22 settembre 2006 - Dalla Val di Rose, nel cuore del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise (Pnalm), saranno trasferiti con elicotteri del Corpo Forestale dello Stato sulle praterie del Monte Bove, nel Parco dei Monti Sibillini: cosi' alcuni esemplari di Camoscio Appenninico andranno a ripopolare le montagne del centro Italia, nell'ambito di un Piano d'azione che ha l'obiettivo di conservare la specie.
Le operazioni cominceranno lunedi' prossimo, 25 settembre; una seconda fase e' prevista nel 2007.
Il relativo documento tecnico e' stato elaborato da una commissione scientifica composta da esperti dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica (Infs), del Ministero dell'Ambiente e Tutela del Territorio, del Pnalm e dell'Universita' di Siena. Sono previste varie azioni di conservazione tra le quali l'insediamento di nuovi nuclei riproduttivi di 'Rupicapra pyrenaica ornata' sulla dorsale dell'Appennino centrale, operazione iniziata negli anni '90 con la reintroduzione di questi animali nel Parco Nazionale della Majella e nel Parco nazionale Gran Sasso - Monti della Laga.
'Dopo il successo delle azioni di reintroduzione nei parchi abruzzesi - dichiara il direttore del Pnalm, Aldo Di Benedetto - anche nel Parco nazionale dei Monti Sibillini tornera' a vivere lo splendido ungulato, simbolo degli ambienti rupestri dell'Appennino centrale'.
Il direttore del Parco dei Sibillini, Alfredo Fermanelli, ha definito l'iniziativa 'storica, in quanto rappresenta non solo elemento di recupero e salvaguardia degli equilibri ecologici dei Sibillini, ma anche e, soprattutto, un intervento straordinariamente importante per il futuro e la sopravvivenza del camoscio appenninico', specie unica al mondo di cui, agli inizi del secolo scorso, era sopravvissuta solo una piccola popolazione sulle balze rocciose della Camosciara, nel Pnalm.
Le operazioni saranno condotte dal veterinario dell'Ente Parco Pnalm, Leonardo Gentile, dal personale dei Servizi Sorveglianza e Scientifico del Pnalm, in collaborazione con i tecnici del Parco Nazionale dei Sibillini, del personale del Coordinamento territoriale per l'Ambiente del Corpo Forestale dello Stato, insieme a biologi e veterinari, con la supervisione del professor Sandro Lovari dell'Universita' di Siena.
Il commissario del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, Giuseppe Rossi, in questi giorni a Oxford per il meeting di Europark, dove per Federparchi rappresenta i parchi italiani, commenta: 'Si tratta di uno dei piu' importanti, se non del piu' importante, progetto di conservazione di rilievo internazionale realizzato negli ultimi anni. Ne ho parlato con molti colleghi dei parchi europei, riscontrando l'apprezzamento unanime per questa opera di restauro ecologico del territorio appenninico'.
(ANSA)
Le operazioni cominceranno lunedi' prossimo, 25 settembre; una seconda fase e' prevista nel 2007.
Il relativo documento tecnico e' stato elaborato da una commissione scientifica composta da esperti dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica (Infs), del Ministero dell'Ambiente e Tutela del Territorio, del Pnalm e dell'Universita' di Siena. Sono previste varie azioni di conservazione tra le quali l'insediamento di nuovi nuclei riproduttivi di 'Rupicapra pyrenaica ornata' sulla dorsale dell'Appennino centrale, operazione iniziata negli anni '90 con la reintroduzione di questi animali nel Parco Nazionale della Majella e nel Parco nazionale Gran Sasso - Monti della Laga.
'Dopo il successo delle azioni di reintroduzione nei parchi abruzzesi - dichiara il direttore del Pnalm, Aldo Di Benedetto - anche nel Parco nazionale dei Monti Sibillini tornera' a vivere lo splendido ungulato, simbolo degli ambienti rupestri dell'Appennino centrale'.
Il direttore del Parco dei Sibillini, Alfredo Fermanelli, ha definito l'iniziativa 'storica, in quanto rappresenta non solo elemento di recupero e salvaguardia degli equilibri ecologici dei Sibillini, ma anche e, soprattutto, un intervento straordinariamente importante per il futuro e la sopravvivenza del camoscio appenninico', specie unica al mondo di cui, agli inizi del secolo scorso, era sopravvissuta solo una piccola popolazione sulle balze rocciose della Camosciara, nel Pnalm.
Le operazioni saranno condotte dal veterinario dell'Ente Parco Pnalm, Leonardo Gentile, dal personale dei Servizi Sorveglianza e Scientifico del Pnalm, in collaborazione con i tecnici del Parco Nazionale dei Sibillini, del personale del Coordinamento territoriale per l'Ambiente del Corpo Forestale dello Stato, insieme a biologi e veterinari, con la supervisione del professor Sandro Lovari dell'Universita' di Siena.
Il commissario del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, Giuseppe Rossi, in questi giorni a Oxford per il meeting di Europark, dove per Federparchi rappresenta i parchi italiani, commenta: 'Si tratta di uno dei piu' importanti, se non del piu' importante, progetto di conservazione di rilievo internazionale realizzato negli ultimi anni. Ne ho parlato con molti colleghi dei parchi europei, riscontrando l'apprezzamento unanime per questa opera di restauro ecologico del territorio appenninico'.
(ANSA)