Quattro minuti

andag

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La giovane Jenny è in carcere per un omicidio che forse non ha neppure commesso.
La (ri)scoperta delle sue eccelse qualità pianistiche, da parte di un'anziana insegnante di piano, innesca una serie di dinamiche all'interno del microcosmo della prigione - l'insegnante, il secondino, le altre detenute, il direttore - caricando l'atmosfera di tensioni che rischiano ad ogni momento di esplodere in ogni direzione.
Nella seconda parte del film lentamente emerge un tema narrativo dominante. L'insegnante, apparentemente l'unica persona ad interessarsi a Jenny, è forse motivata da un desiderio di rivalsa sul passato e dalla possibilità di una "seconda occasione"... come dice ripetutamente lei stessa (ma sarà vero?) è interessata soltanto alla musica, non alla persona di Jenny...
Jenny, d'altra parte, è stata talmente segnata dalla vita da (apparentemente?) non avere più desideri nè voglia di reagire. Eppure, l'istinto di autoconservazione è più forte di tutto, e questo riguarda non solo la sopravvivenza biologica, ma anche l'(insopprimibile, nonostante tutto) aspirazione ad esprimersi come individuo, e ad affermare la propria personalità, cosa che porterà a sbocciare lo strano fiore del finale.

Stile grintoso ed asciutto, uno dei migliori film tedeschi degli ultimi tempi.

***
 
Ultima modifica:
Semplicissimamente un film per la tv, che qualcuno (troppi) si è incredibilmente bevuto come grande cinema, e quel che è peggio fra i più atroci, scritto e diretto con poeticità elefantiaca.
 
...forse qualcuno (per fortuna pochi) si è bevuto qualcos'altro... icon_wink
"poeticità elefantiaca" non spiega proprio niente di questo film, oltre ad essere una grandissima cavolata
 
Anche "stile grintoso ed asciutto" non spiega niente. Cmq diciamo de gustibus, così pensiamo alla salute. :)
 
come (spesso) accade, ammanti di una patina di oggettività autodeterminata, quello che è soltanto il tuo pensiero.
La messa in scena -a parte un paio di momenti all'inizio in cui c'è in effetti un po' di maniera (nella scena dell'aggressione al secondino: l'uso espressivo dell'annullamento del sonoro e della violenza lasciata un po' troppo ostentatamente fuoricampo) è asciutta - e se non sai cosa significhi prenditi un qualsiasi testo di estetica cinematografica: l'inquadratura non si perde (quasi) mai in movimenti superflui o volti a enfatizzare determinati (scelti) aspetti: l'uso predominante del campo medio, la mancanza di retorica dei dialoghi, la presentazione dei personaggi nel loro semplice agire e nelle loro rispettive interazioni, senza soffermarsi eccessivamente (o per niente) sulle psicologie- sono tutti elementi che consentono ai personaggi stessi di emergere per quello che sono, senza che il regista voglia indirizzarci a prendere posizione. L'occhi della mdp mantiene una neutralità che consente alla storia di "venire fuori" semplicemente con la propria forza.
Lo svelamento graduale della vicenda, e dei flashback, consente al quadro generale di emergere lentamente, lasciando inizialmente lo spettatore in uno stato di sospensione in cui a ben vedere si trovano gli stessi personaggi, e facendo compiere (allo spettatore) lo stesso percorso -dalla assenza di consapevolezza alla piena consapevolezza ed accettazione di se e degli altri - che sviluppano le due protagoniste.
L'unica enfasi, ma pienamente giustificata dal caso (rimarcata da inquadrature quasi barocche nella costruzione e nel montaggio concitato), è riservata all'esplosivo finale.
 
Infatti non ho scritto che questo è un film enfatico. Su quanto hai scritto sono in completo disaccordo, ovviamente; anzi sono d'accordo posto che le stesse cose (ammesso che ci siano) le trovi tranquillamente accendendo Canale5 nei pomeriggi designati. Ma lungi da me volermi mettere a discutere con te. :)
 
no, hai scritto un'altra cavolata di pari dimensioni e parimenti non sostenuta e sostenibile, che è "poeticamente elefantiaco"... ma ti ringrazio comunque se non vorrai discutere, almeno stavolta... :D
 
Se per te esiste un'equazione diretta ed univoca poetico=enfatico, allora sì è una cavolata. Ma per fortuna tale equazione non esiste. Il resto è oggettività autodeterminata: quel "non sostenibile" fa scompisciare. Tanti cari saluti. ;)
 
non sostenibile, e non sostenuta, a quanto pare, visto che non ci provi nemmeno.

