
Sulla danza e la sua poetica abbiam visto molti film recenti e gran parte di questi - Billy Elliot è per me senz'altro il più bello, senza scordare A Time for Dancing, Il ritmo del successo ed altri che reputiamo minori - sanno colpire la sensibilità un po' di tutti; da The Company, invece, non bisogna attandersi trepidazioni, lacrime o illuminazioni interiori, perché oggetto della pellicola di Altman - che in realtà Altman si limita ad ammaestrare (come sa far lui, ovvio: non capiamo chi non ci vede il suo tocco, sotto sotto) dall'esterno, perché il film è figlio di Neve Campbell, mai così bella - è la vita di una importante compagnia di danza durante le prove e gli spettacoli (notevoli e lungamente presenti, con in particolare quelli d'apertura e di chiusura). Gli unici personaggi che spiccheranno e che andranno a formare un abbozzo di sceneggiatura, assieme ai pochi momenti esterni all'espressione artistica, sono Malcolm McDowell, la Campbell e James Franco. La "magia" è meno emotiva, ma c'è: va colta nell'essenza di ciò che vediamo, anziché in un qualche messaggio esplicito di vita attraverso l'arte. Momento da ricordare: il passo a due di Ry e Domingo che continua nonostante il temporale che avanza minaccioso. Per chi vuol leggerlo, il messaggio di vita magari è lì; quanto agli altri, capiamo che per voi dev'esser stata una gran rottura...
Voto: ****