
Dramma comico per un Sidney Lumet redivivo, ancora a gestire (diligentemente, ma come ordinaria amministrazione) gli spazi di un'aula di tribunale. Vin Diesel, ingrassato e con parrucca nel tentativo di sembrare più vecchio, fa il simpatico/volgarotto: la giuria (come una bella signora di famiglia stufa del marito ordinato e noioso che scappa col burbero cafone) è conquistata. La sua interpretazione è ingiudicabile in quanto ho visto la versione doppiata con la solita operazione italo-americano=siciliano unto e bisunto (i primi con i pregiudizi sono proprio i nostri doppiatori); ho il sospetto, comunque, che non ci sia molto da lodare tranne la simpatia. Il problema è che non si sa quale sia la morale da ricavare da un tizio che, con la simpatia, ha fatto scarcerare venti criminali acclarati. Bisognerebbe imparare dall'interrogatorio al biondo agente: quando qualcosa sembra un'anatra, probabilmente lo è. Se voleva esserci accusa al sistema giudiziario americano o ai procuratori incapaci, piuttosto si è accusato un politically correct che di cretinate legali ne ha combinate e ne combina tuttora.
Voto: **