L'equazione poetico=enfatico l'hai fatta tu, non sapendo leggere: io sottolineavo la mancanza di enfasi non in relazione al tuo "poetico", ma in relazione alla tua affermazione che "asciutto" non significa niente (ma davvero ti consiglio di leggere un po' di teoria cinematografica, perchè se ogni volta dobbiamo ridefinire il linguaggio, ed i termini consuetamente utilizzati nell'analisi cinematografica, come se ogni parola ed ogni aggettivo fosse usato per la prima volta nella storia dell'umanità, non andiamo più a casa...)

Poi, chiusa la parentesi sull'asciuttezza e/o sull'enfasi, faccio punto a capo, apro un altro paragrafo, e ti faccio notare come questo film non mi sembra che faccia del poeticismo perchè il linguaggio scelto non si presta a nessuna condiscendenza: che poi ci sia una nota poetica nel finale che non rifiuta ogni apertura alla speranza, è un'altra cosa. La poesia (che se c'è, è molto trattenuta e tutt'altro che "elefantiaca") non è un reato, lo è il poeticismo (che qui non c'è).
un caro saluto anche a te...
 
andag ha scritto:
non sostenibile, e non sostenuta, a quanto pare, visto che non ci provi nemmeno.
Ma sostenuta è sostenuta, dato che affermo con convinzione quello che ho scritto. Non è provata, che è diverso. Neanche tu hai "provato" qualcosa, cmq.

andag ha scritto:
L'equazione poetico=enfatico l'hai fatta tu, non sapendo leggere: io sottolineavo la mancanza di enfasi non in relazione al tuo "poetico", ma in relazione alla tua affermazione che "asciutto" non significa niente
No no, non diciamo cavolate. Non ho scritto questo. Ho scritto che affermare genericamente che uno stile è "grintoso ed asciutto" non spiega nulla. Dice solo due aggettivi frutto della tua opinione e null'altro, pur non essendo insensato. E' perfettamente equivalente al mio dire "scritto e diretto con poeticità elefantiaca", che tu sia d'accordo nel merito o meno.

andag ha scritto:
questo film non mi sembra che faccia del poeticismo perchè il linguaggio scelto non si presta a nessuna condiscendenza: che poi ci sia una nota poetica nel finale che non rifiuta ogni apertura alla speranza, è un'altra cosa. La poesia (che se c'è, è molto trattenuta e tutt'altro che "elefantiaca") non è un reato, lo è il poeticismo (che qui non c'è).
Ah, se lo dici tu. Questo film, per come indubbiamente lo vedo io, è più condiscendente che non si può: non è che un grossolano accostamento di stilemi da narrativa televisiva, nel quale ogni cosa è spiattellata in due tocchi di svelta psicologia del trauma (nell'insegnante e nell'alunna, ognuna con i suoi caz*i) e sospesi flashback che dovrebbero spiegare tutto per virtù di banalità. Questo ad accompagnare la solita storiella poetizzante dell'"aspirazione ad esprimersi come individuo, e ad affermare la propria personalità", della "piena consapevolezza ed accettazione di sé e degli altri", ovviamente tramite l'arte. Tutto già visto ma soprattutto inerte: non c'è nessuna sospensione, perché è già tutto chiaramente enunciato. Non è certamente Egoyan, per intenderci-- Mia opinione, eh. Però c'è l'insegnante lesbica con la quale i nazisti sono stati cattivi, va dato atto.
 
sì, tua opinione..
Grintoso ed asciutto spiega tutto, ripeto, rivediti un po' il lessico cinematografico che esiste da cent'anni, non c'è bisogno che ce lo inventiamo, ogni volta, qui ed ora, io e te.
Quali sarebbero gli "stilemi di natura televisiva"? Il fatto che sia prevalentemente ambientato in interni? Adesso confondiamo il tema con il linguaggio, il cosa con il come, il significato con il significante, siamo a questi punti?...
Il tuo citare la "svelta psicologia del trauma" conferma la profondità del tuo fraintendimento, perchè questo film si tiene ben lontano dagli pisicologismi, evita di avvicinarsi troppo ai suoi personaggi, così come di farli parlare troppo, evita ogni identificazione ed ogni giustificazione, li fa vedere esclusivamente nel loro agire ed a questo contribuiscono (anche) i flashback che evitano di essere troppo espliciti e di spiegare troppo - così come la stessa "colpa" di Jenny non viene mai davvero chiarita.
Che sia la "solita storiella" è veramente un argomento non degno di te, che potrebbe essere appioppato (ah, ma quanta soggettività) a praticamente ogni film... e che tutto sia già enunciato è - semplicemente - un clamoroso FALSO perchè il film fa tutto tranne che enunciare esplicitamente dove andrà a parare, e -non solo ce lo lascia scoprire poco alla volta- ma anche alla fine ci lascia con non pochi dubbi sia sulla figura di Jenny, sia sulla figura dell'insegnante.
 
