Rivolgendomi ai miei compaesani meridionali, invito tutti a non bollare subito con pregiudizio la riforma perché l'ha voluta la Lega, ma ad analizzarla e a vedere quanto di buono possa portare. Lega non vuol dire ANDATE A QUEL PAESE, TERUN!, e penso che l'accordo elettorale del 9 aprile per le politiche con il sicilianissimo Movimento per l'Autonomia lo confermi. Allora, secondo me questa riforma si merita un bel sì, in quanto credo che porti una ventata di modernita' in diversi aspetti:
prima di tutto abolisce il bicameralismo perfetto, così bellino da un punto di vista formale e romantico, ma anche enormemente ingombrante e ridondante: due fiducie al premier, leggi che passano e spassano da una parte e dall'altra con una notevole perdita di tempo e sottomissioni ai giochi di franchi tiratori. Una Camera compatta per le questioni del Paese è sufficiente. Il Senato diventa federale, e si occupa di materie diverse dalla Camera, ovvero quelle piu' strettamente legate alle regioni. Già una differenziazione di questo tipo è importante, sinonimo di rapidita', con la concentrazione di due distinti organi su due campi diversi. Per quanto riguarda il numero dei parlamentari, si effettua un taglio notevole a due camere che, comunque, sono e rimarranno ben fornite di elementi, in modo da ben rappresentare la pluralita' dei cittadini. Oggi i deputati sono 630 e i senatori 315, con la riforma avremo 518 deputati e 252 senatori (alzi la mano chi dice che siano troppo pochi!). Inoltre la riforma punta al sempre agognato ringiovanimento delle camere (specialmente del senato, troppo vecchio effettivamente). Se, infatti, il passaggio da 25 a 21 anni come eta' minima per essere eletti alla camera non comporta, in sostanza un cambiamento cosi' grande, è molto importante l'abbassamento da 40 a 25 anni dell'eta' minima per divenire senatore. Per quanto riguarda il premier e il capo di stato, con la riforma si tolgono tutta una serie di formalismi molto religiosi e ortodossi, ma anche un po' ipocriti: oggi il premier è nominato "sua sponte" dal capo dello stato, ma è chiaro che quest'ultimo si basa sui risultati elettorali (elemento chiarito dalla riforma) per nominarlo. Inoltre, il premier, da vero capo di governo, avra' piena legittimita' di nominare da sé e revocare i ministri senza aspettare il formalismo del passaggio al Quirinale. Importantissima è, secondo me, la questione della fiducia e dello scioglimento camere:
prima di tutto, l'attenzione del parlamento sara' subito posta ai contenuti del governo e non, almeno formalmente, alle persone: infatti, la fiducia sara' data non al premier, bensi' al suo programma. Un elemento esseziale di trasparenza è lo scioglimento immediato della Camera da parte del presidente della Repubblica, qualora questa sfiduci il premier. Con un governo delegittimato è opportuno tornare alle urne, e questo, quando sono all'opposizione, lo dicono sia la sinistra che la CDL, dunque non temo di trovare particolari dissidi su questa riflessione. Con lo scioglimento immediato, con la riforma, l'opzione che subito si presenta al capo di stato è quella di indire nuove elezioni: è pero' possibile la cosiddetta sfiducia costruttiva, ovvero la proposta immediata di un nuovo nome per il premier da parte del parlamento, che il presidente è tenuto ad accettare. Cosi' facendo, anche se comunque, a mio parere, l'opzione delle nuove elezioni è sempre la migliore anche se effettivamente comporta scompensi non indifferenti, il nuovo premier sara' subito legittimato dal fatto di essere stato proprio richiesto dal parlamento.
Infine, la vera e propria DEVOLUTION costituisce qualcosa di coraggioso, ma contenutisticamente esatto: autonomia esclusiva alle regioni in assistenza sanitaria, organizzazione scolastica, polizia locale. Autonomia dunque, cioè pensieri in meno per lo Stato e possibilita' per le regioni di organizzare un certo tipo di lavoro secondo le loro potenzialita'. Materie di imprescindibile interesse nazionale, quali energia, infrastrutture, salute, rimangono di competenza statale. Non è consentito il far west legislativo, in quanto il governo è sempre autorizzato a impugnare una ipotetica legge regionale e porla in discussione del senato federale, che, come una commissione, decidera' se debba essere confermata o cancellata. In quest'ultimo caso, comunque, l'opera di cancellazione sara' pienamente unitaria, stabilita dal parlamento in seduta comune e dal presidente della repubblica.
25-26 Giugno 2006: non un voto di parte, ma di ragione. SI' ALLA RIFORMA