
Cosa c'è di buono in questo film? La prima cosa che si potrebbe tentare di dire è: la simpatia. Ma poi, quando ci si rende conto che oltre agli interpreti avidamente sfruttati c'è una sceneggiatura che mai per un momento ha un dialogo o una frase che dica qualcosa (ovvero, come avere Steve Buscemi e non fargli far niente di utile), questa prima opzione è da gettar via senza appello. Genio e sregolatezza? Sregolatezza forse sì: è l'unica cosa che tenta di fare Turturro, che in tutta allegria riprende pezzi, li mette in sottofondo e ci fa cantare sopra (non in playback) i personaggi, ovviamente con coreografie (di Tricia Brouk, neppure il massimo) ed intermezzi di quotidianità proletaria. L'unica cosa buona, alla fine, è solo Kate Winslet: la sua è una fisicità magnifica e stordente. Però c'è sempre una pessima sceneggiatura, che le mette in bocca sconcezze tanto per, ma non fa mai e poi mai ridere né riflettere (se non per il fatto che un'amante ti fa fare cose, ti apre bauli che la moglie, se timorata, non concede: lo sappiamo già). Subito dietro c'è Susan Sarandon con l'ombrello; Christopher Walken ha un bello sketch ma dura poco, anche lui senza nulla di passabile da dire. Dal punto di vista dei contenuti lo scenario è di un conformismo abbastanza desolante (altro che irriverenza...), che spunta con la parte drammatica che affossa il film: il marito che lascia la moglie per la sporcacciona più giovane rischia di rimetterci la pelle una volta, arriva la mamma che gli spiega cosa conta nella vita, va dal prete desideroso di trovar Dio per farsi perdonare, torna dalla moglie e si fa accudire da lei fin quando muore di cancro per le sigarette. Amore e sigarette, appunto. Il tutto assomma ad una storiella conservatrice e nata vecchia, che ha ragione di esistere solo perché si dice musical. Ma forse per cercare un musical recente sull'amore che ricicla la discografia, conviene rifarsi al meno pretenzioso L'altro lato del letto di Martínez Lázaro.
Voto: **