andag ha scritto:
sì, tua opinione..
Sì, beh di fatti, qualcosa di VERO o FALSO, questa discussione finora non ne ha prodotti da nessuna parte, e affermo solennemente che non li produrrà.

andag ha scritto:
Grintoso ed asciutto spiega tutto, ripeto, rivediti un po' il lessico cinematografico che esiste da cent'anni, non c'è bisogno che ce lo inventiamo, ogni volta, qui ed ora, io e te.
Ma non spiega chiaramente niente: se mi fai vedere come è grintoso e come è asciutto spiega qualcosa. Così afferma e basta.

andag ha scritto:
Quali sarebbero gli "stilemi di natura televisiva"? Il fatto che sia prevalentemente ambientato in interni? Adesso confondiamo il tema con il linguaggio, il cosa con il come, il significato con il significante, siamo a questi punti?...
Eh? Non ho confuso nulla: il come è il cosa, lo è sempre stato. E gli interni non c'entrano niente: studiati la struttura narrativa di un film tv su Canale5 (o su rai2: lì di film tv tedeschi ce ne sono sicuramente di più) con trama lontanamente equivalente (ce ne sono parecchi), poi vedi come il regista di turno te la mette in scena ed ecco che hai questo film.

andag ha scritto:
Il tuo citare la "svelta psicologia del trauma" conferma la profondità del tuo fraintendimento, perchè questo film si tiene ben lontano dagli pisicologismi, evita di avvicinarsi troppo ai suoi personaggi, così come di farli parlare troppo, evita ogni identificazione ed ogni giustificazione, li fa vedere esclusivamente nel loro agire ed a questo contribuiscono (anche) i flashback che evitano di essere troppo espliciti e di spiegare troppo - così come la stessa "colpa" di Jenny non viene mai davvero chiarita.
Ma infatti è quello che ho scritto: ci sono "due tocchi di svelta psicologia del trauma". Viene lanciato il sassolino, non viene spiegato niente: viene solo spiattellato che ci sono questi paurosi traumi, talmente paurosi che magari (la scusa c'è) non se ne può neanche parlare. Ecchebbravi.

andag ha scritto:
Che sia la "solita storiella" è veramente un argomento non degno di te, che potrebbe essere appioppato (ah, ma quanta soggettività) a praticamente ogni film...
Sì, verissimo. Infatti l'argomento non era tanto quello: era che la solita storiella un certo Gus van Sant in Will Hunting l'ha raccontata un pochino meglio.
 
gahan ha scritto:
Ma non spiega chiaramente niente: se mi fai vedere come è grintoso e come è asciutto spiega qualcosa. Così afferma e basta.
beh, è evidente che o non sai, o non vuoi leggere. E siccome con te bisogna ogni volta ridefinire le convenzioni del linguaggio, te l'ho spiegato, quel che intendo, nel mio terzo post.
Poi però basta.
Nel senso che dal prossimo film non ti farò più l'analisi grammaticale di ogni periodo, non ti farò più l'analisi grammaticale di quello che è un linguaggio (ed in quanto tale una convenzione) che viene usato da tutti, anche da te, parlando di cinema (e che tu contesti però soltanto quando lo usano gli altri).

Per dare un'idea della confusione che stai facendo, basterebbe il tuo riferimento alla "struttura narrativa di un film tv": un non-concetto, dato che lo specifico televisivo (così come quello cinematografico) riguarda il linguaggio, non la struttura narrativa.

Come se poi tu ti degnassi di spiegare qualcosa... "studiati un film Tv... su rai2 o canale5"... ma di quale film, di quale regista stai parlando? Di uno qualsiasi? E tu saresti il mago dell'oggettività?.. ma per favoreeee...
 
