Siria, anche il Kuwait e il Bahrein
ritirano l'ambasciatore
Interviene l'imam sunnita al-Azhar: basta sangue
Condanna della Farnesina. Ma la repressione prosegue
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Un blindato per le strade di Deir Al-Zor in un video amatoriale (Ap/Dpn)
MILANO - All'indomani delle violenze nella città orientale di Deir Al-Zor - oltre 50 le vittime - prosegue la presa di posizione dei Paesi arabi contro la violenza del regime di Assad in Siria. Il Kuwait e il Bahrein ritirano il loro ambasciatore e al-Azhar, la massima autorità teologica sunnita al Cairo, chiede di mettere fine allo «spargimento di sangue». «Al-Azhar ha pazientato a lungo ed evitato di parlare della situazione in Siria per la sua sensibilità» ha dichiarato l'imam in un comunicato diffuso dall'agenzia egiziana Mena. Ma la «situazione ha passato ogni limite e non c'è altra soluzione che mettere fine a questa tragedia araba e islamica», aggiunge. Domenica anche il re saudita Abdullah aveva richiamato il suo ambasciatore a Damasco; la Lega araba e il Consiglio della cooperazione del Golfo (che rappresenta le monarchie della Penisola araba) avevano condannato la violenza. I ministri degli Esteri dei Paesi del Golfo, inoltre, si incontreranno il prima possibile per discutere delle violenze contro i manifestanti siriani. Anche il ministero degli Esteri italiano condanna Damasco e chiede «l'immediata cessazione delle violenze».
SANZIONI - Si muove intanto anche l'Unione europea. Fonti diplomatiche rivelano che l'Ue sta valutando nuove sanzioni contro la Siria, dopo il blocco dei visti e il congelamento dei beni già imposto nei confronti di circa quaranta persone e società vicine al regime. Allo studio la possibilità di estendere le sanzioni esistenti a una nuova lista di persone e società, ma anche l'ipotesi di sanzioni economiche che potrebbero includere un embargo su petrolio e gas. Una «transizione democratica» viene poi chiesta esplicitamente dalla Francia, nella convinzione che, a causa della «prosecuzione dei massicci attentati ai diritti umani», «il tempo dell'impunità è passato per le autorità siriane». Critici con il regime, si erano già mostrati, inoltre, gli «amici» Russia e Turchia.
CONDANNA DELLA FARNESINA - «Soltanto l'immediata cessazione delle violenze da parte delle autorità siriane e l'avvio di un dialogo pacifico con opposizione e società civile possono rendere coerente qualsiasi annuncio di iniziativa di riforma o di future elezioni: in mancanza di uno stop alla repressione violenta questi annunci non possono avere alcuna credibilità». È la ferma condanna del ministero degli Esteri italiano nei confronti del regime siriano. La Farnesina denuncia «la continuazione ostinata della repressione da parte del regime di Assad, che sta avendo costi umani inaccettabili, malgrado gli appelli della comunità internazionale inclusi i Paesi della regione».
UCCISI UNA DONNA E I DUE FIGLI - Le repressione però prosegue in più parti del Paese. Continua l'offensiva militare delle truppe governative contro la città orientale di Deir Al-Zor. Qui sono morte domenica oltre 50 persone e lunedì - fa sapere l'Osservatorio siriano dei diritti dell'uomo - una donna e i suoi due bambini sono stati uccisi da colpi sparati da agenti del servizio di sicurezza mentre tentavano di fuggire dal quartiere di Houaiqa, per trovare rifugio in una zona più tranquilla della città. Carri armati sono segnalati ad Maaret al-Numan, nella provincia di Idlib, e ad Haula, nella provincia centrale di Homs. Ugualmente assediati Zamalka e Irbin, due sobborghi della capitale.
ATTACCO HACKER - «Al popolo siriano: il mondo è al vostro fianco, contro il regime brutale di Bashar al Assad. Sappiate che il tempo e la storia sono dalla vostra parte». Questa frase scritta in arabo e inglese è comparsa lunedì mattina sulla home page del sito del ministero della Difesa di Damasco. Il gruppo di pirati informatici «Anonymus» è riuscito a violarlo e a mandare, a suo modo, un messaggio di solidarietà agli oppositori del regime e a invitare i militari a sollevarsi contro il regime di Bashar al Assad. Il sito sotto attacco mostrava una bandiera siriana, con al centro un busto senza testa (il logo degli hacker) con un punto interrogativo e una corona di alloro. «Il tiranno utilizza la violenza perché non sa fare altro. Più diventa violento, più diventa fragile. Salutiamo la vostra determinazione ad agire pacificamente contro la brutalità del regime e ammiriamo la vostra sete di giustizia e non di vendetta. Tutti i tiranni cadranno grazie al vostro coraggio. Bashar al Assad è il prossimo», continua il testo. «Anonymus» si rivolge anche ai militari siriani. «Difendete il vostro Paese contro il regime. Voi siete responsabili della protezione del popolo siriano e chiunque vi chieda di uccidere donne, bambini e anziani si merita di essere perseguito davanti alla giustizia per tradimento. Nessun nemico straniero può fare tanto male al popolo siriano come Bashar al Assad».
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