), indiretto aiuto competitivo alle industrie occidentali nei confronti di quelle low cost cinesi e indiane....
Il modello di sviluppo che penso io è proiettato nel futuro, chi continua a ragionare sulla produzione intesa come "quantità" di beni piuttosto che sulla qualità, è invece, a mio parere almeno, irrimediabilmente legato ad una visione passata e perdente.