E dopo che me l'hai spiegato (così così, più o meno), io ho detto:

gahan ha scritto:
Infatti non ho scritto che questo è un film enfatico. Su quanto hai scritto sono in completo disaccordo, ovviamente; anzi sono d'accordo posto che le stesse cose (ammesso che ci siano) le trovi tranquillamente accendendo Canale5 nei pomeriggi designati.

E poi sbagli, perché la differenza fra un film e un film tv spesso si vede già dalla sceneggiatura, posto che non si possono affermare verità oggettive (non esiste un solo modo di scrivere una sceneggiatura). Qui cmq c'è perfetta equivalenza fra narrazione su pagina e narrazione per immagini, dato che tra l'altro la sceneggiatura se l'è scritta sempre Kraus.
Quanto all'ultima parte del tuo ultimo post, ti inviterei ad analizzare la lunga carriera di Rolf von Sydow.
 
gahan ha scritto:
Qui cmq c'è perfetta equivalenza fra narrazione su pagina e narrazione per immagini, dato che tra l'altro la sceneggiatura se l'è scritta sempre Kraus.
E questo sarebbe il criterio per identificare un film-tv, quindi.
E come avresti fatto a stabilirla, la perfetta equivalenza? Hai letto la sceneggiatura? Il peccato, insomma, sarebbe di essersi scritto la sceneggiatura per poi (stranamente) rimanervi fedele (davvero una peculiarità, il mondo è pieno di registi che impiegano anni a scrivere una sceneggiatura in cui credono, soltanto per poi stravolgerla in fase di realizzazione).
E di quelli (tanti, bravissimi) che si attengono scrupolosamente ad uno storyboard, cosa vogliamo fare?

Peccato, tra l'altro, che la forza di questo film sia proprio nelle immagini, nella tensione che deriva dal continuo fronteggiarsi di personalità represse che danno l'impressione di essere sempre sul punto di esplodere. E ciò - detto anche, perchè non l'abbiamo ancora detto, dell'eccezionale bravura dei protagonisti, soprattutto Hannah Herzsprung/Jenny - viene reso soltanto tramite la forza delle immagini, perchè non c'è una parola di dialogo di troppo o fuori posto (direi anzi che su questo aspetto si è lavorato per sottrazione). Il che è abbastanza l'opposto di quanto, di solito, (volendo stare alle tue generalizzazioni) succeda in un film-tv.
E questo, checchè tu ne dica, è Cinema.
 
Propongo ai moderatori di cambiare il nome della sezione da: "Cinema, Tv e Home Video" a: " Andag e Gahan che discutono perchè non sono mai daccordo sui film"... :D :D :D :D :D :D
 
beh, sì, però non sarebbe male se anche intervenisse qualcun altro... io almeno sarei il primo a gradirlo... anche per togliere quel senso di vaga asfissia che prende pure me (figuriamoci gli altri)... icon_wink
 
Ultima modifica:
... è un eufemismo per dire che un pochino manca l'aria... leggero senso di soffocamento... you know... "asfissia"... :D
 
andag ha scritto:
non c'è una parola di dialogo di troppo o fuori posto (direi anzi che su questo aspetto si è lavorato per sottrazione).
Eh? Volevo dirlo che la roba della mancanza di retorica nei dialoghi era "discutibile". Quante volte la vecchia ripete alla giovane che non deve sprecare il suo talento? Non so, ho perso il conto, dopo un po' mi son stufato.

andag ha scritto:
E questo sarebbe il criterio per identificare un film-tv, quindi.
E come avresti fatto a stabilirla, la perfetta equivalenza? Hai letto la sceneggiatura?
La perfetta equivalenza si vede: guardi il film e sembra di star leggendo la sceneggiatura, o meglio un libro per signore timorate. Kraus si è scritto la (brutta, pessima) sceneggiatura e poi l'ha filmata: e questo non è buon cinema, è letteratura.

andag ha scritto:
Peccato, tra l'altro, che la forza di questo film sia proprio nelle immagini, nella tensione che deriva dal continuo fronteggiarsi di personalità represse che danno l'impressione di essere sempre sul punto di esplodere.
Quindi la forza del film è nelle interpreti. Posto che (meno la giovane) fanno schifo anche loro, ti do ragione.

Prima o poi qualcun altro arriverà a parlare di questo film, sono fiducioso. ;)
 
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